Alessandria – Giuseppe Caridi, 60 anni originario di Taurianova (RC) arrestato per essere appartenente alla ‘Ndrangheta il 20 giugno 2011 dai carabinieri del Ros, dopo essere stato assolto due anni e mezzo fa dal Gup Massimo Scarabello dal reato di concorso in associazione mafiosa e, più specificamente, di appartenenza alla ‘Ndrangheta, perché il fatto non sussiste ai sensi dell’articolo 530 Cpp”, torna colpevole dopo la sentenza della Corte di Cassazione di martedì con la quale ha annullato la sentenza di secondo grado tenendo buona la prima. Ieri mattina i carabinieri sono andati a prelevare i condannati e li hanno arrestati in quanto sono stati respinti tutti i ricorsi delle difese per Bruno Pronestì residente a Bosco Marengo, considerato il capo della locale di Novi (7 anni e sei mesi), Antonio Maiolo e Domenico Persico (6 anni, entrambi di Sale), Romeo Rea di Pozzolo Formigaro (5 anni e 4 mesi), Giuseppe Caridi di Alessandria (4 anni e 4 mesi), Sergio Romeo (4 anni e 4 mesi), Michele Gariuolo (Sommariva del Bosco, Cuneo), Roberto Coloca (Sommariva) e Fabrizio Ceravolo di Montà (Cn) 5 anni e 4 mesi. Giuseppe Caridi, calzolaio di Alessandria, già presidente della Commissione “Politiche del Territorio” ai tempi della Giunta Fabbio (2007 – 2012), fu “battezzato” picciotto il 28 febbraio 2010 in una cerimonia che si è svolta a casa sua. Il referente in zona era Bruno Francesco Pronestì di 62 anni, tutti facenti parte di una ‘Ndrina della nostra provincia collegata alle strutture di vertice dell’organizzazione calabrese, caratterizzata da tutti gli elementi tipici del gruppo di riferimento, riti di affiliazione, “cariche”, impermeabilità verso l’esterno ottenuta anche con l’utilizzo di linguaggi convenzionali e disponibilità di armi. Caridi, Compare Peppe o anche U’ Scarparu per gli “amici”, è stato ammesso ufficialmente a partecipare alle attività del locale, guidato da Pronestì, che riunisce i comuni di Alessandria, Asti, Alba e Cuneo. Alla cerimonia hanno partecipato, oltre ai sodali incardinati nel locale di Novi Ligure, anche una delegazione degli affiliati del locale di Genova, guidata da Domenico Gangemi, il quale, proprio in relazione all’ingresso nella compagine criminale del Caridi, ha esternato prima e dopo il conferimento, il suo pensiero in riferimento ai rapporti che dovrebbero intercorrere tra la ‘ndrangheta e gli appartenenti all’ambiente politico-amministrativo.
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