Alessandria (Gimmy Barco) – C’era qualcuno che riteneva impossibile andare d’accordo con il mio amico Valter Accotard, mancato all’affetto dei suoi cari (si dice così?) giovedì scorso all’età di 65 anni per una grave malattia. Niente di più falso.
Andare d’accordo con Valter era facilissimo: bastava fare come diceva lui e dargli sempre ragione. Inoltre era rigoroso al punto da sembrare persino rigido. E se non amava essere contraddetto in compenso era dotato di una suscettibilità da riferimento. Aveva idee sicure su tutto lo scibile umano col vantaggio di non cambiarle mai.
Aveva in uggia la maleducazione altrui, i telefonini che squillavano nei locali pubblici, i bambini chiassosi, le compagnie formate da donne che parlavano ad alta voce tutte e contemporaneamente, gli amici soverchiati dalle proprie compagne ed il fumo passivo.
Quando organizzava una trasferta per andare a vedere una partita di calcio, poi, era uno spettacolo: i suoi compagni d’avventura infatti erano costretti a rispettare orari rigidissimi, studiava il percorso secondo una logica alla quale nessuno aveva accesso e l’arrivo allo stadio era sempre previsto con un’ora abbondante d’anticipo rispetto al fischio d’inizio. D’altra parte mentre noi andavamo a “vedere” una partita lui quella partita la “osservava” perché aveva lavorato per numerose società di calcio professionistiche proprio in qualità di osservatore.
Inoltre le sue analisi tecnico tattiche erano piccoli saggi di cultura del calcio.
Per alcuni era “Acco“ e per altri era “Valzer”, ma lo scrupolo ed il perfezionismo che aveva sul lavoro (era un consulente finanziario fra i più stimati ed ascoltati in città) se li portava con sé anche al bar e sui campi di calcio.
Un’altra passionaccia del nostro amico era la buona tavola e quando gli si chiedeva un giudizio su un ristorante mostrava una sagacia pari solo alla pignoleria: con sintesi mirabile giudicava un nuovo locale valutando anche aspetti davvero curiosi. Una volta, in uno dei suoi viaggi fatti per andare a visionare un calciatore, aveva pranzato in un noto locale stellato. Quando l’abbiamo visto al bar il giorno dopo gli abbiamo chiesto cosa pensasse di quel rinomato ristorante da noi conosciuto solo di fama e lui, con smorfia di disgusto, lo ha bollato: “Acqua minerale calda e tagliata di manzo fredda, locale bocciato“.
So bene cosa pensano di lui le persone che non lo conoscevano abbastanza o che lo hanno conosciuto solo adesso attraverso questo mio ingrato ritratto le quali si chiederanno come facevamo a sopportarlo. Semplice, sopportarlo per noi era lo scotto da pagare per avere la possibilità di frequentare gente come lui, dotate di una capacità critica raffinata e di una soglia di apprendimento superiore alla media.
E tutte le persone che non temono l’intelligenza altrui ma l’apprezzano hanno sempre trovato in lui un interlocutore capace di instillare dubbi e prefigurare scenari insoliti. Quanto valgono e quanto ti arricchiscono simili persone? Tanto, al punto da soprassedere senza problemi ai loro innegabili difetti.
E in un mondo schiacciato dal conformismo, dominato dalla diffusa pervicace volontà di piacere a tutti e a tutti i costi recitando una parte creduta la migliore possibile, in un mondo corrotto e ignorante, il mio amico Valter era un gigante.
E se l’acqua minerale è calda o la tagliata di manzo è fredda, ora porto pazienza anch’io.
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