Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, richiesto dalla Corte d’Assise di Palermo per una testimonianza riguardante una nota vicenda giudiziaria, ha dichiarato, con una lettera inviata dal Quirinale ai giudici che l’avevano convocato (citiamo alla lettera): “Si è ritenuto doveroso offrire all’organo giudicante elementi idonei a valutare più approfonditamente l’utilità della testimonianza del Capo dello Stato”. In altre parole i giudici sono stati invitati a ripensare l’opportunità di interrogarlo. E la cosa si è chiusa lì. Poichè il comportamento del Presidente della Repubblica deve essere un esempio per tutti noi, se qualche nostro lettore venisse convocato in tribunale, potrebbe evitare la seccatura dando ai giudici lo stesso identico consiglio contenuto nella lettera del Quirinale. Si sa, le leggi sono uguali per tutti. Quel che non si riesce a capire è perchè i giudici, sia quelli di oggi come quelli di ieri, continuino ad occuparsi dei fatti degli altri, disdicevole curiosità da portinaia, certamente indegna di un gentiluomo. E c’è di più. È ugualmente incomprensibile il bizzarro comportamento dei giudici che si ostinano ad obbedire alle leggi, che altro non sono che una cosa evanescente scritta su un pezzo di carta e qualche libro, anziché seguire i saggi consigli dei politici e dei potenti , persone concrete che sempre agiscono per il bene del Paese. Il non seguire quest’ultimo consiglio ha sempre portato lacrime e sangue. Persino l’imperatore Federico il Grande, del quale i soldati dicevano di avere più paura che del nemico, citato in giudizio da un plebeo mugnaio perse la causa e fu costretto a pagare essendosi i giudici ostinati ad applicare le leggi in modo maniacale. E gli andò bene perché al re di Francia andò molto peggio. Luigi XVI fu condannato a morte per un solo voto. Quindi Berlusconi non deve lamentarsi avendo a riguardo dei nobilissimi precedenti. A dare la maggioranza a chi voleva la testa del re fu, paradossalmente, un giudice, fervente monarchico che, per l’incomprensibile gusto di applicare la legge, andò contro le sue stesse convinzioni personali (Il re era accusato di connivenza con il nemico). Altro vezzo dei giudici è prendersela anche per le piccole cose. Guardiamo il caso di Gilles de Rais, nobilissimo Maresciallo di Francia e gran generale, quello che al comando delle armate reali vinse innumerevoli battaglie, compresa quella di Orleans, quella stessa che leggendarie e tardive storiografie posteriori riesumate all’epoca dell’occupazione nazista della Francia, attribuirono a Giovanna d’Arco. Gilles de Rais aveva il vezzo di sgozzare bambini mentre li sodomizzava. E lo fece ben 140 volte. Per coltivare questa sua attività di tempo libero aveva tutta una corte costosissima (i bambini li voleva anche belli). Il tutto preoccupò non poco i suoi parenti che ritenevano inaccettabile un siffatto sperpero di denaro. Evidentemente avevano una visione del mondo molto più gretta e limitata di quella del signor Berlusconi che spese miliardi di lire per mantenere e comprare gioielli, automobili e dare alloggio ad un vero e proprio harem di giovani fanciulle. E nessuno trovò mai nulla da ridire. O di quella del petroliere Moratti che buttò oltre 2 miliardi e 500 milioni di lire nella squadra dell’Inter tra gli applausi dei sostenitori della stessa, molti dei quali a fatica arrivavano a mangiare tutti i giorni. I giudici reali francesi, accolta la denuncia contro Gilles de Rais non sapevano però come intervenire. Si era in regime assoluto tardo feudale ed al nobile Signore di un feudo non si poteva certo impedire un piccolo sfizio personale come quello di tagliare la gola ad un suddito, per di più bambino, di cui c’era grande abbondanza. Della violenza sessuale era inutile parlare. Era cosa del tutto normale avvenisse a totale gradimento del feudatario (Basti pensare che il grande Carlo V quando aveva certi pruriti non faceva altro che andare nel convento più vicino e servirsi delle novizie). Ma Gilles de Rais fece un errore gravissimo: mangiò il fegato di uno dei bambini durante un rito satanico e per di più lo fece di venerdì, giorno di magro. Questo fu considerato il massimo degli orrori. E così fu condannato a morte per riti stregoneschi ed occultismo, nonchè peccaminosa violazione dell’agire del credente. Questa è la dimostrazione che, nonostante il divenire dei secoli, l’agire dei giudici non è per nulla cambiato. E continuano a rovinare gli imputati per delle piccole cose.
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