CARI PRETI, ADESSO ANDATECI VOI A COMBATTERE LA GUERRA GIUSTA, NOI NON SIAMO ANCORA PRONTI PER COLPA VOSTRA –
Ha un bel dire uno dei due papi, quello più giovane, che bisogna fermare il genocidio dell’Isis. E chiede aiuto alle Nazioni Unite, alle varie coalizioni possibili perché “l’uso della forza diventerà necessario”. Ed ecco che quello che noi Templari ripetiamo da nove secoli è fatto proprio da questa chiesa piena di imbelli e di ipocriti, cioè che l’uso della forza contro l’Isis rientrerebbe nei parametri della guerra giusta.
In verità i cristiani dovrebbero evitare di usare la forza perché perseguono un’armonia fondata sulla giustizia che deriva da Dio, anche se è bene ribadire che sono pacifici ma non pacifisti. Non hanno, cioè, un atteggiamento ideologico nei confronti della guerra: cercano di evitarla sempre, ma si rassegnano all’idea che in alcune situazioni possa diventare inevitabile. Questi casi sono sanciti dalla dottrina della guerra giusta, che risale ai padri fondatori della Chiesa, e pone alcune condizioni precise.
Ad esempio il carattere difensivo dell’intervento, l’esistenza di una causa per cui condurlo e un’autorità legittima per lanciarlo, la proporzionalità della risposta e l’esclusione di mezzi intrinsecamente cattivi.
Nel caso dell’Isis è ovvio che lo Stato Islamico ha lanciato l’aggressione cui diventa necessario rispondere con la forza se non c’è nessuna soluzione politica possibile. La giusta causa è la difesa dei cristiani brutalmente ammazzati per il solo fatto di essere tali.
Il Papa-bis è stato molto chiaro: “L’aggressione deve essere fermata”. Bene, ci mandi i suoi, noi templari che alcuni preti, vescovi e cardinali stanno osteggiando in modo subdolo e vergognoso, non siamo ancora pronti.
Noi templari – che questa chiesa ha fatto massacrare da Filippo il Bello tra il 1307 ed il 1314 complici l’Ordine di Malta e i Cavalieri del Santo Sepolcro (ma noi abbiamo la memoria lunga e prima o poi giustizia sarà fatta perché non ci piacciono i conti in sospeso) – ci siamo appena rialzati, e abbiamo ripreso a lavorare secondo la Regola di San Bernardo ma, paradossalmente, abbiamo trovato proprio nella chiesa i nostri peggiori nemici.
Abbiamo scritto dieci lettere in cinque anni all’allora segretario di stato cardinale Tarcisio Bertone e per tutta risposta, la prima volta ci ha fatto convocare dal vescovo chiedendo di cambiare nome e diventare una confraternita, richiesta ovviamente respinta.
La seconda volta lo stesso Bertone ha proibito a monsignor Bessone, rettore del Santuario di Vicoforte, di celebrare per noi una messa in suffragio, fatto che si ripeteva ogni anno dalla nostra rifondazione, davanti ai cavalieri templari schierati con la propria mantella crociata.
Ci vada lei, Bertone, a combattere l’Isis, invece di pensare al suo attico da 700 metri quadrati. E si vergogni.
Non nobis Domine non nobis sed Nomini Tuo da Gloriam.
La segreteria generale del
Sovrano Militare Ordine del Tempio
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