di Andrea Guenna – Ovviamente non ci conosciamo, anche se abbiamo più o meno la stessa visione del mondo. Altrettanto ovviamente non ci siamo sentiti per telefono. Naturalmente lui è lui ed io non sono un cazzo, ma stavolta è lui a riprendere un concetto ribadito da me da queste colonne la settimana scorsa, a mia volta ripreso da altri, e cioè che l’Isis è una creatura diabolica delle lobbies occidentali che l’hanno concepito per meri interessi economici e che ora non sanno come fare a fermarlo.
Il Povero Cavaliere di Cristo Vladimir Putin (forse è stato iniziato a San Pietroburgo nel 2005) non le ha mandate a dire, come usano fare i monaci-cavalieri dalla croce vermiglia, e al G20 ha detto: “Isis è finanziato da individui di 40 Paesi, inclusi alcuni membri del G20”. Una bomba diplomatica senza precedenti che ha raggelato l’importantissimo consesso internazionale. Lo ha detto alla chiusura del summit di Antalya facendo intendere che lo Stato Islamico non è il frutto di un progetto concepito da quattro beduini puzzolenti e con la scabbia, ma una Spectre creata dall’Occidente e dagli Emirati Arabi che di quei quattro beduini puzzolenti e con la scabbia s’è servita. Alla fine, e come se non bastasse, i suoi funzionari hanno distribuito ai presenti un dossier dei servizi segreti russi sullo stato dei finanziamenti all’Isis. Non sono una novità perché in gran parte si tratta di documenti che il Dipartimento del Tesoro di Washington raccoglie dal 2013 ed hanno portato, nella primavera 2014, a pubblicare un rapporto che chiama in causa donazioni private da parte di cittadini del Qatar e dell’Arabia Saudita trasferite a Isis attraverso il sistema bancario del Kuwait da cui passa il flusso dei finanziamenti occidentali all’Isis approfittando dei controlli praticamente inesistenti dell’emirato.
Putin ha coraggio da vendere e va giù duro alludendo soprattutto al re saudita Salman che si sarebbe schierato ipocritamente contro i “terroristi diabolici da sconfiggere”. Lo “Zar di Russia” parla di connivenze tra molti rappresentanti del G20 con l’Isis accusando senza mezzi termini l’Occidente di cerchiobottismo: da una parte condanna e dall’altra finanzia. Come si fa ad allearsi con chi fa finta di combattere un nemico che è combattuto sul serio solo dai russi?
E lo Zar ha tirato in ballo anche la Turchia di Erdogan, anfitrione del summit, perché ha detto che nelle liste del Cremlino c’è anche un cospicuo numero di turchi, come Abu Sayyaf che gestirebbe la vendita illegale di greggio e gas estratti nei territori dello Stato Islamico, mentre i trafficanti che la rendono possibile operano quasi sempre dal lato turco del confine siriano.
Questa dell’Isis è proprio una brutta faccenda e la foto che pubblichiamo in apertura testimonia che fra gli occidentali e Isil/Isis il rapporto, almeno fino a qualche tempo fa, era molto stretto (la foto è del 2005).
Che fare ora? Innanzi tutto bisogna distruggere lo Stato Islamico con una bella guerra ma poi bisogna andare a prendere quei pezzi di merda di petrolieri e faccendieri d’alto bordo che l’hanno finanziato e processarli. Senza pietà.
Alla maniera dei Templari: Ad Maiorem Dei Gloriam.
Non nobis Domine non nobis sed Nomini Tuo da Gloriam.
LEGENDA (per capire meglio)
- ISIS
Questa sigla è quella più risalente, e significa Stato Islamico della Siria e dell’Iraq. Il gruppo che oggi è guidato dal Califfo era inizialmente noto come Jama’at al-Tawhid wal-Jihad, poi è diventato più semplicemente Al Qaeda in Iraq, nel 2004, dopo essersi associato al movimento di Osama Bin Laden. Nel 2006 l’attuale leader, Abu Bakr al-Baghdadi ha dichiarato la fondazione dello Stato Islamico dell’Iraq, Al-Dawla Al-Islamiya fi al-Iraq wa al-Sham in arabo: ovvero, appunto, “Stato Islamico della Siria e dell’Iraq del Levante”. - ISIL
Le differenze fra Isis e Isil sono minime: il secondo acronimo significa “Stato Islamico dell’ Iraq e del Levante”, e si riferisce alla “regione indefinita intorno alla Siria chiamata con il nome del protettorato francese del Levant, Siria e Libano, amministrati da Parigi per 25 anni dal 1920 al 1945; ci si riferisce alla zona che comprende “la Siria, il Libano, l’Israele, la Palestina e la Giordania”.
Stato Islamico
Lo scorso giugno i militanti si sono autoproclamati “Stato”, lasciando cadere le ultime due lettere del proprio acronimo per dare sostanza alla propria auto-proclamazione del Califfato. C’è molta polemica, al di là del terrorismo, su quanto sia corretta l’autodefinizione di “Stato” per quanto sta succedendo in Siria e nel Vicino Oriente: “Non è né islamico, né è uno stato. Il gruppo non ha alcuna legittimazione con i musulmani credenti, né ne ha nella comunità delle nazioni”, hanno scritto a David Cameron la Società Islamica Inglese e l’Associazione dei Giuristi Musulmani. - Daesh
Si tratta dell’acronimo di Dawla al-Islamyia fil Iraq wa’al Sham, che in arabo è l’equivalente di Isis (Stato Islamico dell’Iraq e della Siria), ed è la definizione che all’indomani degli attacchi di Parigi ha utilizzato François Hollande (“tagliagole di Daesh”). Per i sostenitori dello Stato Islamico, si tratta di un termine “peggiorativo” e a Mosul c’è chi è stato minacciato di avere la lingua tagliata se l’avesse utilizzato. Per chi parla arabo “è sempre un termine negativo” che viene utilizzato con “un misto di ostilità e ridicolizzazione”; per i musulmani moderati è lievemente più sopportabile perché esclude dal movimento la componente strettamente religiosa.
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