Milano (Federico Fossati) – Una pratica del tutto bestiale, usata nelle manifestazioni di piazza (o in trasmissioni televisive), è fare intervenire i bambini con striscioni, palloncini colorati, slogan, canzoncine e bandierine, obbligandoli a camminare (i più piccoli spinti su passeggini, in mezzo a masse di adulti imbufaliti) in pericolose sfilate, e a comportarsi come pappagalli al servizio di quegli snaturati dei loro genitori. Mi riferisco a raduni per rivendicazioni di ogni tipo, dal rinnovo dei contratti di lavoro alla cancellazione della TAV, passando per i vari “pride day” (mi chiedo sempre se i partecipanti ne conoscano il significato), che non riguardano solo i gay ma anche altre categorie che si dichiarano oppresse e desiderose di manifestare il proprio orgoglio, spesso di fronte a un pubblico che penserebbe volentieri ai fatti propri.
Insomma i bambini da qualche decina d’anni sono usati (quelli di sinistra direbbero “strumentalizzati”) impunemente (perché è un reato) come scudi umani per dimostrare la innocuità di certe dimostrazioni e sono del tutto inconsapevoli del marciume in cui si trovano immischiati e del fatto che servono a proteggere i loro indegni parenti dalle eventuali manganellate delle forze dell’ordine.
Accanto a questo caso di sfruttamento materiale, che è meno scandaloso solo di quello dei soldati-bambini o kamikaze-bambini mediorientali, e dei lavoratori-bambini indiani o cinesi, c’è però anche quello derivato dal riconoscimento dello “status” di “figlio legittimo” da parte di coppie di fatto del medesimo sesso (argomento in questi giorni in discussione in Parlamento). Al di là di tutto mi preme fare alcune banali riflessioni.
Nei Paesi cosiddetti civili di cui si ritiene che l’Italia faccia parte, una famiglia “giuridicamente regolare” è formata almeno da due coniugi adulti, l’uno “marito”, l’altro “moglie” (forse quanto prima si dovranno accettare anche le quattro mogli dei Musulmani o quelle ancor più numerose dei Mormoni, ma per ora fermiamoci alla “coppia”).
Inoltre i due coniugi, secondo le moderne tendenze, ormai approvate democraticamente da certe “maggioranze”, possono mettere il proprio sesso in discussione e quindi formare una famiglia di coppie anche dello stesso sesso presunto (semplificando molto; perché altrimenti, se si ammette proprio tutto, due persone qualsiasi, accoppiate giuridicamente, possono formare fino a quattro tipi di coppia, che non sto qui a elencare).
È opportuno osservare che il membro che si è dichiarato “marito” non è detto che possa essere anche “padre”, né è necessariamente “madre” quella che si è dichiarata moglie, mentre un figlio, in quanto tale, non può essere privo di padre e di madre, neanche nel caso del “trovatello”, i cui genitori, pur essendo certamente esistiti, sono semplicemente “sconosciuti” o scomparsi.
Resta certo che qualunque figlio deve essere messo in grado di distinguere chiaramente l’essenza dei propri genitori, per non subire fin dalla nascita, e quindi qui si tratta di violenza contro minore, un trauma e una menomazione psichica: si ricordi che nella razza umana non esiste l’ermafroditismo, che è assenza di sesso e non bisessualità: nelle specie animali non ermafrodite (e anche, per la cronaca, in moltissime specie vegetali) occorre stabilire chi è “maschio” e chi è “femmina”, facendo sì, con l’educazione che asseconda l’istinto animale, che un figlio (o figlia) si comporti di conseguenza.
Non bisogna dimenticare che lo “status” di “figlio” o “figlia” è dunque riservato a una persona, che, dalla nascita o in seguito a adozione o affidamento, abbia un padre e una madre ben definiti e non “indecisi” o addirittura “bivalenti” (visto che molti omosessuali fanno un punto d’onore di potersi chiamare anche bisessuali: insomma, qualunque cosa, purché non eterosessuali e perciò sessualmente distinguibili).
Qualunque altra situazione – e mi ripeto – è violenza su minore, che va punita (meglio se impedita), sia che venga esercitata pubblicamente, che privatamente. La vita del minore così innaturalmente condizionata sarebbe gravemente compromessa, senza contare gli atti di bullismo cui sarebbe sottoposto da parte dei cosiddetti “normali”, durante tutta la propria esistenza, a partire dalla scuola materna o asilo infantile che dir si voglia.
Né si può escludere che un bambino allevato in tali condizioni di disordine sessuale (perché di disordine si tratta, checché ne dicano certi indegni psicologi e sessuologi, o qualche cabarettista di Nizza Monferrato che ci telefona in redazione per spiegarci come va il mondo), sia più esposto ad esperienze ed insegnamenti anomali.
Ne consegue – salvo argomentazioni forensi che non avrei certo i titoli per confutare – che i membri della coppia di fatto in cui il ruolo di padre e madre è indefinibile fisiologicamente, non possono avere figli, né dall’esterno della propria famiglia, né da procreazione artificiale (cioè non derivante dall’accoppiamento cosiddetto “naturale” dei coniugi, ossia unione di spermatozoo con ovulo) da parte di uno o entrambi i membri indefiniti della famiglia stessa.
Insomma, con la vita dei cuccioli di qualunque animale, umani compresi, non si gioca.
Un animalista non esiterebbe a proclamarlo riscuotendo il successo, per dirne una, della Vittoria Brambilla.
Perché mai allora, a proposito degli esseri umani, non dovrebbe farlo un “politico” che è un’autorità delegata e pagata per farlo o, per lo meno, un rappresentate del popolo?
Guardate che gli altri fanno tanto rumore ma sono quattro gatti.
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