Sono mandrogno e ne sono fiero. E pensare che ci sono aspetti, personaggi ed atteggiamenti di questa città che riescono ancora a sorprendermi nonostante credessi di averne viste e sentite di tutti i colori. Prendiamo, per esempio, il nostro sindaco. È stata eletta (è una donna) senza stravincere e, un mesetto dopo, vota il default assieme alla sua maggioranza senza aver mai dedicato una parola in campagna elettorale relativa all’insostenibilità dei conti del Comune. Va da sé che tutto quello che ci aveva prospettato per convincerci a sceglierla è stato accantonato causa forza maggiore e metà delle forze politiche che avevano votato l’auto fallimento ci spiegano poi che, forse, è stata una decisione un po’ affrettata. Non so se quel passo fosse inevitabile o meno (propenderei per l’inevitabilità) ma quando c’è da scegliere fra i duecento sindaci dei comuni della nostra provincia colui il quale deve andare a ricoprire il ruolo di nuovo Presidente della Provincia chi si va ad individuare? Ma il più discusso sindaco del capoluogo dal dopoguerra ad oggi, naturalmente. E sapete qual è la scusa ufficiosa per giustificare questa soluzione incomprensibile? : “E chi altri si prenderebbe una simile patata bollente? Altro che farle un favore, alla Rita diamo un boccone avvelenato!”. E finirà che il nostro attuale sindaco, criticato da quattro quinti di città, andrà a fare il Ministro della Repubblica, giusto per togliercelo dai piedi. Promoveatur ut amoveatur.
Alessandria della Paglia, che città fantastica!
Ma prima che la Rossa diventasse Sindaco c’era una storica realtà alessandrina che in default la era sul serio: l’Alessandria Calcio. È arrivata in soccorso la politica che ha rimesso in sesto la Società e l’ha poi affidata a dei mandrogni purosangue che otto mesi dopo volevano… metterla in liquidazione! A togliere le castagne dal fuoco è arrivato Luca Di Masi, sicuramente giovane, sicuramente appassionato, sicuramente solvibile, sicuramente da solo e sicuramente arrivato qui per fare imprenditoria sportiva. Che mandrogno non è.
Che città fortunata! Ebbene, sapete cosa chiedono a patron Di Masi certi sportivi e giornalisti d’accatto a quasi due anni dal suo approdo e dopo svariati milioni di euro già spesi?: “ Ma come si fa ad essere tifoso dei Grigi essendo torinese?… Ma come può essere presidente di cotanta Società un ragazzotto come Luca nostro?… Ma quale altro businnes ha in mente di organizzare in questa opulenta città”? E poi l’immancabile, tanto malvagia quanto puerile domandona finale che Penna Scadente rivolge, naturalmente per conto terzi (!), al Presidente che fa più o meno cosi: “ Ma chi c’è dietro di lei, ma chi lo ha mandato avanti per mettere le mani sulla nostra ambita gloria del calcio nazionale”? Se Di Masi, dopo quello che ha fatto fin qui in termini di investimenti, anziché essere un misurato sabaudo fosse un focoso livornese avrebbe preso il Grande Capo per la pelle delle chiappe e l’avrebbe giustamente scaraventata.
Che città presuntuosa! E volete sapere l’ultima? Giusto quelli che, tifosi e giornalisti mandrogni, hanno sopportato e supportato per ben nove mesi l’allenatore più scarso e supponente degli ultimi trent’anni visto in questa plaga, tale Scusatis, beandosi di quella squadra che giocava il calcio che avevamo già visto con Tarabbia, contestavano D’Angelo reo, nel campionato passato, di non “cambiare mai modulo e giocatori a partita in corso”. Adesso, quattro mesi dopo, queste stesse impunite facce di bronzo, già supporter di Scusatis e poi fan e consigliori di Notaristefano, nonché orfani di Tarabbia, accusano D’Angelo di cambiare troppi moduli e troppo spesso interpreti. Come covo hanno individuato il Circolo Cento Grigio e come addetto stampa sotto traccia di quella sezione carbonara, naturalmente, opera Pena Scadente, la quale non pare soddisfatta del poco feeling a lei concesso dal ruvido e pragmatico mister marchigiano.
Che città imprevedibile!
A Di Masi mi permetto però di muovere un appunto: come si è permesso di acquistare l’Alessandria senza prima chiedere il lasciapassare almeno al Grande Capo Penna Cadente (o Pena Scadente, o quel che volete) e a quegli altri 5 o 6 scalzacani di ideologi del tifo grigio che adesso sparano a zero via facebook sul mister?
E a D’Angelo dico: ma se qui vuole vivere e lavorare tranquillo perché ogni tanto non organizza, magari assieme al DS, una cenetta tranquilla con i giornalisti che contano come facevano Cusatis e Menegatti? No, D’Angelo, non ho detto i giornalisti più letti, intendevo invece quelli più legati a certi sedicenti tifosi, quelli, tanto per intenderci, i cui giornali hanno da tempo epurato i loro servizi sportivi e, fra poco, avranno altre sorprese.
Che città divertente! E divertimento sia, in attesa dei Ghostbuster che faranno di questa città un deserto .
E il bello è che i telegiornali parleranno di questo cinque giorni dopo, perché prima, in Italia non se ne sarà accorto nessuno.
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