Dal Mocca di Alessandria – Prima della trasferta di Monza tre vittorie di fila, di cui due esterne, sono un bel biglietto da visita per l’Alessandria, squadra non particolarmente brillante ma che sta assumendo positivi equilibri. E si tratta di tre vittorie nate in situazioni diverse, ottenute contro avversari ostici, ognuno a suo modo. In mezzo al trittico il rinvio del match casalingo contro la capolista Bassano (partita chiave per entrambe le formazioni) che, in caso di risultato positivo dei Grigi contro il Monza, la sarà ancora, ma solo per i progetti di fuga dei gialloblu. Poi ci sono altre squadre, alcune che non nascondono i propri obiettivi di promozione (Pavia, Novara ) e altre (Real Vicenza ) che hanno azzeccato la formula vincente, le quali sembrano avere il passo deciso per arrivare ai playoff. Adesso le delusioni del girone, tra cui proprio i brianzoli, i quali patiscono una situazione societaria paradossale a fronte di un collettivo costruito senza risparmi. Questa Alessandria però è stata profondamente cambiata in estate: Magalini ha giudicato infatti la squadra della passata stagione non affidabile per affrontare con decente sicurezza la Lega Pro. I nuovi giocatori hanno fin qui sostanzialmente confermato le aspettative estive, alcuni di loro però saranno chiamati ad una seconda parte di stagione più convincente, altri invece (vedi Marconi e Sosa) dovranno confermarsi sui livelli di rendimento offerti sin qui. Discorso a parte per Taddei: questo ragazzo è dotato di personalità, intelligenza calcistica e colpi fuori categorìa. Il cruccio è la condizione fisica che nella carriera di questo giocatore è stata spesso condizionata da infortuni che gli hanno fatto perdere continuità di rendimento. E quando un calciatore, tanto più con caratteristiche di ruolo anomale, sta in infermeria per mesi e mesi, può succedere che, quando è pronto al rientro, si trovi la strada sbarrata da un assetto tattico collaudato destinato a non cambiare più. Il merito di D’Angelo è stato dunque quello di aver trovato soluzioni tattiche originali per consentire alla mezza punta toscana di mettere in mostra il talento e sprigionare la sua voglia di riscatto dopo tante stagioni a singhiozzo. D’altra parte Taddei in un 3-5-2 come collocazione logica lo si può impiegare a regola come seconda punta ma quella posizione gli toglie imprevedibilità e lo costringe a subire la marcatura arcigna di un difensore mentre se viene utilizzato come mezzala destra in posizione di partenza, come fa il mister adesso, diventa un’autentica mina vagante in area avversaria. Questa soluzione è certamente geniale ma per reggerla anche in fase di non possesso palla è indispensabile un surplus di lavoro e di attenzione da parte, soprattutto, del nostro quinto a destra e della mezzala sinistra. Riguardo a Marconi ed al suo exploit invece non ci voleva, da parte di D’Angelo, nessuna genialità bensì sana competenza. Il centravanti toscano infatti è arrivato l’anno scorso a fine mercato estivo in prestito dal Venezia dopo una serie di stagioni poco brillanti per sostituire il lungo degente Ferrari. Quella squadra era stata costruita da Svicolone con ricambi doppi e tripli in ogni ruolo tranne, naturalmente, nel ruolo fondamentale, quello cioè di prima punta: avevamo infatti un solo giocatore in quel ruolo e pure vecchiotto. Geniale! Ancor più geniale l’idea del mister pro tempore, il buon Egidio, il quale giocava con Scotto prima, e Taddei seconda punta con l’ex atalantino (unica prima punta di ruolo) in panca. Adesso certi giornalisti male informati o in malafede ci spacciano la panzana che in allora l’attuale eroe municipale Marconi, appena arrivato, dovesse ancora sostenere la preparazione precampionato. Balle, forse per difendere il loro amico Notaristefano il quale, come padre spirituale e avvocato d’ufficio, aveva individuato il Grande Capo Penna Scadente. Oppure il motivo di questo rigurgito di minchiate da parte dei soliti noti è da ricercarsi nel fatto che bisogna far mente locale su cosa dicevano e scrivevano allora questi giornalisti, magari assecondando i giudizi infallibili di certi ideologi del tifo. E già che ci siamo sarebbe meglio ricordare a questi ultimi le immense stupidate che hanno sostenuto in questi anni pur di continuare a vedere lavorare i loro amici e sodali a spese dell’Alessandria Calcio. Ce n’è per tutti i gusti: da giocatori sulle ghette che, chissà perchè, avrebbero dovuto godere di un contratto a vita; altri che, in virtù delle loro punizioni battute a foglia morta, dovevano trasformarsi in DS pena la fine del calcio in città; allenatori che arrivati qui sull’onda della memoria storica potevano viaggiare a media playout in C2 senza che nessuno dicesse niente. Provate adesso a controllare la carriera che questi totem del calcio di casa nostra hanno fatto altrove e si capisce quanto fossero sterili e pretestuose certe polemiche innescate da amici degli amici e corroborate dalle solite testate. L’obiettivo di certe operazioni di bassa cucina? Semplice: garantire stipendi, prebende e potere a certe cricche (naturalmente a carico della Società) e una corsia preferenziale delle notizie sempre agli stessi giornalisti. Giornalisti e sedicenti tifosi, meglio non dimenticarlo, che si mettevano a ridere quando l’anno scorso scendeva in campo Marconi, lo gratificavano di pagelle vergognose e si sono meravigliati quando l’attuale DS ha confermato il ragazzo. E adesso, sbagliando ancora per piaggeria e incapacità a giudicare gesti tecnici, gli regalano un bel 10 in pagella. Ma di vergognarsi proprio non se ne parla vero?
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