Alessandria (Andrea Guenna) – “Il mondo è bello perché è avariato” amava ripetere quel tizio della Val Borbera che nella sua ignoranza, ma anche inconsapevole saggezza popolare, alterando il detto per cui “Il mondo è bello perché è vario”, affermava una verità incontrovertibile, che il mondo è davvero avariato per la corruzione dilagante non solo in Italia. Quel rozzo valligiano l’aveva detta giusta un po’ come i nostri mandrogni dicono giustamente che uno è “pieno di grano” storpiando l’affermazione che uno “ha molta grana” nel senso che è ricco, in quanto per noi villici contadini della Fraschetta – quando non siamo ladri di cavalli – il grano era ed è l’unità di misura della ricchezza. Più uno ne ha e più è ricco.
Queste deformazioni lessicali hanno un senso comune, che non cambia mai, come quando si dice che tizio è “caraffato” invece di dire “catafratto” perché in entrambi i casi, quello giusto e quello sbagliato, l’idea è sempre di una persona anziana e irrigidita dagli acciacchi. Talvolta il senso è solo esasperato come, appunto, nel caso di “vario” che diventa “avariato”, e ciò non toglie che nelle… varietà del mondo vi sia anche la corruzione (mondo avariato).
Rimanendo in tema di strafalcioni e assurdità a Palazzo Rosso hanno superato se stessi perché, non solo hanno cambiato il senso della gestione Rossa, almeno a parole, ma hanno fatto dietrofront imponendo un codice di comportamento diametralmente opposto al precedente e minacciando sanzioni ai dipendenti che non si adeguano. E a farlo con piglio autoritario non è un rigido funzionario teutonico di scuola asburgica ma un romano de Roma, proveniente da quella capitale della corruzione che tiene banco in questi giorni. È appunto il segretario generale dottor (a Roma so’ tutti dotto’) Fabrizio Proietti – che sicuramente fa eccezione ed è una persona di specchiata onestà e di indubbie capacità – che bacchetta i dipendenti alessandrini del Municipio. In una raccomandata a mano recapitata ai direttori ed ai responsabili dei servizi del Comune, il Proietti scrive: “Si ordina (…) di porre la massima attenzione affinché ogni contatto con utenti e pubblico effettuato da parte del personale a qualunque titolo assegnato sia strettamente improntato alla massima precisione tecnica e a idonea cortesia istituzionale”. Già da un romano de Roma sentirsi dire certe cose fa meraviglia, ma il Proietti insiste e scrive ancora: “In particolare non possono essere più accettabili risposte del tutto generiche e prive di fondamento probatorio (per es. “non ci sono soldi”, “siamo in dissesto”, “telefoni al Sindaco”, ecc)” e conclude stentoreo: “Eventuali violazioni verranno imputate altresì alla responsabilità delle SS.LL.”. A li mortacci…!
Il Proietti, non solo ribadisce con forza il concetto del rispetto delle regole (forse è venuto qui da noi per poterlo fare, perché dalle sue parti je fanno ‘na pernacchia), ma addirittura contraddice il volere della sindaca Rita Rossa che ha ripetuto infinite volte che Alessandria è in dissesto, è senza soldi, che gli alessandrini devono fare sacrifici, eccetera. La ricordiamo in TV ospite di Floris, di Santoro e anche di Del Debbio, lanciare grida di dolore per il dissesto di Alessandria causato da quel cattivone di Piercarlo Fabbio, con buona pace dei giudici che l’hanno assolto sancendo che col dissesto lui non c’entra un fico secco.
E allora che dire? Forse aveva ragione Guareschi con le sue splendide ed intramontabili vignette della serie “Obbedienza cieca, pronta, assoluta” nelle quali non mancava mai il trafelato messaggero del Pci che metteva in guardia i compagni trinariciuti (la terza narice serviva per spurgare il muco che avevano nel cranio al posto del cervello) esordendo sempre con la frase: “Contrordine compagni…”, ruolo interpretato oggi ad Alessandria dar dotto’ Proietti che mette in guardia i dipendenti del Municipio mandrogno minacciandoli di sanzioni nel caso in cui continuino a lamentarsi per la situazione difficile in cui versa il nostro Comune. Una situazione che, a suo dire, non esiste.
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