Dal Mocca di Alessandria – La rivincita contro la Salernitana è arrivata in una notte di mezza estate, con una luna incredibile a testimoniare che qui, fra Tanaro e Bormida, siamo ripartiti, almeno calcisticamente parlando. Quando ai play off di C1, era il 5 Giugno 2011, i campani l’hanno eliminata, l’Alessandria, per chi se lo fosse dimenticato, era in questa situazione: la società praticamente fallita, la squadra in debito di energie fisiche e psicologiche, i pasticci della dirigenza stavano per esplodere con la virulenza destinata ai deboli, gli errori dell’arbitro uniti, se mi consentite, a quelli della panchina e di alcuni giocatori osannati, ha costituito un cocktail letale che ha decretato la fine sportiva e societaria. Da quel momento Rita Rossa e Filippi salvarono in qualche modo la società che “è tornata in pista” grazie a Capra, Bonanno ed altri alessandrini benemeriti che hanno voluto stare nell’ombra affidando a Paola Debernardi la presidenza. Poi, nove mesi dopo, come in una gestazione, Capra, Bonanno, Camagna e Pavignano hanno voluto continuare da soli e nel gennaio successivo è arrivato Di Masi che ha salvato una situazione che sembrava tornata senza via d’uscita. L’anno e mezzo dell’attuale presidente ce lo ricordiamo tutti e, pur con qualche battuta d’arresto, s’è iniziato un percorso che ci sta riportando a pieno titolo nel calcio “vero”. Qui si parla solo di rivincite, perché nello sport di quelle bisogna parlare, le vendette invocate da qualche giornalista stordito invece lasciamole ad altre situazioni della commedia umana e chi gioisce di quelle è una persona piccola piccola. Avevo promesso di parlare delle cose che vanno bene e degli uomini che stanno interpretando il nuovo copione, un copione che non so, ovviamente, dove ci porterà, anche se vedo una sceneggiatura che, fin dalle prime battute, funziona, e quando è valida quella sei già a metà dell’opera. Tra l’altro Magalini, l’”uomo di calcio” che sovraintende ai lavori, ha un contratto triennale che gli garantisce una forza incredibile benchè – credo – sia ancora in fase di studio volta a conoscere uomini, risvolti ed equilibri che una prima frettolosa lettura frettolosa non ti consente. Che poi tutte le scelte siano azzeccate al primo colpo è abbastanza difficile, soprattutto in un mondo dove vince chi sbaglia di meno. Ciò detto, la squadra che ha eliminato i campani in Tim Cup ha margini di miglioramento notevoli. E non si può certo pretendere che in una settimana si cambi modulo passando da una difesa “a tre“ ad una “a quattro”, e da un centrocampo “a tre“ ad uno “a quattro” senza lasciare indietro particolari e lavoro organizzativo di gioco . Mi riferisco, ad esempio, ad una linea mediana un po’ troppo “piatta” che porta inevitabilmente ad innescare gli attaccanti con lanci lunghi e non attraverso il fraseggio fatto di triangoli. Si è visto pure come, a tratti, l’organizzazione del pressing era ancora solo abbozzata e nel 4-4-2 (il modulo applicato da D’Angelo per l’occasione) la pressione sul portatore di palla è vincente. Bisogna anche sottolineare come i due esterni campani (i validi Nalini e Gabionetta) accentrandosi poco e scambiando le fasce di pertinenza hanno rappresentato sempre una spina nel fianco dei Grigi. La diga difensiva mandrogna, se ha sofferto ai lati, ha invece funzionato a nella zona centrale con Sosa, il nostro reattivo terzino destro, perfetto in fase di contenimento ma timido nel prendere iniziative oltre la propria tre quarti: c’è da dire che giocare bene con questo modulo avendo un terzino che non sale mai è difficile. Dall’altra parte invece Nicolao ha spinto come un ossesso senza però aver ancora trovato un equilibrio fra fase difensiva e offensiva. Se passiamo poi alla prima linea mi pare che Guazzo abbia ancora da lavorare dal punto di vista fisico ed anche il modo col quale si aiuta sempre con le mani denota una precarietà di condizione davvero singolare visto lo stato di forma degli altri. Misteriosa invece l’assenza ormai cronica di Cavalli, osservato speciale, si dice, della Pro Patria. Tecnicamente la cosa più bella della partita, gol a parte, si