Sentite questo rumore? È il rumore delle ossa dei mandrogni di un tempo che, indignati, si rivoltano nella tomba. Tombe di fosse comuni sparpagliate per tutta l’Europa. E questo spiega perchè i cimiteri della Fraschetta siano sempre stati assai piccoli e per lo più riservati alle donne. I mandrogni, all’origine, erano arabi provenienti via terra dalla Tunisia passando per la Spagna, rifugiatisi, dopo aver saccheggiato Genova nel 920 dopo Cristo, nei pochi terreni emersi della grande palude allora compresa tra Novi, Tortona e Alessandria (saranno i Ghilini a bonificarla secoli dopo). Per compensare l’avarizia della natura dei loro territori i mandrogni, al pari degli ebrei poveri, seguivano gli eserciti per derubare i morti, comprare il bottino e commerciare in grappa che loro stessi distillavano. Grandi intenditori di cavalli, erano impareggiabili nel loro commercio e, per il tempo di venderlo, sapevano trasformare un vecchio ronzino sfiancato in un focoso puledro o all’opposto uno stallone intrattabile nella più mite e tranquilla delle creature. Il tutto avveniva con sagge misture di decotti di papavero e belladonna, mentre il pelo del cavallo rubato veniva tinto con mallo di noce ed altre misture similari per renderlo irriconoscibile. Loro scelta di vita era la libertà e l’indipendenza. Ed il loro bene di partenza erano un cavallo, un mantello e una lunga frusta da postiglione con cui erano in grado di vincere chiunque avesse un coltello o un’arma rimanendo ad oltre quattro metri di distanza. Nessuno si sarebbe mai permesso di ingannare o truffare un mandrogno poichè le vendette si passavano di padre in figlio e non venivano estinte se non a missione compiuta. Benchè andassero poco in chiesa Dio sembrava amarli e quando poteva, senza farsi troppo notare, dava loro una mano. Proprio per questo per secoli la Fraschetta continuò a confinare con quattro stati differenti in cui era facile smerciare qualcosa che si era rubato in un altro. Inoltre, per volere divino, si fece in modo che da qualche parte in Europa ci fosse sempre una guerra e dovendo far disputare una grande battaglia in Italia si scelse gentilmente proprio Marengo, parte terminale dei territori mandrogni. La giusta e comprensibile indignazione dei nostri sacri antenati nasce dal fatto che da un po’ di tempo Alessandria sembra essere divenuta città di truffati anzichè stimata ed invidiata patria di truffatori. Ed i truffati sono per definizione più “ciula” dei truffatori. Nel volgere di un decennio siamo riusciti a farci vendere due ponti che non erano da costruire, e l’abbiamo fatto dopo averne distrutti altri due ancora in ottimo stato (uno era perfetto, l’altro aveva sei arcate chiuse su nove per mancata manutenzione e sarebbe bastato pulirlo). Poichè l’appetito vien mangiando, ora vogliono costruirne un altro sul Bormida che non porta da nessuna parte, ma serve unicamente a valorizzare un’area golenale che è stata chiusa per potervi costruire sopra. Mentre un tempo i mandrogni impavidi sfidavano i gendarmi dell’intera Europa, oggi sono bastati alcuni escrementi di topo per mettere in crisi l’intera città. Ciò ha provocato la chiusura di una scuola, neanche fossero stati escrementi di leone. E poi c’è la storia delle polveri sottili che vanno e vengono in modo assai sospetto. Infatti mancando le analisi non si sa da dove provengano portate dai venti. E darne la colpa alle automobili è da citrulli o da furbetti che le usano per giochetti di speculazione edilizia. Arrivati a questo punto gli alessandrini si chiedono cosa c’è che non va nella città e perchè siamo oppressi da un destino malvagio che erode la nostra economia e ci fa perdere popolazione. La risposta è assai semplice: Dio non ama gli stupidi.
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