Alessandria (Andrea Guenna) – Siamo al redde rationem. Un esercizio frequente in Italia dove da sempre si contrappongono con violenza talvolta inaudita la destra e la sinistra. Non è mai un confronto sereno, ma sempre uno scontro duro e velenoso. Ed è tale anche qui da noi a livello comunale: da una parte una sinistra sgangherata, che usa la demagogia e le frasi ad effetto, come se il suo elettorato annoverasse solo beoti ignoranti (trinariciuti di guareschiana memoria) cui propinare qualsiasi balla; dall’altra una destra silenziosa, distratta, talvolta intimidita, rassegnata al sacrificio ed assediata da tutte le parti. Il ragioniere capo Ravazzano è finito in galera (per qualche giorno), a Fabbio è venuto un infartino e a Vandone un ictus per cui gli hanno dovuto fare tre o quattro bypass. Sembrava finita per loro e i loro amici, ma la Corte dei Conti – chapeau, davvero – ha ristabilito la verità ed ha sentenziato che questa destra alessandrina non è responsabile del dissesto e, forse, che il dissesto non era neppure da approvare. Lo si deduce leggendo la sentenza dove c’è scritto che la crisi di liquidità del Comune di Alessandria era cronica e perdurante da anni, da molto prima dell’insediamento della Giunta di centrodestra del sindaco Piercarlo Fabbio. Tutto ciò mentre i conti, con Luciano Vandone assessore a finanze e bilancio, si erano raddrizzati e stabilizzati per cui se si fossero fatti gli interventi previsti per il secondo quinquennio di legislatura le cose si sarebbero sistemate definitivamente e la situazione si sarebbe normalizzata. Faccio riferimento, tra l’altro, al rinnovo delle concessioni che avrebbe fruttato al Comune di Alessandria circa 200 milioni: 42 dalla gara Amiu (che questa sindaca ha annullato senza motivo causando anche un danno erariale), 60 dalla gara Aral e 100 dalla gara Amag. E invece i trinariciuti mandrogni hanno fatto esattamente il contrario di quanto programmato, facendo fallire Amiu, facendo assorbire Aral da Amag che è già indebitata fino al collo e dimenticandosi delle reti gas. Ma i trina mandrogni potevano evitare tutti gli errori che hanno fatto in tre anni se solo avessero letto la memoria di due esimi economisti italiani quali il professor Elio Borgonovi della Bocconi e il professor Victor Uckmar dell’Università di Genova fatta pervenire in prima battuta al Comune di Alessandria nel dicembre 2011 e successivamente alla Corte dei Conti il 20 marzo 2012 (pubblicata per intero a pie’ d’articolo), che analizza puntualmente la crisi di Alessandria e ne indica le soluzioni.
Fu una sorta di consulto tra professori universitari richiesto dal professor Luciano Vandone ai due illustri colleghi nel quale si legge ad un certo punto: “Il Comune evidenziava i positivi risultati, tenuto conto che in soli sei mesi nel corso del 2011 per la sola TIA è stato recuperato l’85% dei crediti riferiti a 600 procedure esecutive. Il Comune sottolineava allora come l’innesco di questo meccanismo virtuoso avrebbe potuto certamente contribuire al miglioramento del risultato di amministrazione e dei flussi in entrata con una riduzione della necessità di ricorso alle anticipazioni del Tesoriere, fornendo anche dei dati numerici sul punto”.
Riscossione di crediti che Mago Zac, attuale ragioniere capo, non ha effettuato per almeno 2,5 milioni in base a risibili motivi procedurali poi risultati inconsistenti. Questa inerzia ha fatto perdere tempo e scattare la prescrizione (cinque anni) per cui i crediti sono decaduti. Meno male che Mago Zac ha due lauree, perché se ne avesse tre chissà cosa avrebbe combinato.
Inoltre Uckamr e Borgonovi osservano che “il Comune di Alessandria dava atto dell’opera di valorizzazione del patrimonio immobiliare, effettuata attraverso due società, la SVIAL srl e la VALO RIAL spa (…). Tali operazioni hanno consentito all’Ente di ottenere buone plusvalenze rispetto al valore contabile iscritto nel conto del patrimonio comunale dei beni prima trasferiti e poi alienati dalle due società, anche sottraendo le eventuali perdite subite dalle società (di proprietà del Comune stesso), perdite dovute alla diminuzione dei valori causata dalla crisi economica successiva al 2008”.
Naturalmente, visto che Svial e Valorial funzionavano bene i trina le hanno messe in liquidazione. Ma non è finita perché il Comune aveva avviato trattative per cedere ulteriori terreni ed edifici (i trina hanno gridato al peculato sull’incasso da parte di Vandone che si era, per loro, messo d’accordo con gli acquirenti per inconfessabili operazioni finanziarie a danno del Comune), ed aveva avviato una procedura di risanamento delle società partecipate.
Nonostante la validità della politica finanziaria di Vandone, il collegio dei revisori dei conti dava parere negativo sul rendiconto del 2011 anche se le motivazioni non si basavano su analisi autonome e puntuali fondate sui nuovi documenti contabili. Semplicemente, per il fatto che era aperta una procedura presso la Procura della Corte dei Conti che paventava la possibile esistenza di irregolarità, la rettifica sarebbe stata automaticamente, e a prescindere, insufficiente e non veritiera. A prescindere, appunto.
Tutto e tutti erano contro la Giunta di centrodestra. Era in atto un complotto? Chissà. Certamente questa ipotesi non è del tutto campata in aria in quanto le coincidenze erano troppe e non è possibile che fossero tutte frutto del caso. Un complotto – peut être – orchestrato da personaggi trombati politicamente e professionalmente che hanno forse trovato un humus favorevole tra qualcuno della pianta organica di Palazzo Rosso che, o per motivi personali, o per motivi professionali, o per motivi politici voleva fare lo sgambetto a Fabbio e a Vandone.
Ma veniamo ai risultati di gestione dell’amministrazione di centrodestra. Nel 2008 abbiamo un attivo di 3.627.286 euro, nel 2009 era negativo (- 5. 993.590,05 euro) ma nel 2010 era già decisamente migliorato (-1.982.908,43 euro) e tale miglioramento (+4.010.681,62 euro) costituiva un segnale molto positivo, e segnava forse una definitiva inversione di tendenza. In sostanza Vandone, nonostante che avesse ereditato un passivo gigantesco da Tortarollo (Giunta Scagni) era riuscito a contenerne gli effetti al punto da imprimere alla macchina comunale un percorso virtuoso che avrebbe portato a riassorbire il deficit. Ciò nonostante il fatto che a livello nazionale vi fosse una contrazione del PIL superiore al 6%, con effetti negativi sulla finanza pubblica in generale e sulla finanza degli enti locali in particolare.
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