Alessandria (Henry Jekill) – Melius abundare quam deficere, amavano ripetere i latini, frase storica che Totò e Peppino hanno ripreso a modo loro nella famosa gag della lettera nella quale Totò, per dare più forza al periodo, dettava: “Punto, punto e virgola, punto e un punto e virgola”; e Peppino, che scriveva: “Troppa roba”; ribatteva Totò: “E lascia fare. Che dica che noi siamo provinciali, che siamo tirati?”. Ora, si viene a sapere che a sostegno dei lavoratori della provincia in cassa integrazione straordinaria e in deroga, e per sopperire ai tempi lunghi del pagamento da parte dell’Inps, a Palazzo Ghilini è stato firmato un accordo fra Provincia e Intesa Sanpaolo che prevede la concessione di anticipi dell’indennità fino ad un massimo di 6500 euro per un periodo di 7 mesi, ottenibili dopo l’apertura di un conto corrente (e te pareva!) a condizioni agevolate (mai fidarsi delle banche!) e senza spese di gestione. Sarebbero circa mille i lavoratori interessati all’accordo firmato da Paolo Filippi presidente della Provincia e Cristina Balbo direttrice dell’Area Valle d’Aosta e Piemonte Nord Est dell’istituto di credito. Tuttavia l’Inps di questo accordo non sa niente e in un comunicato giunto oggi in redazione si legge: “La Direzione provinciale Inps di Alessandria precisa di non avere preso parte alla discussione e alla sottoscrizione dell’accordo di anticipazione della cassa integrazione guadagni recentemente siglato fra la Provincia di Alessandria e la Banca Intesa Sanpaolo. Per questo motivo, gli sportelli dell’Inps non potranno fornire agli utenti informazioni, né intervenire direttamente su aspetti regolamentati dal predetto accordo”. Insomma, Filippi e Intesa San Paolo hanno firmato un accordo che prevede un prestito ai lavoratori (e gli interessi chi li paga?) come anticipo della cassa integrazione che sarà conferita (forse, chissà, può darsi, si spera, non si sa quando…) dall’Inps che, a sua volta, non sa niente e mette le mani avanti. Va a finire che Inps, invece che alla banca, non riconoscendo quel patto, i soldi li darà direttamente ai legittimi destinatari, i lavoratori, che però i soldi li hanno già presi dalla banca. Quindi avranno doppio conferimento, solo che in parte lo stesso è a tutti gli effetti un prestito su cui pagare gli interessi e che comunque dovrà essere restituito. Per questo motivo i lavoratori potrebbero avere, forse, 13.000 euro invece di 6.500: melius abundare quam deficere, oppure, se preferite: “Punto, punto e virgola”. E se invece l’Inps, mettendo le mani avanti, avesse lanciato un messaggio indiretto facendo intendere che… bambole non c’è una lira!? Stando a quello che ha detto a marzo il ministro Giuliano Poletti, a pensar male, potrebbe anche essere che le casse dell’ente di previdenza siano vuote. E allora i dipendenti si troverebbero, senza i soldi dell’Inps, a dover pagare interessi e rendere il capitale che la banca ha prestato loro. Forse non sarà così, ma forse sarebbe stato meglio, prima di sottoscrivere l’accordo, interpellare chi i soldi, alla fine della fiera, li dovrebbe tirare fuori. Cioè l’Inps. Punto, punto e virgola.
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