dal Mocca di Alessandria – “All’ovest qualcosa di nuovo”, il titolo della puntata precedente di questa rubrica, annunciava un possibile salto di qualità dei Grigi nel momento in cui Marras e compagni avessero offerto una prestazione consistente a Mantova nel posticipo di Lega Pro di lunedì scorso. La prestazione è arrivata, al punto che i virgiliani, magari un po’ tronfi, sono stati asfaltati al Martelli e umiliati dai quattro gol subiti. I Mandrogni quindi, che arrivavano da una qualificazione in Tim Cup e con il Cittadella nel mirino, hanno corso, contrastato e pressato con l’umiltà giusta; quelli invece che lottano nei bassifondi del girone, che non strabiliano per doti tecniche né per personalità, i mantovani, hanno giocato la partita come se fossero loro secondi in classifica. La forza, l’attenzione, la corsa, il sacrificio e, soprattutto, l’umiltà hanno fatto la differenza anche a Mantova. In più stavolta c’era nell’animus della truppa mandrogna la forza dei nervi distesi, quella tranquillità dei forti che osano una giocata difficile, un tiro al volo senza la paura di sbagliare o un anticipo sull’avversario con la certezza di arrivare bene sulla palla. Siamo in stato di grazia, è chiaro, anche per alcune scelte e certe intuizioni di Gregucci, scelte ed intuizioni che lì per lì non avevano convinto tutti, anzi. Ma i risultati, in un modo e qualche volta nell’altro, sono arrivati, quindi sono tutti con le labbra a soffiare nelle trombe. Naturalmente chi non riconosce l’erba che fa il grano si lascia andare ad oscuri presagi se le vittorie stentano ad arrivare oppure ad insopportabili peana quando si vince. Infatti queste mosche cocchiere spesso non sanno perché si è perso o, peggio ancora, non sanno perché si è vinto. E quindi in certe occasioni si lasciano andare a giudizi e usano aggettivi che non c’entrano nulla con il fatto sportivo. Oppure si avvalgono di quegli insopportabili luoghi comuni che piacciono tanto ma non dicono niente, anzi sono un autentico insulto alla professionalità e all’equilibrio mentale dei nostri giocatori, del tipo “volevamo vincere ed abbiamo vinto“, come se gli avversari sconfitti volessero perdere. E quando si perde allora? Sarà perché non “si voleva abbastanza vincere“ o che cosa? Ma, come sostengo da sempre, per vincere non basta allenarsi bene ma bisogna “allenarsi a vincere“. E vincere, nel calcio, significa centrare l’obiettivo massimo rispetto alle proprie potenzialità. Tant’è vero che una squadra può fare una grandissima stagione arrivando terz’ultima in classifica ed un’altra un torneo deludente nonostante abbia conquistato la piazza d’onore. Ecco spiegato perché i nostri giocatori non “sono eroi” ma semplicemente un gruppo di ottimi calciatori che, continuando così, faranno quello che le aspettative e gli investimenti giustificano ampiamente. Il prossimo turno arriva al Mocca il Sudtirol, classica squadra cicala che gioca un calcio spensierato e spumeggiante: se Stroppa deciderà di ripetere il solito canovaccio anche in riva al Tanaro ne potrebbe venir fuori un bel match. Ma vedremo se i nostri saranno ancora più affamati dopo aver gustato il dolce delle vittorie oppure se rallenteranno giusto per rifiatare. E poi, martedì prossimo, tutti a Marassi contro il 3-4-3 di Gasperini.
Au revoir.
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