Alessandria (Andrea Guenna) – Ieri l’assemblea dei soci di Atm ha nominato il nuovo consiglio di amministrazione che subentra al vecchio (Bressan e Cermelli) col compito di salvare l’azienda di trasporti pubblici alessandrina. Il nuovo Cda è composto da Giancarlo Quagliotti, Gabriele Bonfanti e Monia Barrasso, due torinesi (Quagliotti e Bonfanti) ed una “de noantri” (Barrasso di Valenza), una “compagna doc”, figlia di un altrettanto “compagno doc”, presentata dall’ennesimo “compagno doc” come il sindaco di Valenza Gianluca Barbero. Quagliotti sarà il presidente e gli altri due i consiglieri, ma Gabriele Bonfanti, designato dal Comune di Alessandria pur essendo un torinese, sarà l’amministratore delegato. Proviene dal gruppo Gtt che gestisce i trasporti torinesi, metropolitana compresa. La Barrasso, che sarà solo consigliere, già segretaria del Pd valenzano, ingegnere gestionale con studio a Valenza e figlia di uno dei titolari della Edil Valentia, unica rappresentante della nostra zona, è praticamente senza poteri perché farà quello che decidono gli altri due, i torinesi. Questo il quadro delle nomine che nasconde un particolare importante, cioè quello che riguarda proprio il presidente Quagliotti, uomo di fiducia di Piero Fassino, il sindaco di Torino – in rapporti eccellenti con la nostra sindaca Rita Rossa – che ha “piazzato” a suo tempo De Capitani al vertice di Amag.
ALESSANDRIA, COMUNE “COMMISSARIATO”
L’avanzata di “Filura” Fassino sembra inarrestabile ma non è casuale in quanto il Comune di Alessandria è di fatto commissariato perché da quando il dottor Giancarlo Verde direttore centrale della sezione Finanza Locale del Ministero dell’Interno, nel febbraio del 2014, ha ricevuto a Roma la quarta busta col quarto bilancio “stabilmente riequilibrato” del 2013, ha deciso di “commissariare” Palazzo Rosso con una quindicina di prescrizioni. In diciassette pagine ci sono le “istruzioni per l’uso” dettate da Roma, per cui il nostro Comune non ha più nessun potere discrezionale e deve eseguire quello che prescrive il Ministero. Se per ipotesi la Giunta e la sindaca guardassero i cartoni animati dal mattino alla sera, i dirigenti saprebbero esattamente cosa fare, come farlo e quanto possono spendere per farlo, potendo contare su un’agenda dei lavori precisa alla lettera. Pertanto queste prescrizioni non sono consigli ma ordini cogenti al punto da annullare il campo d’azione della politica. In pratica è successo che la commissione romana ha constatato, innanzi tutto che i bilanci presentati non stavano in piedi, quindi che i nostri amministratori non sono in grado di gestire neppure un flipper e, per evitare il peggio, hanno dettato una serie di interventi obbligatori per non dover ricorrere al prefetto e “commissariare” la maggioranza di sinistra mandando a casa tutto il consiglio comunale in blocco (la cosa sarebbe dispiaciuta al Pd).
Per cinque anni, cioè a partire dal 1° gennaio 2013 (decorrenza del bilancio “stabilmente” riequilibrato) fino al 31 dicembre 2017 – quindi dando in eredità alla Giunta successiva sei mesi di prescrizioni – Mago Zac, Rita Rossa & C. devono attenersi a quello che c’è scritto nel decreto.
Per esempio, alla voce “personale” è vietato assumere, e se una partecipata dovesse farlo per un nuovo dipendente, il Comune, per compensare, ne dovrebbe lasciare a casa un altro.
Sul fronte delle “entrate tributarie” sono confermate le tariffe al massimo. Al punto 2.2 si può leggere: “Applicare l’addizionale comunale all’imposta sul reddito delle persone fisiche nell’aliquota massima…”; al punto successivo si legge ancora: “Applicare e riscuotere l’imposta comunale sulla pubblicità e i diritti sulle pubbliche affissioni con le tariffe massime…”; al punto 2.4 si legge infine: “Applicare e riscuotere il canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche (COSAP) nelle misure massime…”, e via dicendo.
Vincoli anche per le spese del personale con tetti salariali molto bassi; una più rigida azione di riscossione delle entrate; una gestione vincolata dei servizi per una secca riduzione delle spese varie di funzionamento e gestione, per la destinazione vincolata di alcune entrate in modo tale che si impegnino spese solo dopo che ci sia stato l’effettivo accertamento delle relative entrate.
FILURA, IL VERO SINDACO DI ALESSANDRIA
È bene ricordare tutto ciò proprio per capire meglio come stanno le cose e come mai il nostro sindaco non sia in verità la loquace signora bionda, ma il compagno “Filura” Fassino che, in qualità di presidente di Anci (Associazione nazionale comuni italiani) ha avuto l’incarico, ancorchè informale, dal dottor Verde di “teleguidare” da Torino la pirotecnica sindaca mandrogna. Ecco spiegato il motivo per cui perfino Valenza, che ha un quinto degli abitanti di Alessandria, socia di minoranza insieme a Torino in Atm di cui Alessandria detiene quasi il 95% delle quote, ha potuto designare un suo consigliere di amministrazione, mentre Alessandria ha dovuto accettare la candidatura paracadutata da Torino di Bonfanti imposto dallo stesso Filura insieme al presidente Quagliotti, un signore che è stato, ed è, il garante dell’asse tra Piero Fassino e Davide Gariglio, l’eminenza grigia della politica subalpina.
