Roma – La Cassazione ha confermato la condanna a 9 anni e 4 mesi, così come era stata ridotta in appello (rispetto ai 10 anni inflitti in primo grado) a William Holmes, il fisioterapista di origini statunitensi di 66 anni che lavorava in una clinica di Via Trotti ad Alessandria, da vent’anni residente in Valle San Bartolomeo nel residence La Colombaia al civico 100 di Via Dazio. La notte tra il 22 e il 23 novembre 2012, uccise in casa la moglie invalida Patricia Ann dopo averla sedata con una forte dose di Lexotan, e poi, quando era ormai immersa in un sonno profondo soffocandola premendole un cuscino sul viso. L’ha tenuta in casa cadavere, coricata sul divano del tinello per una decina di giorni per accertarsi che l’amatissima Patricia fosse veramente priva di vita, e poi si è recato dai carabinieri per confessare tutto. “Fu lei a chiedermi di mettere fine alle sue sofferenze – spiegò Holmes al maresciallo – ho aiutato a morire la donna che amavo, da cui ero ricambiato”. Ma i magistrati non hanno tenuto conto del dichiarato e profondo sentimento di amore verso la vittima preferendo stare ai fatti e Holmes per la legge è un assassino. Ora sconta la pena in una comunità.
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