è vista in qualche sprazzo di gioco a metà campo nel quale sembrava giocassero due formazioni medie di serie B. Mi hanno segnalato inoltre che in tribuna stampa hanno usato la mannaia per alcuni personaggi noti a tutti che frequentano da sempre quei banchi. La logica che ha legittimamente ispirato questa politica da parte dell’ufficio stampa sarebbe stata questa: chi scrive in modo continuativo è accreditato, chi invece lo fa solo saltuariamente è pregato di accomodarsi in apposita piccionaia. La logica adottata dalla società non fa una piega e, comunque, fosse pure una logica plissettata è comunque la volontà di chi è proprietario ed organizzatore dell’evento per cui ha diritto di fare quel che vuole ma, chiedo io, sono sicuri Poggio e compagni che chi scrive di calcio qui da noi sia proprio funzionale alla causa? Da certi articoli comparsi in questi giorni, magari complice il caldo canicolare e la penuria di notizie, mi chiedo se, in tribuna stampa al Mocca, non sia meglio ospitare chi non (ripeto, non) scrive su nessun giornale e, se parla dei Grigi, lo fa soltanto al bar con gli amici di sempre. La mia è certamente una domanda capziosa ma quando giornalisti abilitati dai loro direttori scrivono, come è successo domenica scorsa, che i Grigi avrebbero applicato in campo dopo poche ore un modulo in cui agisce un “esterno largo” allora mi viene da pensare: il binomio “esterno largo” sarà forse riferito ai fianchi rotondi che magari caratterizzano il calciatore in questione oppure ci si è ispirati alla posizione che il malcapitato dovrà assumere sul campo? Nella prima ipotesi infatti dovrebbe essere previsto pure un “esterno stretto” (di fianchi, naturalmente), altrimenti “l’esterno stretto“ come da posizione sul campo esiste già e si chiama semplicemente “interno“, il quale si distingue dall’esterno proprio perché gioca abitualmente in posizione di centro-destra o centro-sinistra, proprio a fianco dell’esterno. Tra l’altro la presenza di un “esterno largo”, riferito alla posizione sul campo, potrebbe prevedere lo stazionamento dello stesso per larghi tratti della partita ben oltre la linea di fondo campo (diciamo almeno due metri fuori dal terreno di gioco) per consentire un minimo spazio vitale al suo compagno “esterno e basta” (tipo Causio, Bruno Conti, Domenghini o Evani per intendersi). Questa nuova tipologia di esterno, peraltro poco apprezzata da Oronzo Canà (nuovo ispiratore di Penna Scadente affascinata dal banfiano 5-5-5), prevede però alcune novità regolamentari. Giacchè l’esterno largo infatti è costretto a correre oltre la linea del fuori il segnalinee dovrà prendere posizione ad almeno 4 metri oltre la linea del fallo laterale per non essere investito dal tram in corsa rappresentato da quel giocatore che corre, per definizione, a due metri oltre l’out, come abbiamo visto. Tra l’altro è allo studio una nuova bandierina da dare in dotazione agli assistenti costruita con materiali idonei a non causare lesioni in caso di scontri fortuiti fra il giocatore esterno largo ed il guardalinee e la Federazione avrebbe individuato come materiale ideale il Pan di Spagna ricoperto di cioccolato a scaglie. Insomma una nuova bandierina ispirata alla tartufata mentre a sud di Firenze si sta pensando ad una nuova bandierina fatta invece con la pasta del Babà ammorbidita con il Rhum. Abbiamo scherzato ma è il risultato di quando un giornalista non vuole ammettere uno sbaglio e si arrampica sui vetri pur di dimostrare che, in fondo, sono gli altri che non capiscono cosa scrive e non lui che scrive di cose che non capisce. Tanto è vero che il Grande Capo Pena Cadente ha visto i Grigi contro la Salernitana giocare con il 4-3-3. Domanda di rito: ma la terza punta, oltre a Guazzo e Rantier era per caso Mora? E quando Mora è andato a fare il terzino D’Angelo avrebbe piazzato una punta a fare il terzino su Gabionetta e Nicolao a fare la terza punta? Che parli pure dei suoi amici tifosi ma di calcio faccia scrivere qualcun altro se no anche l’Alessandria Calcio, dopo l’Alessandria Città, diventerà la barzelletta d’Italia.
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