Casale Monferrato (AL) Andrea Guenna – Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. Così recitava un adagio dei nostri nonni che si attaglia perfettamente a quanto sta accadendo a margine del processo Eternit-due che vede di nuovo alla sbarra il magnate svizzero Stephan Schmidheiny (nella foto col suo amico Romano Prodi) accusato dell’omicidio volontario di 258 persone decedute fra il 1989 e il 2014 a causa della fibra di amianto lavorata dal suo gruppo industriale, anche nello stabilimento di Casale Monferrato, processo che si sta svolgendo in Tribunale a Torino.
Non più tardi di ieri abbiamo documentato (http://www.alessandriaoggi.info/index.php?option=com_k2&view=item&id=1970:sirchia-se-i-privati-fanno-bella-casale-casale-deve-essere-loro-grata&Itemid=102) la stucchevole cordialità tra la sindaca di Casale Titti Palazzetti e gli avvocati della difesa di Schmidheiny, tutti frequentatori degli stessi salotti bene della sinistra radical chic dove gli operai non entrano, cioè di quei circoli pieni di tizi facoltosi che fanno i comunisti sulle spalle di chi invece lotta tutti i giorni per portare a casa la zuppa e non sempre ci riesce. La gatta Titti si è avvicinata troppo al lardo della sinistra che appoggia e difende Schmidheiny e ci ha lasciato lo zampino, ovvero ha perso la faccia. Per l’ennesima volta. Qualche tempo fa un comico savonese bollava questo comportamento come quello di chi “fa il buliccio col culo degli altri”, ma si sa, noblesse oblige, e a sinistra, dove la Rivoluzione Francese pare non sia mai arrivata, gli insopportabili frequentatori di quei salotti, quali vecchie e meno vecchie carampane ingioiellate, perfetti cretini impomatati, leccaculo di professione e autentici delinquenti che vivono alle spalle di chi lavora onestamente, deprecabili personaggi che si esprimono col birignao e che fingono di essere amici fra di loro mentre in verità si detestano a vicenda, fanno finta di “lottare” per la difesa dei diritti dei meno fortunati, mentre di ciò si fanno scudo per difendere i propri privilegi. Fra questi anche giovani che, se non Black Bloc col bancomat di papà in tasca, sono bamboccioni imbelli che non hanno letto il Parini: “Giovin Signore (…) me precettor d’amabil rito ascolta. Come ingannar questi noiosi e lenti giorni di vita, cui si lungo tedio e fastidio insoffribile accompagna or io t’insegnerò. Quali al mattino, quali dopo il mezzodì, quali la sera esser debban tue cure apprenderai, se in mezzo agli ozi tuoi, ozio ti resta pur di tender gli orecchi ai versi miei”.
Qualcuno di loro diceva: “Ipocriti (…) sepolcri imbiancati (…) all’esterno belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume” Matteo 23-27.
Ed il magnate svizzero, a quanto ci è dato sapere, pare che sia a suo perfetto agio in mezzo a loro in quanto, come loro, è pure lui di sinistra come dimostrano perfino le sue frequentazioni recenti (i salotti milanesi) e meno recenti, tutte collocate nell’ambito degli ambienti radical chic e snob – nel senso di Sine NOBilitate, dove per nobilitate si intende nobiltà, per coraggio, coerenza, lealtà, bontà, generosità, fedeltà, tutte qualità sconosciute agli snob tanto vicini alla signora Titti.
Ad ulteriore dimostrazione della vicinanza del pluriprocessato industriale svizzero alla sinistra snob, sta il fatto che una quindicina d’anni fa, per la precisione giovedì 26 maggio 2000, in qualità di presidente della Fondazione Eternit, il “cementiere all’amianto” consegnò 200.000 franchi a Romano Prodi (uomo di famiglia piccolo borghese, con tanto di zio volontario nella Repubblica di Salò durante la guerra, con padre fascistissimo, al punto che ha battezzato i figli con nomi cari al Duce come Romano e Vittorio), allora presidente della Commissione Europea, oggi uomo caro al Pd ed alla sinistra italiana ed europea in generale (come l’altro ex fascista Eugenio Scalfari), per aver vinto il Premio della Libertà, ambito riconoscimento conferito per il 30° Simposio di Management (ISC) dell’Università di San Gallo. Circa 800 persone hanno assistito alla cerimonia dove Prodi è stato lodato per l’impegno profuso nello sviluppo di un ordine economico e sociale libero. E di un ordine mondiale caro agli Illuminnati – aggiungo io – dato che Prodi, insieme a Monti, Letta, alla Bonino e ad altri, fa parte della supercupola internazionale Trilateral Commission che gestisce il potere coi soldi, difeso dalle sinistre a danno della politica, e della libertà conquistata in Europa nel 1789.
