Alessandria (p.e.g.) – Il Gip di Genova Roberta Bossi ha respinto l’istanza di archiviazione del procedimento per il fallimento della Chil Post Spa, la società della famiglia Renzi di cui era titolare Tiziano Renzi (nella foto col figlio Matteo ed un amico), padre del premier Matteo Renzi e di cui lo stesso premier risulta essere stato direttore a spese dei contribuenti. La giudice Bossi ha infatti disposto ulteriori indagini, ritenendo che “le risultanze investigative forniscono dati in apparente contrasto con la conclusione cui è pervenuta la pubblica accusa”. Il sipplemento di indagine è volto a stabilire quali fossero i rapporti contrattuali intercorsi tra il gruppo Tnt e le società Chil Post Spa e Chil Promozioni srl di Tiziano Renzi che resta indagato per bancarotta fraudolenta. La sua azienda Chil Post Srl, prima con sede in Toscana e poi in Liguria, è entrata nel mirino delle Fiamme Gialle che hanno acquisito la documentazione bancaria, in particolare quella relativa ai prestiti ricevuti, alcuni dei quali senza garanzie come il mutuo stipulato poco prima del fallimento col Credito Cooperativo di Pontassieve guidato da Matteo Spanò, da sempre fedelissimo uomo di Matteo Renzi che, dal 1999 al 2004, era tra i soci, col padre e le sorelle Matilde e Benedetta. Non solo, perché il premier ad un certo punto lasciò la proprietà per essere assunto come dirigente prima di essere candidato alla presidenza della Provincia di Firenze per cui, una volta eletto nelle file del Pd, iniziò a percepire i rimborsi dalla Regione Toscana per il mancato stipendio da dirigente “in aspettativa” perché occupava il suo tempo a fare il politico. In sostanza matteo Renzi, prima socio e poi direttore di una società prossima al fallimento, si faceva pagare lo stipendio dai contribuenti fiorentini. È stato “assunto” con regolare contratto firmato l’8 ottobre 2010. Successivamente, mentre il figlio stava scalando il Pd per poi arrivare a Palazzo Chigi, l’avrebbe spogliata del ramo sano cedendo i beni disponibili alla Eventi 6, azienda di proprietà della moglie Laura Bovoli. Si sarebbe dunque attuato il classico schema di tante bancarotte fraudolente: un debitore che, attraverso vendite più o meno fasulle, sfugge ai creditori nascondendo i beni pignorabili. Ma per assicurarsi ancora maggiori garanzie, il 14 ottobre 2010 Tiziano Renzi si dimetteva da presidente ed al suo posto subentrava Antonello Gabelli di Alessandria, mentre il 3 novembre 2010 il padre del nostro premier cedeva l’intera proprietà della società a Gian Franco Massone, prestanome per il figlio Mariano, 30 anni, scuole tecniche dai salesiani e passione per il podismo, originari di Castelletto d’Orba (AL). L’azienda era ormai priva di beni e gravata da un passivo di 1,150 milioni di euro, compresi 496.000 euro di esposizione con la banca Credito Cooperativo di Pontassieve guidata da Spanò. Sia l’esposizione con la banca che i debiti verso i fornitori non erano onorati e Massone dichiarava il fallimento della Chil Post nel 2013.
Ecco la scansione degli eventi più importanti della vicenda dal 2010 in poi:
- dal 1999 al 2004 Matteo Renzo è assunto da Chil Post Spa come dipendente;
- nel 2004 Matteo Renzi diventa presidente della provincia dui Firenze e percepisce i rimborsi dall’Ente in quanto impossibilitato a svolgere il suo lavoro in azienda;
- ottobre 2010 Matteo Renzi è nominato dirigente di Cgil Post Spa;
- tra il 2010 e il 2011 Tiziano Renzi spogliava Chil Post Spa del ramo sano d’azienda cedendo i beni disponibili alla Eventi 6, azienda di proprietà della moglie Laura Bovoli;
- il 14 ottobre 2010 Tiziano Renzi si dimetteva da presidente ed al suo posto entrava Antonello Gabelli di Alessandria;
- il 3 novembre 2010 Tiziano Renzi cedeva l’intera azienda a Gian Franco Massone, risultato poi essere il prestanome del figlio Mariano 30 anni, entrambi di Castelletto d’Orba;
- il 7 febbraio 2013: Chil Post è dichiarata fallita.
Tuttavia il tribunale fallimentare, esaminando gli atti, trovava sospetta sia la cessione alla Eventi 6 che il passaggio dell’intero debito a Massone. Ecco che l’inchiesta passava dalla Toscana alla Liguria ed ora, per competenza territoriale, qui da noi ad Alessandra, essendo alessandrini sia Gabelli che Massone. Giovedì 17 settembre c’è stata davanti al gip di Genova l’udienza per discutere l’opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata nei confronti di Renzi padre dai pm Nicola Piacente e Marco Airoldi, in base al ricorso di uno dei creditori della Chil Post convinto che al tracollo e quindi, pure al credito che lui vanta dall’azienda, abbia contribuito anche la gestione di Tiziano Renzi. Quindi, il 24 settembre, s’è svolta ad Alessandria l’udienza preliminare ed ora dopo la decisione del tribunale di Genova è certo il rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta di Antonello Gabelli, difeso da Luca Gastini, e Mariano Massone, difeso da Giuseppe Romano.
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