IL PRESIDENTE USA ASSASSINATO 50 ANNI FA ERA UN FILONAZISTA, UN GUERRAFONDAIO E UN POLITICO PASTICCIONE… E GLI ALTRI KENNEDY NON SONO STATI MEGLIO: IL POTERE DELLA TELECRAZIA
di Luca Scialò
Era una sera del 20 settembre 1960 quando si sfidavano, davanti a 40 milioni di telespettatori per un’ora in prima serata, nel bianco e nero trasmesso dalla Wbbm-Tv di Chicago, il repubblicano Richard Nixon e il democratico John F. Kennedy. Sebbene tra i due passassero solo 4 anni di differenza (47 anni il primo, 43 il secondo), il primo apparve impacciato, brontolone, stanco, mentre il secondo giovanile, convincente, telegenico; quasi come fossero uno zio e il suo nipote, il vecchio che lascia spazio al nuovo che avanza. Non è un caso infatti che nei sondaggi Nixon ebbe maggiori consensi tra coloro che avevano seguito il dibattito per radio, mentre Kennedy tra coloro che avevano seguito lo scontro in Tv. Nasceva la Telecrazia, ovvero il potere della Tv di persuadere le persone al punto da plasmare la loro opinione politica. Richard Nixon così, benché dato in grande vantaggio su Kennedy, dovette cedergli il posto come Presidente, passando alla storia rispetto al secondo come un Presidente burbero, sanguinario, con molti scheletri nell’armadio. Certo, su di lui gravarono accuse quali l’eccidio del popolo cambogiano o l’inasprimento dei rapporti con i sovietici per quanto concerne la politica estera, e lo scandalo Watergate per quanto riguarda la politica interna (che lo costrinse pure alle dimissioni). Ma John Kennedy, come suo fratello Ted, dietro quel viso d’angelo e quello stile che tanta ammirazione e invidia ha suscitato negli americani quasi come fossero una dinastia monarchica, ha nascosto non poche nefandezze. L’invasione alla Baia dei Porci – una stretta insenatura nella parte centrale dell’isola di Cuba – avvenuta il 17 aprile 1961 da parte di 1.511 esuli cubani emigrati negli Stati Uniti, finanziati e appoggiati dalla CIA, che si chiamava “Brigata 2506”, oppositori del governo cubano di Castro. Il tentativo di ingerenza americana nella vita politica cubana, provocò “la crisi dei missili di Cuba”, quando questa ultima, vistasi minacciata, chiese e ottenne da Mosca l’installazione di batterie di missili nucleari sul proprio territorio. La crisi iniziò il 15 ottobre 1962 e durò tredici giorni. Guerra in Vietnam, combattuta tra il 1962 e il 1975 sul territorio del Vietnam del Sud e delle aree confinanti di Cambogia e Laos (vedi anche, Guerra segreta), e in missioni di bombardamento (Operazione Rolling Thunder) sul Vietnam del Nord. Kennedy volle fortemente questa guerra poiché era convinto che il Vietnam del Sud potesse essere una nazione stabile e democratica, e screditò ampiamente il Nord filo-comunista. In realtà i governanti del Vietnam del Sud si comportavano in modo diverso ed imbarazzante rispetto alle direttive americane, compiendo anche spietatezze verso i civili e i monaci buddisti. Ma anche i successori di Kennedy vollero continuare la guerra che fu risolta anni dopo proprio da Nixon il burbero. Morte di Marilyn Monroe (nome d’arte di Norma Jeane Baker), trovata senza vita nella camera da letto della sua casa di Brentwood, in California, all’età di trentasei anni a causa di un’overdose di barbiturici, il 6 agosto 1962. Tali voci così pesanti derivano dal fatto che si sospetta che tra i due vi fosse qualcosa di più di una semplice amicizia, interrottasi proprio poco prima della sua tragica morte. Forse la Monroe era diventata troppo scomoda per il Presidente, o forse a farla fuori fu qualcun altro (in fondo ella aveva anche molti nemici data la fama invidiabile). Il caso è stato archiviato come omicidio, ma la scomparsa delle fotografie dell’inchiesta e dei tabulati telefonici, nonché il ritardo dei soccorsi, lasciano pensare ad altro. Hitler, la leggenda: sorprendenti e mai diffuse affermazioni sono contenute nei diari e nelle lettere del defunto presidente degli Stati Uniti, pubblicate in Germania in un libro dal titolo “John F. Kennedy. In mezzo ai tedeschi. Diari e lettere 1937-1945”. Il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz) ha pubblicato un’ampia anticipazione della casa editrice Aufbau Verlag. Lo storico tedesco Oliver Lubrich, che ne è il curatore, definisce in un’intervista “sconcertante” l’affermazione di quello che sarebbe diventato il mito dell’America liberal e di molti movimenti di sinistra europei postcomunisti, secondo cui il Fuehrer “era fatto della stoffa con cui si fanno le leggende”. Il 3 agosto 1937, mentre girava l’Italia da turista, Jfk annotava nel suo diario a Milano di essere “giunto alla conclusione che il fascismo é la cosa giusta per la Germania e per l’Italia, il comunismo per la Russia e la democrazia per l’America e l’Inghilterra. Che sono i mali del fascismo al confronto del comunismo?”