II 4 novembre 1918 aveva termine il 1° conflitto mondiale – la Grande Guerra. La data, che celebra la fine vittoriosa del conflitto da parte dell’Italia, commemora la firma dell’armistizio siglato a Villa Giusti (Padova) con l’Impero austro-ungarico ed è divenuta la giornata dedicata alle Forze Armate. In questa giornata si intende ricordare, in special modo, tutti coloro che, anche giovanissimi, hanno sacrificato il bene supremo della vita per un ideale di Patria e di attaccamento al dovere: valori immutati nel tempo, per i militari di allora e quelli di oggi. Per noi italiani, ancora divisi e non completamente identificati coi valori del Risorgimento a causa di una propaganda comunista degli anni settanta e ottanta tendente a mistificare le ragioni della nostra partecipazione alla prima guerra mondiale, dimenticando il fatto che uomini di sinistra come Gramsci e Togliatti erano convinti interventisti, il 4 novembre è l’unica festa nazionale che, istituita nel 1919, ha attraversato le età dell’Italia liberale, fascista e repubblicana. Fino al 1977 è stata un giorno festivo a tutti gli effetti. Da quell’anno in poi, a causa di una bieca riforma del calendario delle festività nazionali introdotta per miserabili ed inutili ragioni economiche con lo scopo di aumentare il numero di giorni lavorativi, è stata resa “festa mobile” che cade nella prima domenica di novembre. Nel corso degli anni ’80 e ’90 la sua importanza nel novero delle festività nazionali è andata declinando, ma recentemente (in corrispondenza con la Presidenza della Repubblica di Carlo Azeglio Ciampi) è tornata a celebrazioni ampie e diffuse. Al di là di certa propaganda comunista ormai completamente rientrata (forse perché l’Urss, che finanziava la contestazione in occidente, si è sfasciata, per fortuna nostra) la giornata delle Forze Armate ha goduto sempre del favore popolare e i rapporti prefettizi fin dagli anni ’50 e ’60 riferiscono spesso di celebrazioni molto partecipate in tutti i centri d’Italia. A sancire indelebilmente la ricorrenza è il famosissimo Bollettino della Vittoria con cui il generale Diaz, comandante supremo dell’Esercito Italiano, annunciò la disfatta nemica e la vittoria dell’Italia nella prima guerra mondiale. Il suo autore materiale fu in realtà il generale Domenico Siciliani, capo dell’Ufficio stampa del comando supremo. Il testo, fuso nel bronzo delle artiglierie catturate al nemico, è esposto in tutte le caserme e i municipi d’Italia.
Eccolo: “ Comando Supremo, 4 novembre 1918, ore 12. La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta. La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una czeco slovacca ed un reggimento americano, contro settantatré divisioni austroungariche, è finita. La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d’Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l’irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente. Nella pianura, S.A.R. il Duca d’Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute. L’Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell’accanita resistenza dei primi giorni e nell’inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza. Il capo di stato maggiore dell’esercito, il generale Diaz”.
E noi aggiungiamo: viva l’Italia unita, vittoriosa, liberale ed anticomunista!
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