Torino (Max Corradi) – Permane la situazione estremamente difficile dal punto di vista finanziario delle strutture private di assistenza per anziani. Il centrosinistra dopo aver strombazzato la sua opposizione a Cota e Cavallera sul taglio dei fondi alle Case di Riposo convenzionate e agli utenti che hanno diritto al contributo del servizio sanitario nazionale per pagare le rette nelle residenze sanitarie assistenziali, non ritira il Ricorso contro Anaste e Promozione Sociale (associazione di tutela delle famiglie malate) fatto da Cota al Consiglio di Stato che deve decidere sull’annullamento delle delibere, promosse dall’ex assessore alla sanità piemontese Ugo Cavallera che, di fatto, hanno tagliato i fondi e che il TAR Piemonte aveva annullato. Intanto la Fondazione Promozione Sociale ha incontrato l’Assessore Saitta chiedendo la revoca di tutte le D.G.R. della Giunta Cota in ambito socio-sanitario, compresa la DGR 85-2013, ricevendo una risposta negativa. È pertanto previsto per il 9 ottobre un incontro col Presidente del Consiglio Regionale Mauro Laus (nella foto) che nella precedente legislatura aveva presentato ben tre O.d.g. con la richiesta di revoca delle Delibere.
Intanto i cittadini iniziano a farsi giustizia da soli come racconta la lettera che ci è giunta in redazione da un nostro lettore di Vercelli di cui riportiamo alcuni passi: “La mia avventura comincia il 6 giugno 2014 quando mia madre, di anni 88 a causa di una caduta accidentale si rompe il femore. Trasportata in ospedale, viene operata circa una settimana dopo e, subito dopo l’intervento, i medici mi fanno sapere che mamma difficilmente ritornerà a camminare. Dopo un paio di giorni di degenza in traumatologia, la trasferiscono nel reparto cure intermedie. Trascorsi alcuni giorni in quel reparto, mi comunicano che mia madre l’avrebbero dimessa in data 1° agosto 2014, nonostante avesse bisogno di cure, sollecitandomi anche, affinché trovassi per lei una struttura idonea . In quel momento mi son sentito cadere il mondo addosso”. Da quello che ci scrive il nostro lettore il problema più grosso è l’importo della retta che è doppio rispetto alla pensione della madre: “Torno a casa cercando di capire come affrontare questa situazione, anche perché essendo figlio unico, sposato con due figli, non potevo permettermi il lusso di pagare una retta mensile di 2.550 o 3.000 euro. Alla fine il nostro lettore viene a conoscenza che esiste un’organizzazione (Fondazione promozione sociale onlus) che tutela i diritti degli ammalati cronici non autosufficienti. Interpella l’associazione e nella lettera spiega cosa è successo: “Spiego (a un rappresentante dell’associazione, n.d.r.) la situazione di mia madre, e lui, dopo avermi ascoltato, mi informa sui diritti alle cure socio-sanitarie che per legge sono previste e, che nel caso di mia madre sarebbe stato il caso di opporsi alle dimissioni e, chiedere la continuità alle cure come previsto dalle leggi, attraverso tre lettere raccomandate (preparate dalla Fondazione promozione sociale) indirizzate al Direttore generale dell’Asl di Vercelli, al Direttore sanitario dell’ospedale S. Andrea di Vercelli e all’Ente gestore dei servizi socio-assistenziali di Vercelli; più tre lettere spedite con posta ordinaria per conoscenza ai seguenti indirizzi: Assessore alla sanità della Regione Piemonte, Fondazione promozione sociale di Torino e Difensore civico della Regione Piemonte, precedute da un telegramma, vista l’urgenza”. Il nostro lettore spedisce il telegramma il 27 luglio 2014 e dopo due giorni arriva la comunicazione che avrebbero tenuto l’anziana madre ricoverata in quel reparto, ancora per qualche giorno, in attesa di una sistemazione provvisoria in un’altra struttura a fronte del pagamento di una minima retta. Ma non basta perché la risposta alle lettere ed al telegramma, secondo la prassi, dovrebbe essere fatta per iscritto. Il nostro lettore telefona alla Regione Piemonte e gli risponde un’impiegata un po’ maleducata: “Gli rispondo in modo pacato, dicendo che avevo mandato tre lettere raccomandate di opposizione alle dimissioni, dove c’era scritto, oltre alle condizioni di trasferimento di mia madre, anche che, accettavo risposte e, comunicazioni solo per iscritto. Questa stizzita, infastidita, impreca qualcosa e se ne va. Nel frattempo mia madre viene visitata dall’Uvg, Unità di valutazione geriatrica, che la dichiara non autosufficiente, classificandola urgente, con punteggio di valutazione 24”. Il calvario del nostro lettore di Vercelli continua e il 4 agosto riceve una telefonata da parte di una responsabile dell’Asl che lo invita a presentarsi in un ufficio dell’Asl il giorno 6 agosto. All’incontro finalmente c’è stata la risposta alle numerose domande e viene comunicato che a partire dal 7 agosto 2014 è autorizzato l’inserimento definitivo in una Rsa, Residenza sanitaria assistenziale, in regime convenzionato dell’anziana signora per la quale ilo nostro lettore poteva scegliere addirittura fra venti strutture convenzionate. Dal giorno 7 agosto la signora è ospite della Casa di riposo San Carlo di Prarolo presso il nucleo Rsa alta intensità, dove è seguita molto bene con tutte le cure del caso. Il trasporto dall’ospedale alla Casa di riposo è stato fatto a totale carico dell’Asl; la retta alberghiera si paga in base alle reali possibilità economiche, ed è stata riconosciuta l’integrazione della retta da parte del Comune di Vercelli. Addirittura è stata riconosciuta una somma mensile pari a 110 euro per i bisogni personali. Che dire? Bussate e vi sarà aperto.
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