dal Mocca di Alessandria – Due anni fa mi è capitato che, dopo aver seguito le prime due conferenze stampa dei Grigi targati Gattopardon Pavignano con relatori Svicolone Menegatti e Scusatis, al cospetto della solita, stucchevole, noiosa, ignorante ancorché tronfia stampa mandrogna, se mi avessero detto che due anni dopo l’Alessandria sarebbe stata tra le squadre favorite per puntare alla B, sarei morto dalle risate. E sarei morto invano perché invece l’imponderabile è successo, così, a luglio 2014, siamo qui a lustrarci gli occhi con una squadra costruita per bene, senza economie e, se dovesse avere punti deboli, la responsabilità sarà di chi ha gestito le campagne acquisti precedenti. Sia chiaro, in tanti anni abbiamo visto deludere organici costruiti con altrettanta cura ed attenzione sì, ma solo qualche volta, anche perché negli sport dove trenta professionalità lavorano in sincronia può succedere che gli equilibri non si stabiliscano o si stabiliscano in ritardo, nel qual caso è importante non sbagliare la diagnosi e sapere come e dove mettere le mani per i correttivi.
Cos’è cambiato, quindi, da quell’estate 2012 ad oggi?
Direi tantissimo.
Cominciamo dall’alto: Di Masi non ha fatto mai pesare i soldi che ha cacciato fuori in questa sua avventura perché, evidentemente, per lui la squadra che lo gratifica con gioco e risultati è un suo obiettivo primario. Per i suoi predecessori, invece, il piacere stava nel frequentare l’ambiente, scegliere uomini ed atleti ma il prezzo da pagare per questa visibilità e frequentazione era troppo alto, un prezzo reso esoso anche da una manifesta incapacità di calarsi in un universo a loro sconosciuto nella mortale convinzione invece di essere novelli autodidatti maghi della pelota. Che Di Masi le abbia azzeccate tutte direi proprio di no, ma almeno dalla sua ha l’umiltà di non commettere due volte lo stesso errore e poi ha avuto forse il vantaggio di leggere Cichinisio con attenzione. È cambiata pure quasi in toto l’organizzazione della società e la qualità ritrovata la si coglie sin dal primo approccio. Inevitabilmente però la coglie solo chi ha minimi concetti di calcio e chi sa, più o meno, quali sono le dinamiche del pianeta di Eupalla. Ho sentito un’intervista a Gattopardon il quale si vantava di aver ingaggiato Scusatis, e quando gli è stato chiesto con quali criteri aveva scelto il suo allenatore aveva risposto tronfio: “Mi è bastato il primo approccio per capire che era lui l’uomo giusto per noi”. Per la cronaca dovete sapere che prima di lui era stato interpellato Sarri, esonerato da Benevento, ma quella dirigenza l’aveva bocciato bollandolo come “minestra riscaldata”, risultato fu che il primo, quello che emanava vibrazioni positive, non ha più avuto una squadra da allenare e adesso piazza i cinesini conto terzi, il “minestrone del giorno prima” invece ha fatto due campionati eccezionali a Empoli e adesso si prepara a fare la serie A!
E allora per alcuni minchioni (e altri in malafede) il sottoscritto era un disfattista che ce l’aveva a morte con quei due scienziati (mister e DS) che ci hanno mezzo rovinato.
