Milano (Federico Fossati) – Quello che non è riuscito a Berlusconi l’ha fatto Renzi. L’ha detto – papale papale – il segretario della UIL Carmelo Barbagallo in conferenza stampa. Il Jobs Act di Renzi colpisce i lavoratori soprattutto perché assimila i licenziamenti individuali a quelli collettivi, toglie loro la faccia, così sono più facili i massacri di massa per favorire le aziende che possono gestire liberamente il destino della gente monetizzando la decontribuzione delle nuove assunzioni. Siamo al ricatto legalizzato. Il più infame perché colpisce il lavoro e la famiglia. Si tratta di una legge tutta a favore dei gruppi di potere, a danno dei lavoratori che praticamente non hanno più nessuna garanzia. Inoltre si spacca il loro fronte perché quelli che il lavoro l’hanno già beneficiano dell’articolo 18, quelli che non ce l’hanno sono in balìa delle tempeste finanziarie e macroeconomiche di questa età. Non è finita perché Renzi ha già fatto capire che progressivamente toglierà garanzie anche a quelli che le hanno, al punto che sui principali giornali s’è già cominciato a leggere che le nuove regole sui licenziamenti saranno estese a tutti. Si toglierà gradualmente a tutti l’articolo 18 e ai giovani non si darà nulla, a meno che la “tutela crescente” non sia considerata quella di ricevere un paio di mesi in più sul bonus quando si è licenziati. D’altra parte la fuga dei due sindacalisti responsabili dell’ascesa di Renzi, Bonanno e Angeletti, la dice lunga sul fatto che l’ex sindaco di Firenze ha svenduto la classe operaia alle banche e alle lobbies. Loro, Bonanno e Angeletti, si sono vergognati e sono scappati, Renzi no. Lui ha preso il potere. Poi l’ingenua Anna Maria Furlan, succeditrice di Bonanno, ci viene a dire che il Jobs Act è migliorabile. Ma come. Ma quando? “Siamo solo all’inizio di un percorso – risponde serafica al cronista la neosegretaria di Cisl – e non c’è dubbio che sia nelle audizioni delle Commissioni parlamentari delle due Camere che nel prosieguo del confronto col governo, capiremo meglio alcune cose che ancora non sono chiare e definite”. Aria fritta. Insomma la Cisl, o non ha capito niente o fa finta di non aver capito. La Uil, per quello che conta, si allinea. E la Cgil? La Camusso sta dando battaglia su tutto il fronte insieme al capo dei metalmeccanici Landini. Ma il loro atteggiamento appare più una comparsata che una lotta vera e propria. Si intuisce che sono tutti d’accordo nel recitare ancora per un po’ la propria parte per non esacerbare gli animi e per indorare la pillola.
In vernacolo: ce l’hanno messo nel culo.
Arrivederci e grazie, e… avanti o popolo!
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