Ivrea (TO) – La vicenda dell’amianto tocca anche l’Olivetti di Ivrea finita sotto inchiesta per i morti di amianto per cui l’ex azienda di De Benedetti dovrà metter mano al portafoglio per i risarcimenti. La vera partita si giocherà in sede civile dove a rischiare non saranno solo i 39 dirigenti indagati, ma soprattutto il vecchio datore di lavoro che nel frattempo ha cambiato pelle e nome. Infatti nel 1999, la Ico (Ingegner Camillo Olivetti) spa, guidata dall’allora amministratore delegato Roberto Colaninno, attraverso una spericolata opa, si impossessò di Telecom e ne prese il nome. Così adesso errori e negligenze della vecchia dirigenza, da Carlo De Benedetti a Corrado Passera a Colaninno, potrebbero costare molto cari alla principale azienda italiana delle telecomunicazioni e ai loro clienti. Anna Rosa Sapone, referente sul territorio canavese dell’Ufficio affari legali di Telecom, controllante di Olivetti (vedere schema sotto) in particolari per i contratti business, ha dichiarato che sul processo Olivetti la funzione competente è quella del contenzioso legale di Telecom quindi il coinvolgimento della società dei telefoni è certo. Aquesto proposito l’avvocato generale dell’Istituto nazionale contro gli infortuni sul lavoro (Inail) Luigi La Peccerella, ha dichiarato che sarà chiamato in giudizio come responsabile civile il datore di lavoro che ha causato il danno, cioè Telecom. Una mossa che è già stata ammessa dal giudice nel processo contro Ottorino Beltrami, amministratore delegato di Olivetti dal 1970 al 1978 (fu il predecessore di De Benedetti) che fu condannato per omicidio colposo sino al secondo grado di giudizio, ma la sua vicenda non giunse alla sentenza definitiva per la morte dello stesso Beltrami, avvenuta nell’estate del 2013. Dal canto suo Inail farà la guardia a Telecom perché potrebbe dribblare le propria responsabilità civile scaricando la vecchia Ico con qualche giochetto societario. Il fatto poi di chiedere conto a Telecom anziché ai manager che quei danni li hanno causati è giustificato dall’impossibilità di far pagare certe cifre a dei dirigenti in pensione. Neppure a De Benedetti. Per questo motivo nel processo Olivetti sarè chiamato in causa il debitore più abbiente e saranno aggrediti i beni di Telecom. Secondo Laura D’Amico, legale di parte civile per conto della Cgil, esperta di processi per malattie professionali nei casi in cui un lavoratore lascia una vedova e un paio di figli, mediamente il risarcimento ammonta a 500-600 mila euro. In questo procedimento le vittime sono 15, ma altre se ne aggiungeranno col fascicolo bis che per ora riguarda una decina di casi, mentre i sindacati hanno raccolto attraverso i loro “sportelli amianto” un’altra trentina di episodi. A fare due conti i risarcimenti sono una cinquantina per un danno a carico di Telecom di circa 25 milioni di euro. Secondo i riscontri in Olivetti non si faceva prevenzione e secondo molte testimonianze quando toccavamo le pareti di alcune zone dell’azienda rimaneva sulle mani del pulviscolo bianco e quando i lavoratori entravano alla mattina si dovevano pulire le scrivanie con uno straccio perché piene di polvere strana. Dal 1990 in Italia si parlava del pericolo asbesto, ma non in Olivetti.
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