Alessandria (Andrea Guenna) – Solo un falso ideologico per l’ex sindaco di Alessandria Piercarlo Fabbio (nella foto) e per Carlo Alberto Ravazzano ex ragioniere capo. Tre anni al primo e due anni e sei mesi al secondo. Dei tre reati loro ascritti, truffa ai danni dello Stato, abuso d’ufficio e, appunto, falso ideologico, è rimasto l’ultimo, probabilmente perché i giudici, partiti in quarta con l’arresto di Ravazzano nel 2012, non potevano fare completamente dietro front, un cambiamento radicale di rotta difficilmente giustificabile se non ammettendo un errore clamoroso in ambito preliminare, un errore che la gente non avrebbe capito né tantomeno accettato. Tuttavia bisogna rendere onore a questa Corte che ha dimostrato ancora una volta la propria obiettività e la capacità di essere refrattaria alle massicce sollecitazioni politiche e di una stampa scandalosa, in malafede, tutta schierata contro il centrodestra, forcaiola e vendicativa. Sostanzialmente cade l’impianto accusatorio messo in piedi dal pm Ghio e, dopo l’assoluzione della Corte dei Conti che ha sancito la totale assenza di nesso causale fra l’operato della Giunta Fabbio ed il dissesto (nel senso che la precedente Giunta non è responsabile del fallimento di Alessandria), ora, in ambito penale, non si parla più dei due reati più odiosi, truffa e abuso, ma solo del reato minore, anche se i giudici del Tribunale di Alessandria in primo grado hanno ritenuto di infliggere una pena che mi sembra esagerata, tre anni, e l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Piercarlo Fabbio, sentito a caldo dopo la sentenza che è stata resa oggi pomeriggio verso le quattro, ha già annunciato appello: “Mi sento sollevato – ci ha detto l’ex sindaco di Alessandria al telefono – perché sono stato assolto, insieme all’amico Ravazzano, dai due reati a sfondo etico. Resta il falso ideologico ma farò appello e sarò completamente scagionato, ne sono certo”. Perché falso ideologico? Perché Fabbio ha sottoscritto il certificato del patto di stabilità del 2010 che avevano elaborato i dirigenti. Il Comune di Alessandria nel 2010 ha “sforato” perché l’allora ragioniere capo Antonello Zaccone si era “dimenticato” di fare domanda per ottenere la cosiddetta “compensazione verticale” alla Regione Piemonte che avrebbe permesso di rientrare in quanto a Torino non avrebbero avuto difficoltà ad accreditare una somma milionaria al Comune di Alessandria perché richiesta a titolo di investimenti che sono privilegiati dalla legge per il patto di stabilità interno. Investimenti che il Comune di Alessandria stava facendo e che quell’anno ammontavano a 23.531.502 euro. Falso ideologico perché, secondo i giudici di primo grado, Fabbio ha firmato un documento riferito ad un rendiconto (bilancio di chiusura) in cui, per rispettare il patto, in assenza delle compensazioni regionali, era stato necessario spostare qualche voce passiva all’anno dopo. Nella fattispecie appare eccessiva la pena di tre anni inflitta a Fabbio e di due anni e mezzo a Ravazzano, anche se è meglio attendere la motivazione della sentenza per esprimersi in merito. Per quanto riguarda l’aspetto finanziario sono stati negati i 10 milioni pretesi dal Cissaca, mentre la richiesta danni di altri 10 milioni (sic!) a favore del Comune fatta dall’avvocato Boccassi si è ridotta a 50.000 euro.
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