Alessandria (Piercarlo Fabbio) – Molte volte penso che quest’amministrazione comunale di centrosinistra, sindaco in testa, sia inadeguata ad affrontare una situazione così complicata e complessa come quella del Comune e delle sue partecipate. Non discuto sulle qualità personali, ma sulle impostazioni politiche. Soprattutto quelle di politica economica.
La nonna di un mio amico non ha mai preso il Nobel per l’economia, ma gli ha insegnato (e lui a me) che se una gallina si ammala hai due possibilità: o la curi e la guarisci, e quella continuerà a darti uova, oppure la sopprimi e potrai mangiarne le carni, ma le uova ti toccherà andare a comprarle dal “commestibile”. Magari tutti i giorni se vorrai garantirti lo stesso livello qualiquantitativo di alimentazione precedente. Ironia della sorte la migliore gallina ovaiola è rossa.
Non sempre curare la gallina è facile. Impone sacrifici, competenze, applicazioni. Le bugie non fanno parte di queste funzioni, anzi.
Non ho ancora compreso se quest’Amministrazione si sia iscritta alla politica severa e rigorosa della spending review tanto cara al governo Monti, assai meno a quello Renzi, oppure se viva alla giornata.
“La seconda che hai detto” direbbe un noto comico di Zelig, ma non basta: nel vivere la propria turbolenta quotidianità, la strategia è quella di uccidere la gallina malata. E perché è malata? A sentir loro è semplice, per manovre errate della passata amministrazione, per riduzione dei fondi trasferiti da Europa, Stato, Regioni, Banche, per i chiacchiericci da Bar Sport e da Locanda dei Tre Mori. Tutto buono per dare la colpa agli altri. L’importante che siano “altri”, basta che non siano migranti. Per loro fortuna, in quanto di sfortune ne hanno già fin troppe. Peraltro questa interpretazione cozza con quello che ha affermato il presidente di ATM Cermelli in una vecchia Commissione, cioè che di problemi ne avevano trovati tanti, ma che erano stati risolti, anche se probabilmente se ne sarebbero creati altri. Anche qui “altri”.
Una dimostrazione? L’ultima crisi di ATM. Rischia il fallimento e per evitarlo il CDA propone il licenziamento di 38 persone… I giornali scrivono solo “esuberi”, ma su un documento che gira per le mani dei sindacati, si parla esplicitamente di licenziamenti. E per confermare la teoria della “nonna economista”, si apprestano a proporre di licenziare i dipendenti per poi comprare gli stessi servizi da aziende esterne. Le famose uova della gallina ormai passata in padella.
Ma non bastavano le bugie di un imbarazzato Bressan (Ezio, mentre Mauro, il fratello ricco sta in AMAG) durante la commissione di qualche giorno fa, del tutto interlocutoria e per ciò stesso colpevole per come è stata gestita senza informazioni scritte, che peraltro giravano tranquillamente ma non ufficialmente, ci voleva un bell’intervento del Sindaco, raccolto da CorriereAL. Certo, ne avremmo fatto volentieri a meno, ma vuoi rinunciare ad una puntualizzazione del primo cittadino, che ci ha abituato a “fare quello che non dice e dire quello che non farà”?
Bene, nella citata intervista si inerpica sui factoring di ATM, sostenendo che hanno intaccato il patrimonio aziendale. Esattamente nel periodo 2010-2011. Bum! Che guaio! L’azienda 5 anni fa ha fatto una manovra di cassa e oggi fallisce perché negli ultimi sei mesi ha perso un milione di euro?
Proviamo ad approfondire, anche se sono un po’ scocciato da questa faciloneria spesa a gran voce e che finisce per essere solo usata come alibi per incapacità gestionali che, dopo tre anni e mezzo, dovrebbero essere ormai palesi, senza scomodare il passato che aveva altre logiche, altre dinamiche e soprattutto un’altra strategia (vendere il 49% di ATM ad ATM Milano o a GTT Torino o ad altri partner che dessero sostanza all’azienda, in modo da curare la gallina già ereditata malata, ma senza dare colpe a nessuno).
Cos’è un factoring? Una cessione di credito. ATM vantava crediti con il Comune, si è rivolta ad una banca, li ha ceduti e ha avuto in cambio lo stock di euro necessario per far fronte con puntualità alle sue spese. Man mano che il Comune poteva pagare, il factoring (pro soluto, il Comune è terzo pagatore) veniva estinto. L’operazione a suo tempo fu naturalmente applaudita da Antonello Zaccone in una delle sue precedenti vite al Comune di Alessandria. Cosa c’entra il patrimonio? Niente, ma è una bella parola messa lì a caso, come tante altre. Certo, l’operazione drena interessi, del resto il denaro costa come qualsiasi altro bene, ma siamo sicuri che ATM venda i suoi servizi esattamente quanto gli costano, senza prevedere un minimo di utile d’impresa? Oppure lavora sotto costo (operazione che potrebbe essere accettabile solo per il TPL e non, ad esempio per i parcheggi)? Ad ATM le varie amministrazioni hanno chiesto pareggi di bilancio, non certo utili. Se poi, è questo l’oggetto del contendere e si diminuiscono consistentemente i contributi a favore dell’azienda come ha fatto l’attuale amministrazione comunale, che cosa si pretende, che i servizi siano quelli di prima, che le linee siano le stesse, che i dipendenti vengano confermati? Veramente si può credere che la razionalizzazione da sola possa risolvere tutti i problemi?
Quello che piuttosto stupisce è la cronica incapacità aziendale di proporre soluzioni alternative. Se i tecnici, coloro che hanno esperienza di trasportisti da decenni non sanno dare soluzioni nuove, allora la gallina è spacciata, perché intanto l’Amministrazione di centrosinistra già pensava di mangiarla.
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