Roma – Bufera al Ministero dei Trasporti per l’inchiesta condotta dai carabinieri che indagano sulle grandi opere e sui relativi appalti. Le indagini sono coordinate dalla Procura di Firenze e riguarda le Grandi Opere. Quattro arresti per corruzione, induzione indebita, turbata libertà degli incanti ed altri delitti contro la pubblica amministrazione; 50 indagati e, fra questi, c’è anche un importante imprenditore del tortonese. Tra gli arrestati eccellenti c’è Ercole Incalza, ex capo della Struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (in pensione dal dicembre scorso). L’accusa dei pm è di corruzione che, tradotto, significa: tangenti in cambio di appalti pilotati. Oltre a Incalza, l’altro personaggio chiave dell’inchiesta è l’imprenditore Stefano Perotti ma si fa anche il nome del ministro Maurizio Lupi. Torna sul registro degli indagati Vito Bonsignore del Nuovo Centro Destra insieme ad Antonio Acerbo, l’ex manager già arrestato lo scorso ottobre nel filone d’inchiesta milanese. L’operazione del Ros dei carabinieri è in corso e dura da stamane a Roma e a Milano, ma anche in altri centri in diverse regioni italiane fra cui il Piemonte e in particolare la nostra provincia, per la precisione Tortona, dove gli uomini della Benemerita sono entrati negli uffici di una grossa ditta ed hanno sequestrato molti incartamenti che riguardano tutte le principali grandi opere, in particolare gli appalti relativi alla Tav fiorentina e del Terzo Valico, oltre ai lavori relativi alla costruzione di Palazzo Italia per Expo. Particolarmente colpito sembra essere il figlio del ministro Lupi, Luca Lupi che, secondo quanto scrive il gip di Firenze nell’ordinanza di custodia cautelare, è stato assunto da Stefano Perotti in un’azienda appaltatrice mentre al ministro delle Infrastrutture e ai suoi familiari sarebbero stati fatti dei regali come un vestito sartoriale e un Rolex da 10.000 euro al finito figlio in occasione della laurea. A regalare il vestito al ministro sarebbe stato Franco Cavallo, uno dei quattro arrestati oggi. Le grandi opere finite nel mirino della magistratura sono la linea ferroviaria alta velocità Milano – Verona (tratta Brescia – Verona), conferiti dal Consorzio CEPAV DUE, aggiudicatario dei lavori; il Nodo TAV di Firenze per il sotto attraversamento della città, conferiti dal Consorzio NODAVIA, aggiudicatario dei lavori; la tratta ferroviaria alta velocità Firenze Bologna, conferiti dal Consorzio CAVET, aggiudicatario dei lavori; la tratta ferroviaria ala velocità Genova – Milano Terzo Valico di Giovi, conferiti dal Consorzio COCIV, aggiudicatario dei lavori; l’autostrada Civitavecchia – Orte – Mestre, conferiti dal Consorzio “ILIA OR – ME, aggiudicatario dei lavori; l’autostrada Reggiolo Rolo – Ferrara, conferiti dalla Autostrada Regionale Cispadana spa; l’Autostrada EAS EJDYER – EMSSAD in Libia, conferiti da Anas International Enterprise spa; il Macro lotto dell’autostrada A3, Salerno Reggio Calabria, dal consorzio ITALSARC; la progettazione del nuovo centro direzionale ENI di San Donato Milanese. Secondo gli inquirenti il sistema ha sfruttato la previsione normativa, contenuta nel Codice degli Appalti, che affida al general contractor (nel caso del Terzo valico il Cociv) l’esecuzione dei lavori e la loro direzione. La legge ha definito questa figura contrattuale quale soggetto giuridico che garantisce alla P.A. committente la realizzazione di opere strategiche “chiavi in mano”, occupandosi anche della progettazione e della gestione della fase realizzativa dell’opera direttamente, o attraverso imprese terze. Inoltre le convenzioni e i successivi contratti fra l’ente appaltante e il general contractor prevedono che il direttore dei lavori designato e il suo staff debbano avere il preventivo gradimento dell’ente appaltante. Proprio questo rapporto di “dipendenza” del controllore con il controllato sarebbe stato sfruttato dagli indagati per la realizzazione dei propri fini di arricchimento illecito.
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