Novi Ligure (AL) Franco Traverso – Come la Fiat di Valletta del dopoguerra era l’azienda dei “Mecca”, cioè dei meccanici, quando, per esempio, le Renault avevano le sospensioni a quattro ruote indipendenti con barre di torsione e quattro freni a disco, mentre le nostre andavano con molle e balestre, cambio al volante e freni a tamburo; quando le Morris avevano le sospensioni pneumatiche e la Citroen creava la mitica DS 19, mentre noi viaggiavamo ancora sulla Fiat 1400, un carrozzone lento ed assetato di benzina, scomodo e troppo grosso per il motore che aveva, così 50 anni fa la Pernigotti era l’azienda dei ragionieri… se andava bene, avendo al vertice del Cda qualcuno con la licenza di terza media. Senza cultura, marketing e ricerca non si va da nessuna parte e la Ferrero che era nata ottanta anni dopo la Pernigotti, grazie alla fantasia ed alla creazione di nuovi prodotti (Nutella, Mon Cheri), fece nei suoi confronti un sorpasso inarrestabile ed il suo fondatore Michele Ferrero prima di morire ha fatto ancora in tempo a brindare all’altro sorpasso, quello nei confronti della Nestlè. È la fantasia che traina le aziende perché senza fantasia non c’è innovazione. E la Pernigotti, pur annoverando funzionari intelligenti e dotati di fantasia, dopo la morte del commendator Paolo negli anni sessanta ha fatto avanzare gli altri, certi plantigradi esperti – si fa per dire – di bilanci e partita doppia, ma che non vedevano al di là del proprio naso e l’hanno affossata. Finita in mano ad Averna che se n’è subito disfatta, poi in mano ai turchi del gruppo Toksoz, quella che ai tempi del commendator Paolo era un’azienda all’avanguardia in Italia, è prossima ad un drastico ridimensionamento almeno qui da noi, e forse per la maggior parte della produzione non resterà neppure a Novi secondo le indiscrezioni che circolano a proposito del piano industriale presentato giorni fa che, tanto per cambiare, non piace ai sindacati. Buoni quelli. Pare infatti che la dirigenza abbia deciso di puntare sul cioccolato e sui prodotti per gelato, lasciando da parte il resto, torrone in testa. È la fine di un’era, che ha visto l’azienda novese per eccellenza svettare per il suo ottimo torrone con “Nocciole Piemonte”, e l’esclusivo torrone morbido Pernigotti, una vera specialità. Gli attuali proprietari si affideranno molto al marketing curando l’immagine, come è già stato fatto col primo rilancio del marchio, anche per il gelato. Quindi non più prodotti per Pasqua e Natale, ma di largo consumo per tutti i giorni. Niente operai stagionali quindi, almeno, così sembra di capire, a medio termine. Il piano strizza l’occhio ai mercati del Medio Oriente e dell’Asia, ed il listino si arricchirà di novi prodotti che potrebbero essere fatti in Turchia dove gli stabilimenti si stanno dotando degli impianti e delle conoscenze tipiche della nostra storica azienda. Oggi la Pernigotti è poco più di una realtà artigianale con 40 dipendenti fissi e 80 stagionali che, data la ristrutturazione, saranno quasi certamente lasciati a casa e a Novi ci si occuperebbe solo del settore gelati e cioccolato per il mercato interno. Ecco spiegato perché fra un anno, secondo il piano industriale, nascerà la Nuova Pernigotti. Ma non a Novi. Resta lo storico marchio, salvando quello si può ripartire, ma non in Italia dove la mano d’opera e l’incertezza rendono difficile qualsiasi impresa.
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