Se passiamo poi al DS, la prima differenza che salta all’occhio tra lui e Tintoretto Menegatti è che mentre il secondo conosce pochi giocatori e, comunque compra sempre nelle stesse botteghe (il motivo indovinatelo voi…), Magalini (nella foto) sa invece dove mettere le mani e di cosa si sta parlando, al punto che, almeno per ora, non è stato neppure a sentire le raccomandazioni di Pen(n)a Scadente. Se poi passiamo al marketing e al settore giovanile, allora la differenza fra l’attuale gestione e la precedente è abnorme. Quello che invece deve ancora manca fra Tanaro e Bormida è lo “stile”, la serietà e la competenza nel trattare di calcio da parte di alcuni tesserati e, soprattutto, di certi pennivendoli ignoranti e presuntuosi che ci ritroviamo fra i piedi. A tal proposito voglio sottolineare un particolare, per certi versi trascurabile, ma significativo a proposito dell’inversione di campo relativa al match di Coppa contro la Salernitana che il calendario fissava in Campania e che, probabilmente, si giocherà al Mocca. È chiaro che si tratta di un appuntamento importante ed insperato, una manna per il coinvolgimento e l’entusiasmo del popolo grigio; fin qui siamo tutti d’accordo ed è la prima cosa che è venuta in mente a tutti. A precisa domanda invece, ecco cosa risponde un nostro giocatore: “Innanzitutto è positivo non fare un viaggio fino a Salerno, poi…”. Ovvero, per lui il problema è la trasferta, e per un calciatore professionista che ha come obiettivo di stagione la serie B ciò è preoccupante. Vada a giocare tra gli amatori in val trompia! Lo sa o non lo sa, il nostro, che non lo fanno viaggiare in bicicletta fino a Napoli e non lo fanno dormire sui seggiolini dell’Arechi dopo la partita. Oppure per lui il vero problema è allontanarsi per due giorni dalla città? Oppure ancora dover giocare davanti a 10.000 spettatori? Ma che razza di mentalità è questa? Smettiamola di pensare che il nostro calcio sia ancora quello delle ultime stagioni perché non è più così, a prescindere dai risultati che arriveranno. E se dobbiamo cambiare marcia noi, e lo faremo, a maggior ragione lo devono fare coloro i quali sono pagati per giocare con la maglia grigia e scrivere dell’Alessandria. E invece da Pen(n)a Scadente e i suoi valletti cosa abbiamo letto in questi due mesi senza partite? Centinaia di possibili arrivi di calciatori i cui nomi, nella migliore delle ipotesi, sono frutto della legittima fantasia dei tifosi. Ma non dovrebbe essere il contrario, e cioè i tifosi che apprendono le indiscrezioni di giornalisti? Così il tifoso mandrogno non legge più i giornali dove si parla dei Grigi perché c’è scritto tutto ed il contrario di tutto. Come si può pubblicare infatti che Sforzini – per fare un esempio fra i tanti – potesse essere un realistico obiettivo di mercato per l’Alessandria di oggi? Certo, se il consulente di mercato (nonché gola profonda) di Pen(n)a Scadente continua ad essere Bella Stella Menegatti (perché i due si messaggiano ancora tutti i giorni) non potrà mai saperne il motivo, in quanto il nostro ex DS, di Sforzini non conosce neanche il nome di battesimo! Ah, a proposito: cara Pen(n)a Scadente, già che senti quotidianamente quel disastro vivente di ex direttore, gli puoi ricordare per favore che si è dimenticato qua Ferrini e compagnia cantante e, visto che ad Alessandria, quando ci ha appoggiato certi bidoni, li ha accortamente dotati di contratti biennali, cosa sarà mai per lui trovare loro una onorevole sistemazione in qualche altra squadra? E se poi Ferrini dovesse andarsene di qua senza salutare ce ne faremo una ragione, visto che non ci ha salutato neppure chi lo aveva portato qui. Una cosa è certa: con gente del livello professionale di Menegatti non si migliora, né si compiono salti di qualità. E con certi cronisti dove si va? Da nessuna parte perché il giornalista (sedicente) tifoso è utile solo quando scrive per certi tifosi ma non per tutti. Se vogliamo crescere invece la stampa sportiva deve essere, per quanto possibile, imparziale e competente. Per cui Pena Cadente o Scadente che sia, che a tratti è sembrata persino la colf di Gianni e Pinotto (Mene e Scusatis), ci dovrebbe spiegare come mai, da quando ha cominciato a scrivere dei Grigi, la nostra piazza calcistica è sprofondata all’inferno e mica ci si potrà appellare sempre al destino cinico e baro.
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