. Qualche settimana più tardi, dopo aver risalito entusiasta per il paesaggio la valle del Reno, Kennedy annotava il 21 agosto a Colonia un passaggio in cui descriveva la superiorità della razza di stampo germanico rispetto ai popoli di origine latina. “Abbiamo risalito il Reno. Bellissimo, anche per i molti castelli lungo il percorso. Le città sono tutte deliziose, ciò che mostra come le razze nordiche sembrano essere certamente superiori a quelle romaniche. I tedeschi sono davvero troppo in gamba, per questo ci si mette tutti insieme contro di loro, per proteggersi“. L’annotazione forse più pesante sembra essere quella del primo agosto 1945, meno di tre mesi dopo il crollo del Terzo Reich, quando Kennedy aveva visitato il cosiddetto “Adlerhorst”, cioè il nido dell’aquila, la residenza alpina di Hitler sulle montagne di Berchtesgaden. Dopo aver fumato una sera dopo cena “i sigari ritrovati nell’auto blindata di Goering”, l’ormai ventottenne Kennedy si lasciava andare a questa affermazione: “Chi ha visto questi luoghi può senz’altro immaginare come Hitler, dall’odio che adesso lo circonda, tra alcuni anni emergerà come una delle personalità più importanti che siano mai vissute. La sua ambizione sconfinata per il suo Paese ne ha fatto una minaccia per la pace nel mondo, ma lui aveva qualcosa di misterioso nel suo modo di vivere e nella sua maniera di morire, che gli sopravvivrà e continuerà a crescere. Era fatto della stoffa con cui si fanno le leggende“. Anche lo stesso fratello, Ted Kennedy (morto il 25 agosto 2009), ha avuto nella sua lunga vita qualche neo, che gli costò di fatto la promozione a Presidente degli USA: il 18 luglio 1969, dopo una festa sull’isola di Chappaquiduick (Martha’s Vineyard) a bordo della sua Oldsmobile Delta 88, Ted uscì di strada all’altezza di Dike Bridge; la macchina cadde in mare e colò a picco. Ted non era solo, ma con una giovane donna, Mary Jo Kopechne, che annegò. Ted, dopo aver tentato di salvarla, tornò al luogo della festa chiedendo aiuto ai parenti della vittima e al suo avvocato prima di avvertire la polizia. Fu un gruppo di pescatori che ritrovò la vettura solo il mattino dopo ripescando anche il corpo della giovane. Solo quando la vettura fu identificata come appartenente a Ted, egli fu interrogato dalla polizia. Kennedy fu accusato di omissione di soccorso e condannato a due mesi di carcere, poi sospesi (la legge, per questo reato, prevedeva solo il carcere obbligatorio e non il potere discrezionale di una sospensione della pena). Addirittura fu anche riaperta l’inchiesta per il ritrovamento di macchie di sangue sulla gonna, sulla bocca e nel naso della ragazza; ma non vi furono nuovi sviluppi. La carriera di Ted si era però pesantemente macchiata, anche se non al punto da fargli perdere il seggio al Senato; tuttavia, non riuscì mai a diventare Presidente (alle elezioni del 1980 perse contro il presidente Jimmy Carter). Insomma, i Kennedy tanto angelici non erano, anzi. La Tv aveva convinto gli americani che loro erano il Bene, quelli affidabili; da allora in politica un bel sorriso e un po’ di eleganza possono rendere angelico e accattivante chi in realtà ha commesso non meno errori rispetto ad altri. E così i politici si sfidano in Tv, parlando poco di programmi e badando soprattutto a ben apparire. Tanto spazio viene dato anche alla loro vita privata; meglio se appaiono sportivi e giovanili per accattivare un target giovanile, buoni padri di famiglia se si tratta di casalinghe, bravi ragazzi “figli che tutti vorrebbero” se si tratta di anziani. In base alla fetta di elettorato, così il politico adegua la propria immagine. Questo fenomeno, definito “americanizzazione” della politica, è giunto in Italia a partire dagli anni ’80; ma la vera Telecrazia è giunta negli anni ’90, quando qualcuno ha utilizzato le proprie Tv per persuadere gli italiani. E i suoi avversari politici hanno cercato buffamente di adeguarsi.
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