Da quando è nata questa rubrica non è mai stato così difficile scrivere il pezzo. Non per mancanza di idee o argomenti, ma per quello che si vede in campo e per quello che in campo non si vede, per quello che si dice e per quello che non si dice, per quello che si può dire e per quello che non si può dire. Difficile anche, ma soprattutto, perché credo che la critica sportiva svolga una funzione utile quando non si hanno orticelli da difendere, quando si analizza in modo scientifico il gesto sportivo e quando si giudica col cervello che serve per pensare e non con altre parti del corpo non propriamente all’uopo concepite.
dal Mocca di Alessandria – Risulta davvero pericoloso in un momento cruciale per la stagione dei Grigi lasciarsi andare a valutazioni superficiali che, addizionate e shakerate a quelle, ancorché legittime, del tipico tifoso deluso, possono creare tensioni ed aspettative sbagliate in una piazza che da troppo tempo non si confronta con il calcio “vero”, e non certo per colpa sua. Siamo arrivati alla tappa intermedia del Campionato che coincide con la celebrazione della Festa del Cristo, un traguardo virtuale molto spesso foriero di indicazioni precise, dopo aver percorso quasi un quinto del tragitto della stagione e in attesa di essere verificato nella prossima primavera, la domenica dopo la Milano- Sanremo, in vista del rush finale del campionato. Nelle otto partite disputate (quattro fuori e quattro in casa) i Grigi hanno fin qui totalizzato 11 punti, con una media punti 1,40 a partita che porterebbe a 53 punti finali se l’andamento fin qui tenuto dai nostri fosse costante fino alla fine. La stagione passata, per avere un’idea, i Grigi, poi arrivati quarti in un campionato con caratteristiche e dinamiche profondamente diverse, hanno raggiunto una media di 1,65 punti a partita. Inoltre se l’Alessandria continuasse a segnare e a subire gol con l’andamento fin qui tenuto finirebbe con 57 gol all’attivo e 48 incassati. Un altro dato interessante circa il cammino dei Grigi è questo: se in otto partite la vetta dista 6 punti, mantenendo questo passo, sia noi che la capolista, si finirebbe staccati di 28 punti. Letti così sembrano dati non certo in linea con le aspettative della vigilia e, inevitabilmente in casi come questo, il mister verrebbe messo in discussione, tant’è vero che c’è già una fetta della tifoseria innervosita e non vorrei che, anche all’interno della struttura della società, qualcuno si facesse trascinare da queste ingannevoli sirene perché ritengo fondamentale che le scelte su uomini e strategie fatte in estate siano assecondate e difese. Da tempo non siamo più abituati ad avere come interlocutori un presidente come Di Masi e un direttore della professionalità di Magalini, personaggi che, ognuno nel proprio ambito, propongono e dispongono con davanti un obiettivo preciso, step rigorosi ed una unità d’intenti dichiarata. Durante la disastrosa esperienza veltronesca, ad esempio, la parte sportiva ha funzionato perché un personaggio come Sarri ha gestito e diretto la squadra con idee chiare e sapendo bene quello che faceva. Quando è arrivata la gestione Pavignano- Capra uno ha scelto il Mister, l’altro il DS ma senza avere una strategia comune, senza valutare se quei personaggi erano funzionali ad un progetto e adatti al momento, al ruolo e alla piazza. Il problema allora sembrava essere, per i due massimi dirigenti, chi non doveva lavorare in società e non chi dovesse operare e con quali obiettivi muoversi, e abbiamo visto i disastri che sono stati combinati. Certo, gli errori e le valutazioni sbagliate nel calcio sono dietro l’angolo ma, se non si vuole aggiungere sbagli agli abbagli, una volta intrapresa una strada e valutati con rigore i compagni di viaggio, bisogna avere la “forza dei nervi distesi”, cambiare direzione con grande prudenza e sapere che la qualità delle persone e la loro professionalità sono riconoscibili anche quando i risultati sul campo danno torto. Se no non sei un dirigente (che, ricordiamolo, è il participio presente del verbo dirigere) bensì un diretto, anzi qualche volta un banale e anonimo treno locale. E qui da noi di treni locali che si spacciano per dei Freccia Rossa ce ne sono già fin troppi.
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