Alessandria (Andrea Guenna) – Bisogna dire la verità, mica per altro, ma solo perché è meno faticoso che mentire, nel senso che se uno dice la verità e dopo qualche tempo gli capita di parlare dello stesso argomento, pur dimenticandosi cosa aveva detto la volta prima dirà la stessa cosa perché la verità è una sola. Dire la verità non è solo giusto, nobile e doveroso, ma soprattutto comodo perché evita inutili sforzi per ricordarsi le panzane che si sono dette in precedenza e che si è condannati a ripetere all’infinito nel vile tentativo, destinato a fallire, di non essere sbugiardati dai fatti. È un po’ quello che sta succedendo ai comunisti che, avendo raccontato sempre un sacco di balle, ora quelle stesse balle si rivoltano contro di loro, travolti dalla verità che sta inesorabilmente tornando a galla. Non li invidio. E sarebbe il caso di smetterla anche con le celebrazioni della menzogna e delle verità non dette. Nessuno ieri mattina nella sala del Consiglio Comunale per la scopritura della stele pittorica e dell’elenco delle vittime di guerra della nostra città, ha sufficientemente sottolineato, per esempio, che tutti i nostri morti della seconda guerra mondiale sono stati quasi esclusivamente fatti dagli angloamericani. Sono stati 559 (552 le vittime identificate, sette rimasero ignote) caduti sotto i bombardamenti americani e inglesi. A partire dal 1942 la nostra, come le altre città del “Triangolo Industriale”, fu soggetta ad “area bombings” da parte degli aerei del “Bomber Command”, provenienti dalle basi inglesi, che erano principalmente bombardieri pesanti B-17, B-24, Lancaster ed Halifax. Quello che mi indigna è che nel 1944 e nel 1945 i partigiani alessandrini potevano fermare i loro alleati per salvare Alessandria ma non l’hanno fatto. Ma soprattutto non hanno fatto niente per evitare l’inutile e ancor più criminale bombardamento del 1945, il secondo dei due commemorati ieri, quello del 5 aprile, a venti giorni dalla fine della guerra. E gli studenti delle scuole, presenti alla cerimonia – insieme ai musicisti del Conservatorio Vivaldi (che hanno reso omaggio con canti e musica), alle autorità ed alle due superstiti, suor Nicoletta, di 92 anni, scampata all’attacco del 5 aprile 1945 che colpì l’asilo di via Gagliaudo, e Pierina Garavelli, sopravvissuta all’attacco in Cittadella del 5 settembre 1944 – devono sapere come sono andate le cose. Il 30 aprile 1944 era la domenica dell’Ascensione e, poco dopo mezzogiorno, provenienti da Valenza, i bombardieri anglo-americani hanno preso di mira il centro abitato alessandrino sganciando a casaccio centinaia di bombe senza discriminazione di sorta, mentre i caccia al seguito hanno vigliaccamente mitragliato, da 40 metri d’altezza, la popolazione civile che a quell’ora affollava le vie e le piazze della città. La seconda incursione, che è seguita lunedì 1° maggio verso mezzanotte, è stata caratterizzata dal lancio di bombe incendiarie. I morti sono stati complessivamente 239, in maggioranza casalinghe (75), bambini e studenti (45), ferrovieri, operai e artigiani (59). I militari deceduti, quasi tutti nella caserma di Cabanette, sono stati 17. Altri bombardamenti sulla città ci sono stati il 21 e 29 giugno 1944, a metà mattinata, durante i quali sono stati colpiti i ponti ferroviari sul fiume Bormida e sul Tanaro; l’11 luglio alle ore 11, è stata la volta di un bombardamento massiccio su tutta la città e sull’area della stazione ferroviaria, con un bilancio di 46 morti; le incursioni anglo-americane sono proseguite il 17, 20, 21 e 27 luglio, senza vittime, ma con molte distruzioni lungo la ferrovia; bombardamenti americani e inglesi anche il 2, 7, 20 e 21 agosto, che hanno causato la demolizione di sei arcate del ponte sul Bormida, i morti sono stati 31; il 3 settembre con otto vittime e il 5 settembre quando fu colpito il Borgo Cittadella con 39 morti. Altro bombardamento a tappeto, come abbiamo visto, c’è stato nel primo pomeriggio del 5 aprile 1945, causando 160 morti, quasi tutti civili e, tra essi, quaranta, tra bambini e suore dell’asilo di Via Gagliaudo. Quarantacinque case rase al suolo, oltre mille vani distrutti o resi inabitabili, oltre seicento i feriti. La città è stata ancora oggetto di bombardamenti e di mitragliamenti a bassa quota (vigliacchi cecchini aerei che mitragliavano esclusivamente incolpevoli civili) fino al 24 aprile del 1945. Alla fine Alessandria doveva registrare una distruzione di vasta portata che rase al suolo il quindici per cento dell’area edificata. Ma i nostri morti, nello scenario bellico 1940 – 45, sono stati una sparuta minoranza sia in senso assoluto che in senso relativo, cioè in rapporto alle altre nazioni coinvolte. Non si può vivere nella menzogna e bisogna dire una buona volta che l’Italia è la nazione che ha avuto meno morti insieme a Usa e Regno Unito, ma è l’unica nazione al mondo dove da settant’anni è in atto una propaganda martellante che nasconde molte verità, facendo anche credere che qui da noi sia arrivata l’apocalisse mentre – in verità – in Germania, in Urss, in Francia, nei Balcani, in Grecia, in Africa, in Giappone, in Polonia – senza dimenticare l’Olocausto – in Ungheria, in Cina è stato molto ma molto peggio (sotto si può leggere la triste classifica dei morti della seconda guerra mondiale). Questa è la verità.
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