Alessandria – Marco Marenco, il patron di Borsalino arrestato venerdì scorso dalla polizia cantonale ticinese, responsabile di un buco di oltre 3,5 miliardi di euro, rischia fino a 30 anni di carcere per bancarotta fraudolenta aggravata, appropriazione indebita, evasione fiscale, truffa e riciclaggio. Per gli inquirenti una parte consistente della distrazione di risorse è stata operata col trasferimento all’estero di quote societarie, passate sotto l’ombrello della tedesca FisiGmbh, a sua volta controllata dalla Helm ltd con sede nell’Isola di Man, a capo di una serie di aziende operanti nel settore dell’energia. Secondo alcune indiscrezioni uscite dalla Procura di Alessandria che conduce la parte di inchiesta riguardante la Borsalino, la più famosa fabbrica di cappelli del mondo con sede a Spinetta Marengo (AL) di cui il bancarottiere astigiano detiene la maggioranza delle azioni, agli atti dell’inchiesta esiste già una sua assunzione di responsabilità da parte dello stesso Marenco contenuta nel verbale redatto nello studio di Stefano Ambrosini, curatore del fallimento Speia (una delle sette società dichiarate fallite per 1,3 miliardi di debiti). “Ero io che decidevo le politiche di bilancio – ha confermato Marco Marenco ribadendo una deposizione di un paio d anni fa -, dando le direttive alle persone che occupavano poi materialmente di redigerli”.
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