Alessandria (Andrea Guenna) – È veramente difficile poter leggere una tale quantità di fesserie concentrate in un solo articolo di giornale. E la cosa stupisce ancor di più se si tiene conto che si tratta de Il Sole 24 Ore, autorevole (da oggi un po’ meno) quotidiano finanziario italiano di proprietà di Confindustria, secondo in Italia per vendite dopo il Corriere della Sera, dove si legge un articolo pubblicato ieri che tratta della nostra città a firma Fabio Pavesi pieno zeppo di notizie false e di autentiche sciocchezze. Evidentemente Pavesi è stato male informato e la cosa è ancora più grave per due motivi: perché non ha verificato quanto scriveva, e perché la fonte delle notizie è quella istituzionale di enti quali il Comune, la Provincia e l’Amag, la più importante partecipata di Alessandria, che, tuttavia, gli hanno raccontato un sacco di balle. Si legge per esempio che il bilancio è stabilmente riequilibrato mentre non è così per il semplice fatto che l’amministrazione ha ottenuto quel risultato utilizzando residui attivi non ripetibili. Risalgono alla primavera del 2012 quando l’allora ragioniere capo Paolo Ansaldi (Giunta Fabbio) aveva iniziato a pagare le fatture in sospeso per circa 32 milioni. Per il dissesto dichiarato da questa giunta di sinistra quell’importo avrebbe dovuto essere pagato dai commissari che dovevano gestire i debiti fino al 31 dicembre 2011 ma il Comune di Alessandria, avendoli già pagati (Ansaldi non poteva certo sapere che sarebbe stato votato il dissesto tre mesi dopo) ora li vuole indietro. I commissari dell’Osl che dovevano chiudere il dissesto, per aver deciso di pagare tutti i debiti non per l’intero, non li hanno resi in toto al Comune, ma solo in parte e in una nota facevano anche sapere che il credito di 32 milioni sarebbe stato ridotto del 40%, in base alla deliberazione dell’OSL n.233/2013 di adozione dei criteri per le proposte di transazione ai creditori. Si trattava di poco meno di tredici milioni che sono andati a “raddrizzare” il bilancio che, tuttavia, non si può ritenere stabilmente riequilibrato perché quei soldi sono stati trovati una tantum e non sono ripetibili. Tanto meno si può parlare di “bilancio risanato” in quanto questa giunta di sinistra ha fatto letteralmente esplodere il debito in conto capitale portandolo da 149 a 212 milioni per aver contratto un mutuo di circa 60 milioni con la cassa depositi e prestiti. Infatti il debito a medio lungo termine (cioè quello che di norma si usa per investimenti o per pagare debiti fuori bilancio) è aumentato smisuratamente: nel 2002 era pari a 88 milioni di euro; nel 2007 aveva raggiunto i 155 milioni; nel 2012, al termine del quinquennio del sindaco Fabbio, era sceso a 149 milioni. Ma cosa è successo nel primo biennio di gestione Rossa? A fine 2014 il debito è schizzato a 207 milioni.
Altro che svolta e risanamento caro il nostro ingenuo cronista del Sole 24 Ore. Un cronista che non scrive la verità neppure quando afferma che la giunta di centrodestra è responsabile del dissesto, affermando l’esatto contrario di quanto stabilito dalla Corte dei Conti che ha assolto l’ex sindaco Fabbio e la sua maggioranza per totale assenza di nesso causale fra il suo operato ed il dissesto (nel senso che non è responsabile del fallimento di Alessandria), mentre ora, in ambito penale, non si parla più dei due reati più odiosi, truffa e abuso, ma solo del reato minore di falso ideologico. Quindi Fabbio e gli altri non sono stati condannati, ma sostanzialmente assolti. Il falso ideologico è dovuto al fatto che Fabbio ha firmato un documento riferito ad un rendiconto (bilancio di chiusura) in cui, per rispettare il patto di stabilità, in assenza delle compensazioni regionali che l’allora ragioniere capo si era dimenticato di chiedere alla Regione Piemonte (il ragioniere capo di allora si è dimesso subito dopo questa omissione per ritornare al suo posto con questa giunta di sinistra. Ma che combinazione!), era stato necessario spostare qualche voce passiva all’anno dopo.
In soldoni però la verità è che nel 2012 ogni cittadino di Alessandria aveva un indebitamento di 1564,06 euro mentre oggi è di 2199,59 euro. È cioè aumentato di 635 euro in tre anni di governo della sinistra, cioè praticamente di più del 40%. È un fatto abnorme, che dovrebbe far pensare, questo sì, al fallimento di certe tecniche, come il dissesto, utilizzate in realtà come arma politica.
Poi l’incauto cronista de Il Sole 24 Ore termina con un panegirico su Amag, la partecipata alessandrina di gas e acqua, che avrebbe seguito un percorso di risanamento. Anche questa è una balla colossale perché Amag, che ai tempi della Giunta di centrodestra era una sorta di gallina dalle uova d’oro, oggi, al di là delle certificazioni e dei rating più o meno addomesticati, fa fatica a pagare i contributi dei dipendenti ed ha i magazzini vuoti perché i fornitori hanno bloccato le consegne in quanto non sono mai stati pagati da due anni a questa parte.
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