Alessandria (Piero Giacobone) – La città deve scegliere se volere davvero o meno i beni di proprietà dello Stato che può acquisire a titolo gratuito in forza della legge sul Federalismo Demaniale. Si tratta del D.L. 21 giugno 2013, n. 69, convertito nella Legge 9 agosto 2013, n. 98. I beni disponibili sono: l’Aeroporto Turistico (Ex piazza d’ Armi), alcuni negozi di Via della Santa, Forte Bormida, Forte Ferrovia, l’immobile dell’ex Genio militare di Via Piacenza, il ricovero collettivo antiaereo, la strada circondariale della Cittadella, alcuni terreni retrostanti al Cimitero, alcuni terreni e fabbricati circostanti al Forte Ferrovia, un terreno residuo di pertinenza fabbricati lavoratori agricoli. Il dubbio nasce dal fatto che quei beni, solo per la loro manutenzione, costano, ed il nostro Comune, forse, i soldi per mantenerli non li ha. La strada dietro alla Cittadella che sbocca in Via Pavia deve essere pulita, forse asfaltata, certamente illuminata. L’attuale aeroporto, se trasformato in parco pubblico, deve essere piantumato, sorvegliato, accudito. Insomma, come amava ripetere qualcuno, la spesa non è tanto acquistare una casa quanto mantenerla. Fare politica seriamente è gestire il denaro di tutti con prudenza cercando di spendere se si è sicuri che quella spesa abbia un ritorno utile per la cittadinanza. Se poi un Comune come il nostro dimostra di non essere in grado di curare quello che ha, come si può pensare di prendere altra roba?
“Il fatto è proprio questo – dice al cronista Piercarlo Fabbio, capo dell’opposizione in Consiglio Comunale – perché la gestione del bene pubblico ha un’importanza primaria per evitare il degrado della città”. Ma bisogna tener conto anche d’un gruppo di ragazzi accampati nell’area di Forte Ferrovia al di qua del Bormida. Si sono sistemati in camper e roulotte e se il Comune dovesse acquisire quel forte questi signori devono sgombrare, ma non è una cosa tanto semplice. La domanda sorge spontanea: l’anarchico dove lo metto? C’è da aspettarsi di tutto, perfino che occupino Palazzo Rosso o che si accampino in Piazza libertà. Siamo in un paese strano, certamente l’Italia non è un Paese normale come sognava D’Alema in quanto le stramberie vogliono che chi punta, giustamente, il dito sugli evasori (veri o presunti) non sembri altrettanto disturbato dal fatto che chi occupa, chi disconosce uno Stato (per carità ingombrante, ma per faccende differenti da quelle sventolate), non paga tasse, non rispetta la proprietà privata, l’autorevolezza degli enti locali né la dignità della polizia, fa sempre quello che vuole. Singhiozzi di illogica quotidianità italiana. In rete ti capita di inciampare nella lista “incompleta e non ufficiale di realtà autogestite e centri sociali”. L’elenco si divide tra occupazioni in corso, strutture sgomberate, e altre di cui poco si capisce (non essendo esattamente “attività” legalizzate, tenere il passo non è uno scherzo). Scherzare per scherzare ad Alessandria, oltre a Forte Ferrovia, ci sono Forte Guercio Occupato e Subbuglio. Comunque la si veda, qualsiasi postilla si voglia aggiungere, resta il fatto che si sta parlando di quello che la sinistra indica come un serbatoio importante di voti, voti di chi si dichiara contro, che occupa e inneggia a un’anarchia di cui probabilmente non conosce neppure il senso. Si tratta di realtà (pressoché sempre illegali) che non si può più fingere di ignorare, che crescono e con cui l’amministrazione comunale, ancorché di sinistra, non può continuare a fare la tenera. Salvo non scelga di dichiarare apertamente di non voler amministrare. Come diceva mia nonna, i nodi vengono sempre al pettine, e se sgombriamo Forte Ferrovia, il nodo al pettine è l’anarchico o, come scriveva Prezzolini quarant’anni fa (la piaga è datata), il “Conte…Statario” o anarchico che sia, dove lo metto?
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