Noi non pensiamo assolutamente di essere più intelligenti dell’Arma dei carabinieri, della Polizia e della Finanza. Per questo non riusciamo a spiegarci come sia possibile che non sappiano cose da sempre a perfetta conoscenza, non solo nostra, ma anche di un qualsiasi bambino residente in un comune della Fraschetta. Nel dire questo ci riferiamo ai responsabili dello smaltimento clandestino di rifiuti industriali nell’alveo del torrente Scrivia. Come è noto, lo smaltimento clandestino ha tre protagonisti: l’industria che produce rifiuti, e chi li trasporta e li seppellisce. Vi è una terza variabile, ossia il proprietario dei terreni ove avviene il seppellimento, che può essere o un privato oppure lo Stato se si tratta del greto di un fiume. Poichè non tutti posseggono enormi buchi in cui seppellire decine di migliaia di bidoni, non occorre essere Sherlock Holmes per capire come è il gioco e chi lo gestisce. Che i bidoni tossici siano seppelliti lungo il corso dello Scrivia è eccezionalmente grave perchè dalle acque sotterranee di questo fiume traggono alimentazione le falde dei territori compresi tra Serravalle, Tortona ed Alessandria. Sono i territori in cui dovrebbe essere vietato, nel modo più assoluto, qualsiasi azzardo ambientale. In particolare le cave di sabbia e di ghiaia il cui compito naturale è proprio quello di filtrare e purificare le acque profonde. E già oggi paghiamo le conseguenze della politica dissennata seguita negli anni passati. Sempre nella piana alessandrina vi erano un tempo altre acque di ottima qualità di origine Orba, ma sono state rese in gran parte inutilizzabili dall’inquinamento delle acque di profondità dovuto a scarichi industriali incontrollati e a seppellimenti clandestini. E chi ne ha pagato le conseguenze è stata la locale economia. Ad esempio lo zuccherificio, che dava lavoro a centinaia di addetti stagionali, consumando moltissima acqua fu trasferito non potendo più utilizzare l’acqua dei suoi pozzi inquinata dagli scarichi di cromo della vicina Montedison. Ugualmente capitò per altre acque Orba inquinate da rifiuti tossici seppelliti alla sua confluenza con il Bormida. Principale preoccupazione dei politici alessandrini, ed in particolare della Provincia (o di ciò che ne resta), dovrebbe essere la tutela di ciò che ancora è utilizzabile delle nostre acqua di profondità. Il traffico dei rifiuti tossici non si riesce a fermare poichè rende più volte. La prima quando si seppelliscono e la seconda quando parte il ricco meccanismo della bonifica, a spese pubbliche, dei terreni inquinati. Ne diamo un esempio. Ventiquattro anni fa, in località Cadamo nel tortonese, furono trovati 30.000 bidoni di sostanze tossiche, ufficialmente seppelliti “a totale insaputa dei proprietari”. Cominciò la bonifica la cui direzione, accuratamente distribuita tra i partiti, agì in base allo slogan “mettere in sicurezza” che, da un punto di vista tecnico-scientifico, non voleva dire assolutamente nulla , ma permise di riempire di giustificazioni insensate intere pagine dei giornali locali e di stoccare, a Pozzolo, un numero di bidoni più che doppio, stranamente moltiplicatisi durante il trasporto. Poi gli improvvisati stregoni della bonifica ebbero un’altra bella pensata. A Genova spendendo miliardi, naturalmente pubblici, tempo addietro avevano costruito un bacino galleggiante, frutto del locale e rivoluzionario “genio italico”, che aveva il marginale difetto di non galleggiare se unito alla nave che doveva sollevare dalle acque. Qualcuno ebbe la bell’idea di riempirlo di bidoni tossici ed un giorno il bacino sparì con la motivazione, mai verificata, che era stato venduto alla Turchia. Da allora è passato quasi un quarto di secolo, ma evidentemente il male impunito continua a permettere ampi guadagni, protetto dalla cecità generale. A tutto questo un solo commento: smettiamola di parlar male della Mafia del Sud, sono solo dei ragazzini un poco ingenui.
Leave a Reply
Devi essere connesso per inviare un commento.