Milano – Dopo il disastro finanziario di Sorgenia, la società dell’energia del gruppo Cir di De Benedetti, la proprietà corre ai ripari. “Dobbiamo riconoscere che l’investimento di Cir in Sorgenia è stato un insuccesso – ha detto il presidente della holding Cir, Rodolfo De Benedetti – ma non ci scoraggiamo e siamo determinati a ripartire”, a fare cosa non si capisce bene in quanto il gruppo guidato dell’Ingegnere di Torino, ora cittadino svizzero nonché tessera n. 1 del Pd, non ha nessuna esperienza nel campo dell’energia moderna intesa come energia nucleare, mentre le rinnovabili stanno per essere rottamate (solare escluso, forse, chissà, può darsi, vedremo) essendo troppo costose e del tutto inefficaci. Sorgenia, con 1,9 miliardi di euro di debiti, finirà in mano alle banche creditrici. Per i potenti le banche i soldi li hanno sempre. Se a fallire era un artigiano brianzolo le banche non si sarebbero limitate a ritirargli l’azienda ma avrebbero preteso i soldi e lo avrebbero spolpato. “Abbiamo ritenuto che una presenza importante nel settore dell’energia potesse rappresentare un’opportunità di creazione di valore per Cir e per tutti gli azionisti ma così purtroppo non è stato – ha spiegato De Benedetti -tutte le principali controllate del gruppo hanno chiuso il 2013 in utile”. E allora perché le banche non hanno ritirato quelle per ripianare i debiti di Cir? Il riferimento è al gruppo editoriale l’Espresso, la società industriale Sogefi e le cliniche Kos. La crisi che ha colpito Sorgenia ha pesato sui conti del primo trimestre di Cir (-13,8%). Il trimestre si è chiuso con una perdita netta di 2,6 milioni rispetto a un utile di 6,4 milioni nel 2013.
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