Novi Ligure – Paolo Bottiroli ci racconta in punta di penna la straordinaria vita di Costante Girardengo leggendario campione del ciclismo del primo novecento. Era un novese purosangue, un uomo della nostra terra il “Campionissimo” del ciclismo eroico che, a un secolo dalle sue prime imprese, è ancora considerato uno dei più grandi corridori di sempre. Adolescente magrolino e di statura ridotta, si laureò campione d’Italia per la prima volta nel 1913, e fu capace di lasciarsi alle spalle la miseria con mitologiche fughe in solitaria da 200 chilometri, e altrettanto clamorose vittorie in volata. Tuttavia il “Gira” non fu un semplice asso del pedale, capace di vincere due volte la Corsa rosa e ben sei la Milano-Sanremo (per tacere dell’infilata di titoli italiani, Gran premi internazionali e competizioni su pista), quanto il beniamino e il modello di un’intera generazione, quella cresciuta dopo la Grande Guerra: furono innumerevoli i ragazzi che spinse in sella con le sue imprese, fra i quali il giovane conterraneo e tifoso Fausto Coppi, destinato a ereditarne la gloria e il superlativo soprannome. Oggi il nome di Girardengo è uno dei pochi sopravvissuti all’oblìo fra quelli dei campioni d’inizio Novecento, e la sua esistenza resta circondata da un’aura di leggenda, nella quale hanno spazio tanto il dualismo con Binda quanto le sfide, lanciate a mezzo stampa, ai rivali francesi; senza dimenticare, naturalmente, il chiacchierato rapporto col bandito anarchico Sante Pollastro, cantato da Francesco De Gregori e ripreso di recente da una fiction televisiva. Questo libro ha il merito di raccontare ai più giovani la sua vita, scandita dai ritmi massacranti del ciclismo di cento anni or sono, fatto di tappe lunghe oltre 300 chilometri lungo le strade bianche di un’Italia rurale, con partenza a notte fonda e arrivo la sera successiva, quando volontà e sacrificio erano gli unici compagni in grado di accompagnare un ciclista al trionfo, e di trasformarlo in Mito.
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