Alessandria – Per un caso di omonimia un bambino di dieci anni risulta moroso nei confronti di una compagnia telefonica perché non avrebbe pagato due fatture di otto anni fa, cioè quando lui di anni ne aveva due. L’assurdità della cosa è evidente, ma ciò non ha impedito all’ufficiale giudiziario di suonare il campanello della casa dove abita coi genitori per un pignoramento anche se le fatture contestate dalla H3G ammontano a poco più di 150 euro. La mamma, Amalia Iudicone di 41 anni, aveva ricevuto le cartelle di Equitalia ma dato l’evidente disguido non aveva dato peso alla cosa. Tuttavia le ha conservate perché nel frattempo aveva presentato denuncia ai carabinieri e quelle cartelle erano la prova dell’esposto. Il bambino, che all’epoca dei fatti, l’anno 2007, aveva due anni, è ritenuto colpevole di aver acquistato con contratto un telefono cellulare e di non aver mai pagato le tasse di registrazione del canone con relativi interessi. La signora Iudicone ha provato a contattare la H3G andando nel negozio di piazza Garibaldi ma le avevano detto che non potevano farci nulla. Ha poi telefonato in azienda ma senza nessun risultato. Alla fine ha concluso che si tratta di un caso di omonimia e, forse, quel telefono potrebbe averlo comprato un adulto che potrebbe essere un signore di Casale Monferrato nato nel 1944. Potrebbe darsi che qualcuno, in questo caso, stia facendo il furbo. Siamo in Italia o no?
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