di Andrea Guenna – Partigiani. È una parola strana, ambigua. Da un lato la si può declinare in faziosi, dall’altra in combattenti, dall’altra ancora in patrioti. Dipende dall’ambito e dal momento storico in cui si è sviluppata la loro lotta. Certamente i partigiani, nel mondo e nella storia, non si sono schierati tutti dalla stessa parte e non tutti sono nati con le stesse motivazioni. Prendiamo i partigiani francesi che sono usciti per combattere il nazismo come quelli italiani, ma i francesi hanno continuato a combatterlo con gli alleati di prima (Angloamericani) a differenza dei nostri che hanno continuato la guerra coi nemici di prima, e per questo la destra italiana li ha tacciati di tradimento.
I partigiani francesi di ieri e di oggi (i loro eredi) hanno motivazioni di destra e nazionaliste mentre i nostri ne hanno di sinistra e di stampo marxista, quindi antinazionalista. Ecco perché, fermandosi ad un’analisi puerile e superficiale come fa a questo proposito la sinistra italiana da sempre, non è possibile comprendere l’amore profondo e sinceramente ricambiato che esiste tra i figli dei partigiani francesi e Marine Le Pen, che è figlia di un eroe francese, Jean Marie Le Pen, pluridecorato per avere combattuto con coraggio e generosità nelle guerre coloniali francesi dopo la seconda guerra mondiale. Bretone purosangue, quindi testardo ed entusiasta, Le Pen, a 26 anni, nel 1954 si arruolò nella Legione Straniera e combatté, come paracadutista, nei conflitti intrapresi dalla Francia contro l’Indocina e l’Algeria che lottavano per emanciparsi dal dominio coloniale.
E oggi la figlia Marine, al di là dei contrasti col padre, ma nel solco tracciato da lui, continua una politica nazionalista, per cui è molto amata dai combattenti della seconda guerra mondiale che hanno liberato la Francia dai tedeschi e dai loro figli che oggi rivedono i teutonici al comando del continente ancorché siano cambiati i modi: militare 75 anni fa, economico e finanziario oggi. Per loro sono sempre gli stessi e si sentono partigiani come i padri, rifiutando l’alleanza tra Hollande e Merkel, posizionati a destra, da nazionalisti. Come i padri erano in aperto contrasto col governo di Vichy, oggi loro lo sono con Hollande che ritengono abbia in qualche modo tradito la Francia.
E così ieri a Le Nouvion En Thierarche, un paese della Piccardìa, 3000 abitanti al confine col Belgio, Jean Pierre Serpillon, figlio d’un eroe della Resistenza Francese, 54 anni, attendeva Marine che doveva incontrare la popolazione del posto. Quella popolazione di frontiera che ha affrontato i tedeschi nel 1940 durante la calata dalle Ardenne e dopo, nel 1944, durante la loro ritirata.
Al cronista che lo ha intervistato Serpillon ha detto: “Produco latte, ho un’ottantina di vacche, me ne occupo da solo perché mia moglie lavora fuori, ma non riusciamo ad arrivare alla fine del mese”. E ancora: “Marine Le Pen viene a trovarmi. Qui, nel fango. Non è come gli altri: si sporca le scarpe, lei”.
Manco a dirlo i nemici, oggi come ieri, sono i tedeschi, e indicano la Germania come la responsabile della catastrofe economica europea: “Qui l’erba è fantastica – ricorda Anne-Marie Fournier, consigliere provinciale del Front National -. Un tempo il latte più era grasso e più lo pagavano. Quello della Thiérarche era grassissimo e gli allevatori erano molto ricchi, ma da una decina d’anni la crisi si è aggravata e con la fine delle quote latte il prezzo lo fa la Germania, le loro fattorie industriali, decidono tutto loro”.
Il cahier des doleances è corposo, si lamentano tutti: “Alla Tv hanno raccontato la storia di un francese senzatetto che è morto in un parcheggio mentre questi stranieri hanno qualsiasi contributo. La nostra – dicono – è una terra cristiana e solidale. Non c’è razzismo ma molto disagio”.
Lei, Marine, è felice in mezzo ai suoi francesi del Nord (Bretagna, Normandia, Piccardìa), in un momento in cui i sondaggi la danno ai primi posti in tutta la Francia dopo i tragici fatti del 13 novembre a Parigi. È candidata alle regionali di dicembre come presidente in questa regione che conta quasi sei milioni di abitanti (il primo turno è domenica 6 dicembre), e la sua vittoria è data per scontata.
Lei dice: “Se qui la Resistenza ha vinto, anche noi, movimento di resistenza, vinceremo”.
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