Alessandria (Andrea Guenna) – Certe volte, a seguire i fatti e i misfatti compiuti nella gestione della Cosa Pubblica, mi chiedo se chi è nella “stanza dei bottoni” ci fa o ci è. Sì perché se un impiegato di una qualsiasi azienda privata dovesse dimenticarsi uno zero nello scrivere una cifra determinante per la produzione, causando un danno enorme che deriva da una serie di eventi concatenati fra loro in un devastante effetto domino, sarebbe scoperto e licenziato in tronco. Invece qualcuno, in Provincia, ha scritto (per errore?) una cifra dieci volte inferiore dimenticandosi uno zero e causando il blocco dei conferimenti a Co.Re.Pla., il consorzio di recupero della plastica, rendendo inutile, di fatto, l’autorizzazione ad Aral (la partecipata dello smaltimento rifiuti) per lo smaltimento ed il riutilizzo della plastica riciclata e… tutto va bene madama la marchesa. La conseguenza è stata che la partecipata alessandrina dello smaltimento rifiuti, non potendo lavorare in quel settore, ha perso un milioncino di euro nel solo 2014. Se si trattasse d’una ditta privata si potrebbe dire, pur a malincuore per le conseguenze che ricadrebbero sui lavoratori, che il siur Brambilla di turno, titolare dell’azienda, ha perso un milione. Ma si tratta di soldi suoi, del siur Brambilla s’intende, e dei suoi quattrini può fare più o meno quello che vuole. Ma qui si tratta di un Ente pubblico che si è mangiato un milioncino che non è suo ma nostro, dei cittadini che pagano le tasse. Tradotto in soldoni, a causa di quelle “16 tonnellate” invece di “160 tonnellate” che la Provincia di Alessandria ha autorizzato di smaltire, ogni abitante della nostra provincia, dal neonato al centenario moribondo, ci ha rimesso 2,5 euro.
Ma non basta perché la vicenda non si traduce solo in un mero conteggio aritmetico, in quanto quella plastica qualcuno l’avrà ben dovuta smaltire… sì, ma chi? Come sappiamo, non la partecipata dei rifiuti, ma un privato (magari amico di qualcuno che conta, che credo di sapere chi è, anche se non lo scrivo ancora) che ha svolto quel lavoro facendolo pagare almeno il triplo ai Comuni consorziati in Aral che hanno conferito la plastica. In giurisprudenza, se non ricordo male, si tratta di un fatto che ha causato un lucro cessante (mancato smaltimento e riciclaggio da parte di Aral) e un danno emergente (maggior costo per i cittadini a causa dello smaltimento e riciclaggio effettuati da privati) a carico dei Comuni. Quindi a quei 2,5 euro, si aggiungono altri euro che dobbiamo pagare sempre noi cittadini per ingrassare altri cittadini più furbi e mariuoli che hanno fatto il lavoro al posto dell’Ente pubblico, cioè al posto nostro. Della cosa si è accordo l’attento presidente della Commissione di Controllo Emanuele Locci che nel corso della Commissione Bilancio (Presidente Barosini) del 1° aprile scorso si è rivolto al presidente ingegner Delucchi, subentrato qualche mese fa a Bocchio alla testa di Aral, per sapere come mai il ricavo dalla vendita della plastica riciclata è diminuito di un milione di euro nel 2014 rispetto al 2013. Delucchi, che è una persona perbene, non ha potuto rispondere altro che la verità, e cioè che quel milione di perdita è dovuto ad un errore materiale sull’autorizzazione da parte della Provincia che ha ridotto la possibilità di stoccaggio.
Insomma, per dirla in parole semplici, la Provincia ogni anno autorizza Aral tramite Co.Re.Pla. a stoccare quantità di rifiuti fra cui la plastica, solo che nel 2014 qualche fenomeno (che per un maligno come me l’ha fatto apposta) ha autorizzato Aral a smaltire e riciclare 16 tonnellate di plastica invece di 160 (si è dimenticato uno zero). A questo punto i clienti, fra cui molti Comuni della provincia, hanno dovuto rivolgersi altrove (ad un privato senza limiti di stoccaggio). Per questi motivi in Commissione Bilancio, la vicenda che riguarda la gestione di Aral ha tenuto banco, anche perché la partecipata ha chiuso il 2014 in perdita per 2,6 milioni.
“La cosa ha dell’incredibile – ha detto Piercarlo Fabbio – in quanto Aral ha sempre chiuso in attivo per 120-130.000 euro ogni anno e vederla così indebitata stupisce non poco. Tuttavia c’è una spiegazione a tutto. Un milione è dovuto ad un’operazione di factoring – ha spiegato l’ex sindaco di Alessandria oggi capo dell’opposizione in consiglio comunale –, un altro milione è dovuto a quella concessione sbagliata per lo stoccaggio della plastica a Castelceriolo che ha ridotto la quantità da 160 tonnellate a 16 bloccando di fatto il conferimento alle piattaforme della plastica. Poi restano circa 600.000 euro di una partita di giro con la discarica di Novi Ligure che sarà però certamente riassorbita per compensazioni a bilancio”.
Ma Locci che, avendo sangue sardo, è un mastino, non ha mollato la presa rivolgendosi di nuovo al povero Delucchi per chiedergli come mai, sempre riferito ad Aral, le spese di vigilanza siano aumentate di oltre 100.000 euro all’anno. Il presidente ha detto che serviva un’unità di personale in più fornito da un’agenzia di vigilanza visto che rubavano il gasolio. Ma non era più semplice installare qualche telecamera e dotare gli autisti di una tessera per fare il pieno? Così se fra di loro c’è qualche furbo, il gasolio a sbafo non lo può più prendere. In questo modo si spendeva molto ma molto meno. Per contro le spese di trasporto sono aumentate, come sono aumentate anche le spese per le consulenze amministrative, ma stavolta Delucchi, messo alle corde, non ha saputo dare spiegazioni, come per il fatto che i rifiuti sono conferiti direttamente in discarica senza passare dall’impianto di trattamento come prevede l’autorizzazione AIA. È vero che da quando è cambiato il presidente questo fatto non si verifica più, ma ciò non toglie che fino al 2014 sono arrivati illegittimamente rifiuti in discarica senza passare dall’impianto di trattamento. Inoltre i camion entravano senza essere pesati e senza essere controllati dalle strumentazioni per il rilevamento della radioattività.
Se vivessimo in un Paese civile (Germania, Svizzera, Regno Unito, ecc.) tutto ciò comporterebbe il fatto che qualcuno debba rispondere ai cittadini nelle sedi competenti come le aule del tribunale. Ma siamo in Italia. E io pago.
Il presidente Locci, insoddisfatto, ha presentato una mozione in consiglio comunale, visto che proprio Alessandria è il Comune di maggioranza nel consorzio che gestisce Aral (leggere sotto).
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