Quando si dice che ognuno deve fare il suo! A tal proposito domenica scorsa, durante la partita giocata contro la Cremonese, è successo un episodio sfuggito ai più e, praticamente, a tutti i giornalisti (meno uno) assiepati in tribuna stampa i quali, sempre bravi a raccogliere trascurabili pettegolezzi, quando succede qualcosa di importante proprio sotto i loro occhi non se ne accorgono. Siamo intorno al 20’ pt e Mora, lato rettilineo, si ferma per un probabile guaio muscolare. È richiamato vicino alla panchina e, dopo una diagnosi sommaria, anziché essere sostituito è rimandato in campo senza attendere nemmeno il cenno d’assenso dell’arbitro, motivo per il quale si becca il giallo per comportamento non regolamentare. La cosa sembrerebbe un autentico autogol della panchina grigia: abbiamo giocato infatti quasi 8’ in dieci, il giocatore infortunato è stato addirittura ammonito per essere rimandato in campo pur in condizioni fisiche precarie, salvo poi essere sostituito dopo pochi secondi. In realtà la manfrina di riportare il giocatore vicino alla panchina e farlo rientrare a forza in campo in modo irregolare è stata una mossa studiata. Mora era infatti in diffida, il problema fisico accusato non è stato giudicato guaribile nei tre giorni che ci separano dal match contro la Torres e quindi il nostro esterno è stato volutamente fatto ammonire per saltare la prossima partita (che avrebbe saltato lo stesso per infortunio) e ce lo ritroveremo, appena guarito, con la “fedina penale” immacolata. Ecco un esempio in cui per professionalità si intende prontezza di spirito della panchina. Ma ci sono centinaia di situazioni che, se affrontate con la stessa sagacia, possono trasformare momenti particolari in piccoli vantaggi, nel pieno rispetto del regolamento. Questo, tra altri che inevitabilmente non possiamo conoscere, sono segnali precisi che ci svelano una macchina organizzativa e sportiva d’una società che funziona. Tutti particolari che, se presi singolarmente, sembrano di poco conto, ma che sommati in una intera stagione possono fare la differenza. Infatti, se dovesse continuare questa sfida a tre per la testa della classifica, anche un punticino ottenuto sommando piccole frazioni di punto può risultare decisivo. Durante la stagione di Sarri, invece, la differenza in negativo con le nostre concorrenti dirette è stata determinata proprio dai particolari, oltre che, naturalmente, dalla volontà del Presidente Veltroni di “forzare le situazioni” (eufemismo), cosa che ha poi portato alla retrocessione per illecito. Inoltre in questo modo si dimostra in modo inequivocabile che, per far calcio in Alessandria, non sono indispensabili né mandrogni proprietari né mandrogni a dirigere l’Alessandria, anzi… Al contrario di quello che ci ha raccontato il Grande Capo Penna… Demente con le sue lenzuolate. Adesso per inquadrare attraverso i numeri il percorso dei Grigi in questo campionato vorrei sottolineare alcuni dati ricavati dalla scorsa stagione e confrontarli con quelli dell’annata sportiva in corso. Nella stagione precedente in C2 l’Alessandria ha totalizzato 57 punti in 34 partite finendo terza in graduatoria. Quel campionato era stato dominato dal Bassano che invece ha raccolto 69 punti, 12 in più dei Grigi. Entrambe promosse le due compagini militano oggi nella C unica e, dopo 27 turni, l’Alessandria ha in carniere 53 punti mentre i veneti sono fermi a 46. Il Bassano in estate ha ingaggiato mister Asta (al posto di Petrone) il quale, a detta di tutti, sta facendo molto bene, non ha smantellato l’impianto tecnico che ha dominato il campionato precedente confermando i giocatori migliori ed è perfettamente in linea con gli obiettivi. L’Alessandria invece non ha cambiato guida tecnica ma è intervenuta sul mercato con otto nuovi titolari. A oggi la squadra di D’Angelo non solo ha azzerato il gap con il Bassano ma lo ha sopravanzato fin qui di ben 7 punti in classifica e, se a fine stagione, le distanze fra le due squadre non dovessero variare, i Grigi in una sola annata avrebbero recuperato ben 19 punti ai veneti i quali, si badi bene, non stanno certo deludendo. Ecco perché parlo di una stagione mandrogna eccezionale. Quando poi si parla della qualità del gioco espresso dall’Alessandria, che certo non è quello che si dice “brillante”, mi limito a dire che i giocatori depositari di genio e sregolatezza sono mancati o mancano. E mi riferisco a Spighi sulla fascia, a Taddei che ha giocato il girone d’andata alla grande ma adesso è fuori per infortunio, a Iunco che appare in ritardo di forma e, soprattutto, a Guazzo il quale, a parte qualche giocata di classe pura, non ha mai offerto un rendimento accettabile. Non è la sola spiegazione plausibile ma, a conti fatti, per il momento può bastare.
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