In quella circostanza, Romano Prodi, che sapeva già delle gravi accuse contro chi lo stava premiando, ha ricordato con sfrontatezza tutta mortadelliana che la libertà è uno dei pilastri essenziali su cui si basa la costruzione europea, citando la libera circolazione delle persone, delle merci, dei servizi e soprattutto dei capitali. Ha poi difeso il principio dello Stato Sociale (o socialista al soldo della finanza internazionale?) garante della crescita economica ma anche della giustizia sociale. Bla bla…, tutte chiacchiere buone per rincoglionire ulteriormente i suoi incoscienti elettori trinariciuti, visto come sono ridotti oggi l’Euro e l’Europa intera.
Tutte balle, come quelle di Matteo Renzi che, dopo l’assoluzione in Cassazione di Schmidheiny per il processo Eternit-uno, aveva annunciato ufficialmente che il Governo Italiano si sarebbe costituito parte civile al processo Eternit-due, cioè quello in corso a Torino dove, però, lo Stato Italiano non si è costituito affatto parte civile. Semplicemente, lo Stato non c’è.
Cito La Repubblica del 26 novembre 2011: “Roma – Lo Stato si costituirà parte civile se si aprirà a Torino il processo per omicidio contro Stephan Schmidheiny, il magnate svizzero proprietario dell’Eternit. Il primo impegno del premier Renzi dopo la sentenza choc della Cassazione che ha annullato la condanna a 18 anni dell’imprenditore. Il presidente del Consiglio ha incontrato a Palazzo Chigi i rappresentanti di Casale Monferrato, Cavagnolo e Bagnoli, oltre all’Associazione familiari e vittime dell’amianto. «Da quando sono a Palazzo Chigi ho dato questa linea: se c’è un’ipotesi di danno, ci si costituisca parte civile sempre», ha detto Renzi ai familiari. E ha aggiunto: «Se ci sarà un altro processo, procederemo in questa direzione, poi sarà il giudice a decidere». Un impegno che i familiari delle vittime, che prima hanno incontrato i presidenti del Senato, Pietro Grasso, e della Camera, Laura Boldrini, hanno apprezzato. È la prima volta che i rappresentanti dell’associazione vengono ricevuti a Palazzo Chigi. A chiedere che le promesse non rimangano tali è la numero uno dell’associazione, Romana Blasotti, 85 anni e cinque parenti, tra cui il marito e la figlia, morti per mesotelioma, il cancro ai polmoni dell’amianto. «Con tutta la fatica che abbiamo fatto in questi anni – ha detto al premier spero che le promesse che ci farà oggi non rimangano tali. Fateci promesse che si possano mantenere». Parole che hanno colpito il premier: «L’unica cosa che non sono in grado di promettervi è giustizia, perché non tocca a me». Ma ha aggiunto, guardando i leader dell’associazione (oltre a Blasotti, Bruno Pesce e Nicola Pondrano): «Per me questo non è un dossier. Questa per me è una battaglia da fare con voi»”.
Naturalmente a Roma in quella circostanza era presente anche l’immancabile signora Titti con tanto di fascia tricolore insieme ai parlamentari alessandrini Daniele Borioli, Federico Fornaro, Cristina Bargero del Pd e al deputato di Sel Fabio Lavagno.
Come al solito da quella gente solo promesse al vento e tanta propaganda.
Alla fine, e grazie a tutto ciò, molto probabilmente Stephan Schmidheiny la farà franca ancora una volta.
E io pago.
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