dal Luigi Ferraris di Marassi-Genova (Genoa 1 – Alessandria 2) – Essere nell’elite del calcio nazionale è un po’ sta roba qui: hai pure la grazia di vivere una serata nel più fascinoso stadio italiano guardando la tua squadra, l’Alessandria, che se la gioca contro i Rossoblù genoani per la qualificazione secca nella Coppa dei grandi. E vai a Marassi a goderti la partita, senza soverchie illusioni, consapevole del fatto che i Grigi stanno faticosamente rientrando nelle gerarchie dei primi cinquanta club calcistici d’Italia. Sono passati tanti anni da quando venivo qui per tifare i Grigi che in Campionato sfidavano le squadre genovesi. Erano anni in cui lo stadio di Marassi non aveva ancora goduto delle mirabili intuizioni del genio architettonico di Renzo Piano e il terreno di gioco era circondato da un fossato in cemento anti invasione. Le tifoserie d’allora non erano ancora militarmente organizzate né, tantomeno, gemellate perché era il momento in cui, sportivamente, i Rossoblu e i Grigi erano fieramente avversari e dello stesso lignaggio: a dividerli c’erano una settantina di chilometri, quelli della “Camionale dei Giovi” che attraversava l’Appennino, da Serravalle Scrivia alla Superba. Vengo quindi da quel calcio là, benché allora non mi rendessi conto di quale privilegio mi fosse riservato. Ora spero sinceramente che il senso d’appartenenza ad una dignità calcistica quasi ritrovata possa essere vissuto ed apprezzato da tanti altri mandrogni ben più giovani di me. Una cosa però in tutti questi anni l’ho capita: i protagonisti non siamo noi sugli spalti ma i giocatori sul campo, professionisti che magari la prossima stagione indosseranno un’altra maglia. La Società invece resta. C’era prima, guidata da certi dirigenti, c’è oggi con Di Masi e ci sarà domani.
Ma adesso parliamo della partita.
“Quando un uomo col fucile incontra un uomo con la pistola l’uomo con la pistola è un uomo morto”.
Tutto vero, tranne che in due casi: quando l’uomo con la pistola è Clint nel film “Per un pugno di dollari” e l’uomo col fucile è Ramon, oppure quando la pistola ce l’ha l’Alessandria ed il fucile il Genoa.
Perché qualche volta la fantasia, l’applicazione, la sostanza e il cuore trasformano una pistola in un bazooka, come è successo stasera a Marassi. Certo, il Grifone è sceso in campo senza la rabbia agonistica adeguata, magari convinto che bastassero due accelerazioni tipiche di una formazione di Serie A per aver ragione di una compagine di due categorie sotto. Ma stavolta no, non sono serviti a molto venti minuti veementi alla squadra della massima serie. E non le è bastato neppure trovare il pareggio a tempo regolamentare scaduto, perché la squadra di Serie C nei tempi supplementari, anziché sfarinarsi come l’impasto d’un pasticciere pasticcione, ha ricominciato da capo, ha rintuzzato le iniziative rossoblù e, con un uomo in meno, ha colpito in contropiede, stavolta con Bocalon. Il gol genoano del pareggio ottenuto in mischia allo scadere dei novanta minuti regolamentari, psicologicamente avrebbe “ammazzato un toro” per cui tutti noi piemontesi sugli spalti, a quel punto, eravamo già contenti così, orgogliosi e felici di quel che Marras e c. avevano fatto fino a quel momento. E invece i ragazzi di Gregucci hanno sfidato “l’uomo col fucile” guidati da quel maestrino sabaudo di Gasperini al grido di: “Al cuore Ramon!” e la stranita truppa genovese non ha più cavato il classico ragno dal buco. Questa è stata la partita, questa partita. Sei mesi or sono fra Tanaro e Bormida si pensava di tifare per un gruppo che aveva grandi valori tecnici e che avrebbe passeggiato in campionato dall’alto di un gioco spumeggiante e propositivo. Che l’Alessandria vista, e non solo stasera, possa “ammazzare” il campionato ho dei dubbi, che questi ragazzi invece siano dotati di valori morali e professionali straordinari è una certezza. Al punto che l’esodo di tanta gente mandrogna nel capoluogo ligure in un giorno feriale non solo è stato oltremodo premiato ma è stato, a cose viste, persino modesto. Fortunati quindi siamo stati noi tifosi a godere d’uno spettacolo del genere da parte dei nostri giocatori e non invece, come qualcuno pensa, i nostri giocatori di aver accanto tifosi come noi.
Bravo Mister Gregucci che ha cambiato l’assetto dei mandrogni più volte in corso d’opera mandando in tilt i Grifoni che hanno attaccato disperatamente per tutta la partita senza riuscire a trovare il bandolo della matassa. È stato quindi il contropiede l’arma dei Grigi che aspettavano i genovesi al varco per scoprirli dietro e ripartire veloci.
I nostri andavano in vantaggio in apertura di ripresa con Marras che si infilava tra le file rossoblù, raccoglieva un lancio di Fischnaller e girava di sinistro battendo Lamanna. I padroni di casa premevano sull’acceleratore e non lasciavano prender fiato ai mandrogni che soffrivano molto ma tenevano duro.
Finalmente a tempo scaduto il pareggio del Genoa con Pavoletti al 91’ che metteva dentro da distanza ravvicinata su passaggio di testa di Burdisso che raccoglieva a sua volta una punizione battuta da Perotti.
Brutto colpo per gli alessandrini che dovevano andare ai supplementari in quanto la partita era ad eliminazione diretta. Inoltre lo dovevano fare in dieci per l’infortunio di Manfrin che aveva dovuto abbandonare il campo e non poteva essere sostituito perché i cambi erano stati fatti tutti. Ormai erano in pochi tra i tifosi mandrogni a sperare nel miracolo, un miracolo che però è avvenuto al 113’ con Marras a lanciare Bocalon che girava inesorabilmente in rete segnando a porta vuota.
Era la vittoria dell’Alessandria. Per il Genoa ormai non c’era più tempo per rimediare e forse neppure la forza per farlo dato l’arrembaggio durato due ore che avrebbe stroncato chiunque.
Genoa: Lamanna, Ansaldi, Izzo (dal 50’ Gakpé), Burdisso (C), Figueiras, Ntcham (dal 90’ Lazovic), Pavoletti, Pandev (dal 50’ Perotti), Tachsidis, Rincon, Laxalt. A disposizione: Perin, Ujkani, De Maio, Perotti, Gakpé, Capel, Costa, Lazovic, Munoz, Cissokho. All. Gasperini
Alessandria: Vannucchi, Sirri, Iunco (dal 46’ Fischnaller), Marconi (dal 63’ Bocalon), Nicco, Branca, Marras, Manfrin, Sosa, Celjak, Vitofrancesco (C, dal 71’ Cittadino). A disposizione: Nordi, Picone, Terigi, Morero, Bocalon, Fischnaller, Cittadino, Loviso. All. Gregucci.
Gol: 1’ st. Marras (A), 46’ Pavoletti (G); 8’ sts. Bocalon (AL)
Arbitro: Banti di Livorno
Guardalinee: Galloni e Vivenzi
Corner: 18-1
Recuperi: 1+5; 2+1 (suppl).
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