IL COMPAGNO GIANCARLO
Legato a Filura fin dai tempi in cui l’attuale sindaco di Torino era alla guida della Federazione torinese del Pci, Giancarlo Quagliotti, classe 1942, è un comunista doc, un trinariciuto di provata fede, uno che, come Primo Greganti, ha fatto da parafulmine per salvare il culo al Partito. Coinvolto nello scandalo tangenti sia nel 1983 che nel 1993, fu condannato per le mazzette che la Fiat pagava al Pds. Ha pagato per tutti come spesso accade da noi, come Bruno Binasco durante “Mani Pulite” ha pagato per Marcellino Gavio, andando in galera al suo posto. Il debito di riconoscenza dei comunisti piemontesi nei confronti del compagno Giancarlo ha fatto sì che divenne il numero due del partito.
La sua carriera iniziava alla Olivetti prima di diventare – nel 1963 – un funzionario del Pci di Torino.
Dal 1970 al 1983 era in consiglio comunale come capogruppo del Pci, prima di finire sotto la lente d’ingrandimento della magistratura che l’avrebbe tenuto sulla graticola per dieci anni. Già coinvolto negli scandali tangentizi del “caso Zampini” e dei “semafori intelligenti” dai quali fu prosciolto, nel 1993, come abbiamo visto, fu di nuovo indagato per una tangente di 260 milioni di lire dati dalla Fiat al Pds (i rapporti tra il Lingotto e il partito dei lavoratori a Torino sono sempre stati ottimi). Per questo motivo si beccò una condanna a 6 mesi assieme a Greganti per finanziamento illecito. La mazzetta riguardava l’appalto per il depuratore del consorzio Po-Sangone.
Ma non importa perché nel 2011 fu nominato da Fassino coordinatore politico della sua campagna elettorale e finiva nella segreteria del partito provinciale allora guidato da Paola Bragantini, con la quale instaurava un ottimo rapporto. Da sempre legato a Sitaf Spa (Gruppo Gavio), la Società Italiana per il Traforo Autostradale del Fréjus, è stato più volte accusato di aver costituito, assieme a Salvatore Gallo, potente esponente socialista, la corrente autostradale del Pd torinese, quella che, secondo i detrattori, gioca di sponda coi No Tav per favorire i lavori al Traforo del Frejus. Il suo incarico formale è quello di presidente della Musinet Engineering, società della galassia Sitaf, della quale amministratore delegato è Mario Virano, ex dirigente di Pci e Pds che, tra gli innumerevoli incarichi, ha anche quello di capo dell’Osservatorio sulla Tav, mentre il vice presidente è quell’Ignazio Moncada, definito da molti il pontiere tra servizi segreti e grandi affari.
IL GRUPPO GAVIO
Alla fine i rapporti tra il compagno Giancarlo ed il Gruppo Gavio si sono sfilacciati al punto che l’attuale presidente di Atm Alessandria è stato scaricato dall’azienda di autostrade tortonese a causa della confusione ingestibile del sistema delle infrastrutture in Valsusa. Di qui lo scontro tra Fassino e i Gavio, ed il ricambio generazionale che ha già liquidato Bruno Binasco è proseguito con Giancarlo Quagliotti, Salvatore Gallo e probabilmente colpirà anche il presidente di Sitaf Giuseppe Cerutti il cui mandato scadrà nel 2016, ma quasi certamente non sarà rinnovato, anche perché il suo protettore Maurizio Lupi non è più ministro.
I forti contrasti tra Filura e i Gavio sono dovuti anche alla cessione delle quote attualmente detenute da Comune e Provincia di Torino, quote che fanno gola ai Gavio che a suo tempo avevano presentato un’offerta, attraverso la Ativa, di circa 70 milioni di euro mentre Filura ha sempre sostenuto di volere vendere al socio pubblico Anas, che, a sua volta, ha annunciato di voler cedere il suo pacchetto di maggioranza ai privati. Il contenzioso, a quanto ci è dato sapere, è sempre in atto ed ha determinato, di conseguenza, il raffreddamento dei rapporti tra i Gavio ed il compagno Giancarlo che è stato praticamente esonerato dal suo ruolo di grande intermediatore.
IL DESTINO DI ATM
Ora Giancarlo Quagliotti e i colleghi del Cda “Fassiniano” di Atm Alessandria non hanno molto tempo per venire a capo dell’intricata vicenda che ha colpito mortalmente l’azienda dei trasporti pubblici mandrogna che, secondo il Maligno, sarà rottamata. Fra le tante ipotesi, infatti, la più probabile vedrà la creazione di una bad company che acquisterà i debiti di Atm e sarà fatta fallire, mentre la nuova Atm a impronta fassiniana dovrebbe essere in grado di riprendere l’attività. Ed ecco che il ruolo dell’a.d. Gabriele Bonfanti potrebbe essere congeniale all’entrata nella nuova società di Gtt, l’azienda trasporti torinese piena di debiti.
Resta da capire, alla fine, quale sarà il destino dei dipendenti, perché è sempre il Maligno a dirmi che ci sarà un’inevitabile cura dimagrante per le decine di esuberi.
Ma anche quale sarà il destino della nuova partecipata perché non è detto che mettendo insieme due colabrodo (Atm – Gtt) si faccia una pentola, col diavolo che non fa mai i coperchi.
E io pago.
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