dal Mocca di Alessandria – I Grigi sbancano Pavia e si rilanciano per il podio. Il DS Magalini ha costruito in estate una squadra d’alta classifica per la C girone unico non senza difficoltà dovute al “magazzino pieno“ e ad una quota di budget importante già prenotata dalle persistenti minchiate di Svicolone Menegatti, re indiscusso dei contratti biennali elargiti senza senso a giocatori senza mercato. Comunque sia, ingaggiare otto nuovi titolari come ha fatto quel DS ed azzeccarli tutti è impresa da annali del calcio, quindi se qualcuno dei giocatori arrivati nel mercato estivo non ha fin qui mantenuto le promesse bisogna valutare attentamente le motivazioni. Qualcuno per esempio si è trovato chiuso per motivi tattici, qualcun altro è retrocesso in gerarchia per merito di exploit di qualche compagno che ricopre lo stesso ruolo, qualche altro ancora per motivi evidentemente comportamentali. A tal proposito vorrei rinfrescare la memoria a qualche sportivo mandrogno che ama “inzuppare il biscotto“ nel “caso Guazzo” e lo fa giusto per dimostrare subdolamente quanto siano minchioni dirigenti e tecnici dei Grigi, non potendo attaccarsi ad altro (o meglio, perché, poco pratici, non trovano argomento migliore). “ Ma come si fa a rinunciare ad un attaccante così?“, oppure “certi giocatori sono magari difficili da gestire ma che ci stanno a fare un mister ed un DS se al primo problema entrano in rotta di collisione con il ragazzo?“, di seguito “un giocatore con tanta personalità e di riconosciuta bravura ti fa vincere le partite. Troppo facile saper gestire solo disciplinati soldatini di buon comando…“. Queste sono le frasi ricorrenti fra certi tifosi, alcuni dei quali, non più tardi di quattro mesi fa, di Guazzo dicevano che non è presentabile perché sovrappeso oppure “che non e ne facciamo niente di un attaccante che sbaglia due rigori consecutivi”. Chiaramente non sono a conoscenza delle motivazioni che hanno portato a questo rapporto (pare) irrimediabilmente sfilacciato fra giocatore e società ma l’esperienza mi suggerisce una chiave di lettura piuttosto semplice ed applicabile nel calcio a quasi tutte simili fattispecie: come si è allenato e come ha gestito il proprio fisico Matteo Guazzo negli ultimi sei mesi? Visto che si tratta di un ottimo ragazzo dotato di buona educazione e non certo un guascone arrogante, penso sia sufficiente trovare una risposta a questa domanda per sapere come sono andate le cose, risposta che la società ovviamente non renderà pubblica neppure sotto tortura. E poi Guazzo, per dirla tutta, non sta a questa Alessandria come Maradona stava al Napoli di Ferlaino, con le debite differenze, è ovvio! Adesso parliamo di modulo e di atteggiamento in campo. In linea di principio non stravedo per il 5-3-2 e tutte le sue (poche) varianti, in più mi divertono squadre che pressano alto l’avversario facilitando così i capovolgimenti di fronte senza obbligare i propri attaccanti a partire lontano dall’area avversaria o regger palla in attesa di rinforzi. Ma l’Alessandria non è un collettivo concepito ed allenato per applicare questa filosofia di gioco. E non è importante quel che mi piaccia, quanto invece stabilire fino a che punto D’Angelo riesca a tramutare in punti il capitale umano e tecnico a sua disposizione. Una cosa ritengo sia condivisibile: se si vogliono raggiungere i massimi traguardi non basta giocare come si è giocato a Pavia ma è necessario volere e sapere aggredire gli avversari in determinate situazioni con logica e passo diversi. Questa mi sembra essere l’analisi corretta, che va elaborata da chi pretende di essere credibile. Quando poi mi accorgo che molti giornalisti di casa nostra non si sono neppure resi conto che, domenica scorsa a Pavia, salito dalla panchina Valentini, la squadra ha assunto il modulo 3-5-1 anziché il 4-4-1 come hanno detto e scritto, allora mi chiedo cosa ci stanno a fare e perché sprecano tutto quel carburante per seguire la squadra in trasferta, e scrivere di quello che non sanno vedere e vedere quello di cui non sanno scrivere. Certo che, dopo aver assistito a Pavia-Alessandria, se fossi un pavese sarei davvero preoccupato di quanta poca duttilità e capacità di interpretare le situazioni sia nelle corde del Mister azzurro, il quale non ha trovato di meglio, in casa, sotto di un gol e con un uomo in più per 45’, che aggiungere punteros su punteros.
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