dal Mocca di Alessandria – “Grigi: ma come son bellini, ma come son bravini“, così un toscano, dopo aver assistito ad Alessandria – Feralpi Salò di domenica scorsa, avrebbe ironicamente descritto i Grigi. A proposito: quegli scimuniti che parlano a vanvera di moduli calcistici cosa dicono adesso? Il 4-3-3 continua a piacere (vedi il titolone dopo amichevole contro la selezione dei bobisti a Bardonecchia)? E quelli che, sprecando inchiostro, hanno esultato dopo tredici gol in amichevole a Lu scrivendo che andava tutto a gonfie vele (vedi Penna Fosforescente)? Questi fenomeni qua tre giorni dopo si aggiravano come zombi nella pancia del Mocca in cerca di spiegazioni per l’inopinata sconfitta d’esordio. Una considerazione: la passata stagione, in classifica, il Salò è arrivato dietro ai Grigi. Quest’estate ha cambiato allenatore (come noi) e ha condotto una campagna di rafforzamento certamente meno appariscente della nostra. Se il risultato è quello di domenica bisogna riconoscere che i Lacustri non hanno sbagliato niente mentre noi Fluviali quasi tutto. Ovviamente non è così, non può essere così. A fine partita ho sentito ogni sorta di commento, dal più insulso al più velenoso. Nessuno invece che abbia fatto una banale riflessione che avevo scritto in questa rubrica un mesetto fa: attenzione, perché questo modulo è efficace solo se giochi con l’acceleratore pigiato, se no puoi andare incontro a brutte sorprese. Ed è successo alla prima occasione. Sono un mago? No. Soltanto che la gente grigia in questa torrida estate è stata circuita, blandita, dopata ed illusa da reportage insulsi, da gente che vede la partita e scrive di calcio come trent’anni fa e, tenendo conto che già allora non ci capiva niente, non si rende conto che ormai è passata un’era geologica. Quello che nel frattempo avrebbero dovuto fare (studiare, osservare, aggiornarsi) per non prendere per il culo il lettore e lo sportivo, non l’hanno fatto. In tutto questo tempo si sono limitati a scrivere quello che alla gente piace leggere e non invidio certo Mister Scienza se, come potrebbe succedere, questa squadra non dovesse riprendere una dignitosa linea di galleggiamento in un baleno: sarebbe accusato di ogni nefandezza e proposto al pubblico ludibrio, visto che già domenica sera c’era chi già pensava agli allenatori in stand bye ( Prina, ad esempio). Lavorare e stare sul pezzo, equilibrati e propositivi mai, eh? Certo, si tratta di concetti che non accendono il cuore e la pancia del tifoso, così può succedere di dare l’illusione che basti essere in tanti sugli spalti per vincere le partite, oppure che, comprando il biglietto al botteghino, nel prezzo sia incluso pure il lieto fine della vittoria mandrogna. E questa frenesìa della Società nell’apparire, nell’usare ogni occasione per essere alla ribalta, non aiuta a fare le uniche due cose che contano: allenarsi bene e giocare meglio. Perché l’Alessandria Calcio ha come oggetto sociale proprio questo: produrre spettacolo e risultati. Se poi ripenso alla partita che abbiamo immeritatamente pareggiato proprio a Salò a fine campionato la stagione scorsa e preso atto che nell’occasione qualche bulletto dei miei strivali, sedicente tifoso della Nord, voleva organizzare via FB un agguato collettivo ai giocatori grigi sulla via del ritorno, mi deprimo e penso che, in fondo, ognuno ha i giornalisti che si merita. E che quindi qui, Di Masi o non Di Masi, non si possa andare da nessuna parte perché non siamo maturi per stare fra le prime cinquanta piazze calcistiche d’Italia, con buona pace di coloro i quali, se si dovesse andare in B, non avrebbero uno straccio di giornale da imbrattare.
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