Bari – Anche lui è finito sotto processo. Nichi Vendola, il governatore della Puglia che si scandalizza tanto per il malcostume politico imperante in Italia, deve rispondere al giudice per aver favorito la famiglia Riva padrona dell’Ilva, colpevole di disastro ambientale, in quanto avrebbe consentito che gli impianti continuassero a inquinare. Ma va? Essì, è proprio così cari compagni di Sel. Naturalmente, come per la condanna di De Benedetti che ha evaso 38 volte tanto quel che avrebbe evaso Berlusconi, la notizia è sotto traccia, ma noi che siamo amanti della verità e dell’equità la pubblichiamo molto volentieri. Così imparano. Vendola è finito nel registro degli indagati insieme ad altre 52 persone tra le quali il Presidente della Provincia di Bari Giovanni Florido, al sindaco Ippazio Stefano. E poi assessori regionali, provinciali, dirigenti della Regione. Le sorprese continuano, quindi, dopo quel 26 luglio del 2012 quando i Riva finirono ai domiciliari o ricercati, e gli altri dirigenti del gruppo in carcere. Nella notifica della chiusura delle indagini sull’Ilva di Taranto, per una vicenda che ha avuto ripercussioni sociali, politiche, economiche di dimensioni nazionali ci sono anche avvocati-consiglie di Emilio Riva, consulenti della procura che avrebbero intascato mazzette. L’indagine ha rischiato di far fallire uno dei settori strategici dell’economia italiana, la siderurgia, se non fossero intervenuti il Parlamento, il Governo, il movimento sindacale e persino la Corte Costituzionale, per uno sforzo collettivo ha prodotto una nuova legislazione necessaria a sostenere economia e ambiente, a far rispettare le leggi, ad analizzarle e interpretarle. Finora si è salvato dalla scure della Procura di Taranto e del gip Patrizia Todisco solo il commissario straordinario, Enrico Bondi. Eh già, l’Ilva è stata nei fatti commissariata, sono stati trovati (in parte) i soldi per finanziare la bonifica degli impianti.
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