Alessandria (Andrea Guenna) – In Cittadella è tutto abusivo, nel senso che tutti fanno quello che vogliono anche se nessuno è autorizzato a farlo. Pare perfino che ci abitino (vedi foto a pie’ d’articolo) alla faccia degli obblighi di legge per ottenere l’abitabilità. Non basta perché in Cittadella ogni tanto fanno una manifestazione a pagamento (le tasse le pagano? La Siae la pagano? Rispettano le norme di sicurezza, antincendio, eccetera?), c’è anche un ristorante-bar abusivo, senza licenza e senza permessi ma per Enrico Mazzoni va tutto bene… anzi. Tutto in Cittadella è un po’ così, diciamo “alla buona” per esser bravi. Naturalmente per la prefetta Romilda Tafuri è tutto a posto, ma ormai siamo abituati alla sua proverbiale arrendevolezza. E la Procura della Repubblica cosa fa? Aspetta che ci scappi il ferito o magari il morto? Aspetta che qualcuno si faccia male durante un’amena escursione organizzata a pagamento in fortezza e magari finisca all’ospedale? E il Comune? Cosa fa il Comune, sempre così attento ai ritardi dei cittadini e dei nostri esercenti che non ce la fanno più a pagare i vari balzelli, la licenza del Bar, o non riescono ad ottenere quella per il plateatico che, se sarà concessa, lo sarà a carissimo prezzo? Il nostro Comune è così distratto che la signora Ileana Spriano del Fai, insieme al ristoratore abusivo di Spinetta, amico del presidente del Consiglio Comunale Enrico Mazzoni (post-comunista doc ed oggi Pd), che gestisce, o ha gestito, il ristorante della Cittadella, è lì insieme ai bersaglieri, e a tutti quelli che razzolano fra gli storici bastioni della struttura militare del settecento forse più importante d’Europa. A fare cosa non si capisce bene. Gli è che l’hanno occupata a tempo pieno. Uno pensa: vabbè, chiudiamo un occhio perché intanto la tengono in ordine. In ordine? Ma non scherziamo per favore, con tutta la sporcizia e l’ailanto che la stanno distruggendo.
Edificata a partire dal 1728 per ordine di Vittorio Amedeo II di Savoia, re di Sardegna, la Cittadella nel 1821 fu l’epicentro della fallita insurrezione carbonara quando il colonnello Ansaldi ficcò il Tricolore sul tetto del comando. Poi divenne la base principale dell’esercito piemontese.
Gian Antonio Stella del Corriere della Sera ne ha trattato diffusamente nel libro “Vandali. L’assalto alle bellezze d’Italia” scritto insieme a Sergio Rizzo, edito da Rizzoli nel 2011, ma anche in qualche articolo di giornale come quello scritto per il Corriere della Sera il 14 luglio 2011 dove si legge fra l’altro: “Se vedesse crescere gli alberi sui tetti della Cittadella di Alessandria, sui quali sventolò nel 1821 il primo Tricolore del Risorgimento, che lui cantò in Piemonte, Giosuè Carducci scaglierebbe ancora, probabilmente, la sua celebre invettiva contro i politici incapaci: Voi… piccoletti ladruncoli bastardi! E avrebbe buone ragioni per farlo. Uno Stato serio non abbandona così un pezzo della sua storia. Alberi sui tetti delle polveriere, alberi sui tetti delle torrette, alberi sui tetti delle casermette e poi sterpi e cespugli ed erbacce e alberi sui bastioni, sulle porte, sulle rampe e insomma ovunque l’assalto di una selva aggressiva che sta sbranando giorno dopo giorno la magnifica fortezza settecentesca abbandonata al degrado sotto gli occhi di tutti i ‘lisandren’, a poche centinaia di metri da Piazza della Libertà, il cuore della città piemontese appena al di là del Tanaro. E può così capitare – scrive Stella – che, a poche decine di chilometri, lo Stato concentri tutti gli sforzi nel meraviglioso risanamento della reggia di Venaria Reale, appena a Nord di Torino, e lasci cadere in pezzi la Cittadella di Alessandria. Il fatto è che la Cittadella alessandrina non è una delle tante fortificazioni: è un capolavoro di arte militare che appare dal cielo circondata da mura e fossati a forma di una stella a sei punte che nella cerchia esterna diventano dodici, inserito dal 2006 nella lista dei luoghi candidati a entrare nell’elenco dei siti tutelati dall’Unesco come patrimonio mondiale dell’umanità”.
E allora c’è da chiedersi come mai, con 500 profughi ospitati in provincia di Alessandria che non sanno come far passare il tempo, non si riesca a mandarne 200 in Cittadella per sradicare la malefica pianta e bonificare il sito? Intanto la serafica assessora Vittoria Oneto (nella foto con l’assessore Marcello Ferralasco e Ileana Spriano mentre parla), a proposito delle manifestazioni abusive ed illegali che si svolgono sotto il suo naso in Cittadella, dichiara candidamente al sito della famiglia Guala che “il Comune non percepisce nulla”: ma che brava, e così è a posto. È un po’ come il preside Gosio che alla fine degli anni sessanta agli ispettori del Ministero della Pubblica Istruzione in visita al Liceo Scientifico Galilei che gli avevano fatto notare come moltissimi studenti durante l’intervallo fumassero nei corridoi, risposte: “Ma noi abbiamo messo il regolare cartello Vietato Fumare”. Per analogia estensiva, quindi, anche in Cittadella è tutto a posto perché l’assessora dichiara che il Comune non prende una lira e se ne lava le mani, e la signora Spriano – che è in Cittadella non si sa a che titolo – oltre ogni legalità detiene tutte le chiavi di accesso a tutti gli edifici della storica struttura. E tutto va bene madama la marchesa, al punto che perfino quel fenomeno del vescovo Gallese in Cittadella ci ha fatto una Via Crucis.
Ma cosa c’è qui in Alessandria che ottunde le menti?
I miasmi del Tanaro?
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