Novi Ligure (Franco Traverso) – Mi ha detto il direttore che stamane s’è fatto vivo in redazione l’ennesimo laureato in Scienze Politiche (ma non buttate i soldi nella laurea in scienze politiche!, n.d.r.) che cerca lavoro e voleva fare il giornalista. Il direttore gli ha detto a malincuore che non manchiamo di giornalisti ma di venditori di pubblicità. E l’appellante se n’è andato, preferisce vivere con la mobilità (650 euro al mese). E mentre ci sono i laureati al Dams (ma non buttate i soldi nella laurea al Dams!, n.d.r.) o in Scienze Politiche che cercano lavoro e non lo trovano, abbiamo i politici, anche se non hanno laurea, che sguazzano nei soldi. Sullo stipendio di Rocchino Muliere, suadente sindaco novese, uno dei tanti post comunisti fulminati sulla strada del Pd da Matteo Renzi, se ne sono dette e scritte tante ma, se la matematica non è un’opinione, si può scrivere meno e fare due conti in più. Orbene, il neorenziano Rocchino prende 2.788 euro lordi da sindaco ma, per sapere quanta zuppa porta a casa, bisogna sommarli a qualcos’altro, a qualcosa che attiene al suo status di “consigliere regionale in pensione”. Infatti grazie ad una legge – o meglio, ad un comma passato inosservato ai più – il vitalizio dei consiglieri regionali (Muliere è stato in Regione Piemonte dal 2000 al 2014) è calcolato con percentuali crescenti rispetto allo stipendio, a seconda di quanti anni il consigliere ha passato tra gli scranni dell’emiciclo regionale (con 5 anni si prende il 30%, con 10 anni il 60%, con 15 il 70% e infine con 20 o più si arriva all’80%). Non basta perché ad un certo punto (siamo nel 2010) i consiglieri hanno sganciando la loro futura pensione dallo stipendio che aveva iniziato a subire i colpi di mannaia della spending review, legandola all’indennità percepita alla data del 30 settembre 2011, ovvero quando era arrivata al massimo storico, per cui quelli che hanno iniziato a percepire il vitalizio alla fine della passata legislatura lo prendono sulla base di quanto percepivano tre anni fa e non quando hanno cessato il servizio. La legge che consente tutto ciò se la sono votata loro ed è la numero 27 (articolo 3, comma 1) del 31 dicembre 2010, che modifica la legge 24 del 2001 (art. 14, comma 1). Da allora la diminuzione delle indennità non avrebbe inciso sul vitalizio. Successivamente, nel 2014, quando la legislatura era ormai al crepuscolo, quegli stessi consiglieri abolirono i vitalizi – ma non i loro, quelli degli altri che sarebbero arrivati dopo. I politici più anziani, come Ugo Cavallera (vedi tabella sotto) rimasto in servizio ben 24 anni, percepiscono oggi l’80% dell’indennità che, come abbiamo visto, è parametrata al suo stipendio al 30 settembre 2011, che era di 9.948,09 euro, e l’80% per cento equivale, al netto di spese e accessori, a 7.094,70 euro, più d’un consigliere attualmente in servizio. Tra i paperoni si annovera anche il nostro Rocchino Muliere da Novi Ligure con un vitalizio maturato di 5.547 euro. Muliere, per sua stessa ammissione, lo prende già, in forza del meccanismo di legge che consente a chi era in carica fino alla settima legislatura, ovvero fino al 2005, di prenderlo cinque anni prima di compiere 60 anni, con la decurtazione del 30%. Facendo due conti il sindaco di Novi percepisce 2.788 euro come sindaco cui si devono aggiungere 3.883 euro che sono il vitalizio decurtato del 30% in quanto percepito da Muliere nei cinque anni precedenti al compimento del sessantesimo anno di età, e Muliere di anni ne ha solo 57 e mezzo. Alla fine della fiera il sindaco di Novi, contrariamente a quanto si legge sul solito fogliaccio illeggibile, porta a casa tutti i mesi 6671 euro lordi che sono più di 4000 euro netti. Con buona pace della propaganda.
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