dal Mocca di Alessandria – E adesso proviamo a parlare di calcio, di DS, di mister e, soprattutto, di giocatori. Il tutto da declinare con il budget certamente generoso che Di Masi ha messo a disposizione di Magalini. Il tutto senza dover passare dai percorsi obbligati e dai limiti che impone il minutaggio previsto da Macalli per accedere ai contributi per le società che intendono avvalersene. E cominciamo subito con una considerazione del tutto personale: il Presidente paga e decide, quindi non entro nel merito delle logiche che hanno accompagnato questo percorso, ma posso fare un’analisi critica delle scelte conseguenti all’impostazione che è stata data a questa stagione sportiva. Parlando di D’Angelo, e della sua conferma caldeggiata da Di Masi, sgombrerei subito il campo da un luogo comune che viene spacciato da certi detrattori del mister, gente che vorrebbe vedere qualcun altro su quella panchina, non fosse altro che per smania di novità, che vanno dicendo: “D’Angelo non ha mai allenato in C1 quindi …”. Il nostro Mister può essere bravo o scarso ma chi sa mettere in campo una squadra in C2 è ovvio che sa farlo pure in Lega Pro, il problema delle categorie riguarda altri aspetti del lavoro dell’allenatore ed è molto difficile fare valutazioni guardando le cose dall’esterno o, peggio, dai soli risultati sul campo. Mi piacerebbe invece sapere cosa direbbero i detrattori di cui sopra se al posto di D’Angelo fosse messo Zanchetta dalla Berretti il quale, fino ad oggi, non ha mai allenato una prima squadra professionistica. Questa squadra ha fin qui dimostrato di avere poca personalità e di essere priva di giocatori dotati di carisma da mettere a disposizione del gruppo nei momenti difficili. Imputare però queste carenze solo al mister mi pare eccessivo. Quanto poi al fatto che, per qualcuno, sia stato Baiocco nella passata stagione a colmare il vuoto caratteriale, mi pare una valutazione fin troppo generosa nei confronti dell’ex gobbo e poco corretta verso tutto il resto del gruppo. Adesso passiamo a Magalini. L’attuale DS ha un contratto triennale stipulato con Di Masi (non so quale altro Direttore abbia in Lega Pro altrettanta apertura di credito e la cosa depone a favore della continuità operativa e gli conferisce una forza decisionale straordinaria, a prescindere) e le prime operazioni di mercato sono state la conferma di Mora e Spighi. Dopo sono arrivati giocatori che hanno nelle gambe complessivamente oltre trecento partite di B, poi Guazzo e la conferma di Marconi, punte che, a oggi, marciano al ritmo di un gol a partita. Comunque sono arrivati otto nuovi titolari nel mercato estivo e, anche se l’integrazione coi vecchi giocatori va a rilento, l’operazione procede. Il modulo di riferimento scelto per questo campionato è il 3-5-2, piuttosto complesso e duro da far digerire ai calciatori, con l’incognita dell’impiego di Taddei che, in questo modulo, non trova un ruolo adatto alle sue caratteristiche per cui, quando gioca lui, viene praticato un altro sistema. Adesso veniamo ai reparti. Il primo problema che salta all’occhio in difesa è la legnosità di due (Ferrani e Terigi) dei tre difensori centrali con conseguente difficoltà ad agire in campo aperto, cosa che rende oltremodo rischioso “difendere alto”. Oltre tutto i due sembra che si trovino a loro agio nella lettura delle palle frontali ma a disagio quando l’avversario “muove” la palla rasoterra o sulle imbucate in diagonale. Problemi diversi invece in mezzo al campo. Se prendiamo come riferimento il centrocampo della Juve di Conte (stesso modulo dei Grigi) e analizziamo le caratteristiche dei giocatori (non le qualità assolute, si intende) che lo compongono, risulta che Pirlo detta le geometrie e rappresenta il baricentro della squadra mentre i ritmi sono scanditi dalle folate e dai rientri di Marchisio e Vidal, le mezzali, i quali fanno gli incursori quando la Juve attacca e i frangi flutti quando viene attaccata. Per interpretare al meglio questo ruolo occorre essere in possesso di corsa, cambio passo e predisposizione ad allargare le difese altrui sfruttando, quando è possibile, le fasce. Dei centrocampisti in rosa, ovvero Cavalli, Valentini, Obodo, Mezavilla, Vitofrancesco, Spighi e Mora, nessuno dei primi quattro, chi per un motivo chi per l’altro, mi paiono votati naturalmente al ruolo della mezzala, per cui, se si utilizzano gli ultimi tre citati come “quinti” è chiaro che il nucleo del centrocampo è composto da tre giocatori diversi fra loro ma, sostanzialmente, con le caratteristiche (e i limiti strutturali) del regista centrale. Quanto a Valentini, bravo a farsi trovare in fase conclusiva, gli manca il cambio passo tipico della mezzala per cui, se gioca a fare l’incontrista in un centrocampo a due non può sfruttare al meglio la sua dote più interessante, cioè l’inserimento sotto porta. Obodo, poi, mi pare abbia pure lui le caratteristiche tipiche del mediano di fatica del centrocampo “a due”, ma per la qualità che si ritrova può adattarsi a fare dignitosamente il play. Mezavilla parrebbe il più dotato fra tutti ad interpretare il Pirlo della situazione mentre Vitofrancesco me lo ricordo inesauribile e tatticamente sapiente sulla fascia destra. Quanto a Mora ha fatto bene nella Pro Patria giocando mezzala sinistra con Bruccini mezzo destro e lo stesso Spighi ha giocato spesso mezzala nel Rimini di D’Angelo. Se poi – pazza idea – non si vuole proprio fare a meno di Obodo, ricordo che Mezavilla ha già fatto il centrale difensivo in B e quanto a Ferrani in panca ce ne faremo una ragione. Ma se a Gennaio dovessero arrivare due mezzali ed un difensore centrale e dovessero partire giocatori che qui hanno mostrato la corda per i motivi più diversi la quadra tattica la troverebbe anche D’Angelo, ve lo assicuro, mentre mantenendo inalterata la rosa attuale certi problemi non li risolverebbe neppure Zanchetta o chi per lui.
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