dal Mocca di Alessandria – La sconfitta casalinga contro il Como può avere effetti ben più pesanti del solito. Voglio essere franco ancora una volta e devo ammettere che chi sta facendo davvero la propria parte è la tifoseria che, sabato scorso al Mocca, ha spronato l Grigi per il centinaio di minuti di gioco e solo alla fine ha manifestato civilmente la propria delusione. Una delusione frutto del risultato o della prestazione? Anche perché se quello che interessa il tifoso è vincere, lo stesso non vale per dirigenti, addetti ai lavori, tecnici, giocatori e, soprattutto, giornalisti. Perché in un campionato fatto di 39 partite – più eventuali spareggi – non si può prescindere dalla qualità delle prestazioni offerte da una squadra e dalla sua costanza di rendimento, la sola a garantire il raggiungimento degli obiettivi. È vero, abbiamo passato l’inverno a rincorrere la testa della classifica e spesso siamo stati capolista anche se riesce difficile ricordare in quale, delle 36 partite fin qui disputate, l’avversario di turno è stato surclassato dai Grigi. Non ce ne sono state e, quando s’è vinto, e si è vinto tanto, c’è stato spesso un episodio favorevole e determinante che ha modificato gli equilibri in campo. In realtà le partite che abbiamo giocato decentemente, o per lo meno, nelle quali siamo stati indiscutibilmente superiori agli avversari, sono state quella dove abbiamo perso in casa contro il Monza e, soprattutto, il recente pareggio esterno a Salò, senza dimenticare la buona prestazione offerta a Bergamo contro l’Albinoleffe che ci ha reso zero punti, e la sconfitta di Novara dove abbiamo tenuto testa con disinvoltura ad una squadra chiaramente costruita per cimentarsi nella categoria superiore. Se poi qualcuno pensa che la qualità del gioco fin qui offerta dai Grigi sia da imputarsi al Mister che ordina ai suoi di avventurarsi in giro palla, lenti e sterili, per poi dare un calcione alla sfera sperando che Marconi, ormai marcato da quattro avversari, controlli un lancio a due metri e mezzo di altezza, si sbaglia. E se qualcun’altro continua a pensare che, se avessimo avuto il miglior Guazzo di sempre, la qualità del nostro gioco (non delle giocate, attenzione perché non è la stessa cosa) sarebbe stata decisamente superiore, credo si sbagli di grosso. C’è tempo per fare analisi tecniche e non è questo certamente il momento, perché c’è in vista il rush finale e di queste cose bisogna parlare a bocce ferme, ma una cosa è certa: è stato bello sognare di “passare in mezzo alle gocce” arrivando primi, anche se sappiamo benissimo che il nostro obiettivo realistico erano i play off e, raggiungendo gli spareggi, partendo da dove siamo partiti, avremmo fatto qualcosa di cui andare tutti fieri. L’importante ora, più che mai, è dimostrare alla squadra e allo staff la gratitudine per quello che hanno fatto fin qui e cercare di alleviare al massimo la tensione, cosa che, onestamente, non credo stia riuscendo abbastanza. Ancora qualche nota finale in attesa del Renate, sperando che si tratti solo di scivoloni e non sia invece la cifra che caratterizza questa piazza calcistica quando le cose non girano per il verso giusto. Innanzi tutto il Grande Capo Penna Scadente sta piagnucolando perché è stato imposto dalla Società il silenzio stampa e, anziché approfittare del vuoto informativo per scrivere qualcosa di intelligente in assenza di contradditorio, si lamenta per non poter offrire ai propri (sempre più scarsi) lettori i pettegolezzi sportivi che elargisce tutto l’anno a piene mani. Non mi meraviglio di cotanta mancanza di cultura sportiva visto che anni fa, in una stagione caratterizzata da risultati importanti da parte della squadra, si era inventata, insieme al suo cerchietto magico, il “silenzio stampa al contrario”, cioè il suo fogliaccio illeggibile non citava più i Grigi. Sapete come è finita? Che il suo direttore dopo pochi giorni l’ha costretta a scrivere della squadra senza se e senza ma. Un componente del famoso Direttorio (4 tifosi eccellenti e Penna Stridente) passa i giorni su FB a massacrare D’Angelo accusandolo di ogni nefandezza. Pur non frequentando il nostro attuale Mister ma conoscendolo come persona per bene che sta facendo un buon lavoro qui da noi, sono felice che riceva aspre critiche da questi qua. Soprattutto da uno di loro che ricordo a Sorrento, alla fine di una partita persa dai Grigi in modo rocambolesco, quando si è attaccato alla rete di recinzione del campo per fare in modo che i suoi insulti e le sue accuse arrivassero in modo inequivocabile al mister d’allora che si chiamava Sarri. Se tanto mi dà tanto essere considerati allenatori scarsi da certa gente ti apre le porte della Serie A. Per la cronaca: non ho mai visto quel tizio contestare allenatori come Scusatis che, dopo Alessandria, non ha più allenato neppure la squadra dei pulcini della parrocchia di San Gaspare di Rapolla. Se questo tifoso eccellente fosse un capo indiano pure lui, non potrebbe che chiamarsi “Occhio di Falco“. Augh.
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