DAVID ROSSI SECONDO LA MOGLIE SAREBBE STATO SUICIDATO. SI PARLA SEMPRE DEI DERIVATI ALEXANDRIA E NOI ANDIAMO AVANTI NELL’INCHIESTA SUL FINANZIERE ALESSANDRINO GIANLUCA GARBI. L’ENTRATA NELLA TRISTE RIBALTA DI GIULIANO AMATO APPENA NOMINATO GIUDICE DELLA CORTE COSTITUZIONALE
di Enrico Borgo
Alessandria – Continua a tenere banco la vicenda di MPS, anche se la stampa e certa sinistra le hanno messo la sordina per ovvi motivi che tutti ormai hanno capito alla perfezione. Col processo Mps -Antonveneta emergono infatti nuovi elementi sulla morte di David Rossi, l’addetto stampa di MPS che, secondo la famiglia, non si è suicidato ma sarebbe “stato suicidato” e buttato da qualcuno giù dalla finestra del suo ufficio la sera del 6 marzo 2013.
I magistrati, il 2 agosto, avevano chiesto al gip l’archiviazione ma la moglie non ci sta: “I magistrati indaghino su tutti gli aspetti” e mercoledì scorso, tramite il suo legale Luca Goracci, si è opposta all’archiviazione perché dalle indagini si capirebbe chiaramente che quello di suo marito non è stato un suicidio.
L’avvocato Goracci ha depositato anche una perizia firmata da un ingegnere e una di un medico legale che, tra l’altro, a proposito dei segni trovati nel corso dell’autopsia sui polsi di Rossi, affermano che, per loro natura, non sono definibili atti di autolesionismo. Inoltre Antonella Tognazzi, la moglie di Rossi, ha consegnato alcune mail ai magistrati che proverebbero il fatto che suo marito non si è suicidato.
Un bel pasticcio non c’è che dire, che certa sinistra ormai non riesce più a tenere sotto controllo, e in questo pasticcio entra di nuovo a pieno titolo Gianluca Baldassarri, tessera Pd, ex numero uno dei servizi finanziari di Mps, grande amico dell’omonimo alessandrino Gianluca Garbi, 47 anni, un finanziere di alto profilo, appartenente alla schiera dei Ciampi Boys (quel gruppo di giovani dirigenti bancari che hanno lavorato con Carlo Azeglio Ciampi quando era Governatore della Banca d’Italia), membro del Cda dell’Alessandria Calcio ai tempi della presidenza di Gianni Bianchi. Quindi sono di nuovo in ballo i titoli spazzatura confezionati ad Alessandria per Mps. Non è infatti finita la vicenda che sembrava in dirittura d’arrivo dopo l’arresto dello stesso Baldassarri fermato dalle Fiamme Gialle il 14 febbraio scorso mentre era nascosto in un appartamento del centro di Alessandria in procinto di partire per Malpensa ed imbarcarsi per Londra.
Due mesi fa Consob ha inoltrato un esposto in Procura a Siena in merito alla ristrutturazione del prodotto Alexandria eseguita con Nomura nel 2007 per cancellare i forti debiti dell’istituto di credito senese vicino al Pd. Consob vuole capire quale sia stata la reale natura dell’operazione rimasta avvolta nel mistero per troppo tempo.
Insomma è un giallo finanziario: si dimettono presidenti (Mancini) sbattendo la porta, muoiono funzionari di Mps volando giù dalla finestra (David Rossi), spariscono contratti. Ma la cosa che più conta è che altri responsabili dell’operazione Nomura non sono stati mai interpellati.
Come, per esempio, il già citato broker alessandrino Gianluca Garbi che, proprio negli anni della vendita dei titoli spazzatura a Mps, si occupava dei derivati per Dresdner Bank, la seconda banca tedesca, cioè l’istituto di credito che ha rifilato, insieme ai giapponesi di Nomura, i titoli tossici a Mps.
Garbi in quel periodo era A.D. di Dresdner Bank Kleinwort settore industria e Presidente per lo stesso istituto di credito in Italia. Il pacchetto dei derivati ceduti da Dresdner Bank a Mps, oltre che Santorini, si chiama, appunto, Alexandria (la versione latina del nome della nostra città – che fantasia Garbi!) finito nel mirino di Consiob. Sarà una coincidenza, come sarà certamente una coincidenza che Gianluca Garbi sia di Alessandria.
Garbi è uscito da Dresdner Bank tre anni fa per diventare l’amministratore delegato di Banca Sistema partecipata della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, di cui Daniele Pittatore, figlio dello scomparso Gianfranco Pittatore, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria prima di Pier Angelo Taverna, è uno dei due membri effettivi del collegio sindacale.
Sarà un’altra coincidenza, come quella che Gianluca Baldassarri, prima di essere arrestato, si fosse “nascosto” nella nostra città proprio perché qui da noi avrebbe molti amici su cui contare, ovviamente tutti, o quasi, con la tessera del Pd in tasca. Tra questi l’omonimo Gianluca Garbi che è vicino alla sinistra (anche se ci ha fatto sapere dal suo avvocato di non essere iscritto al Pd) in quanto, tra il 1997 ed il 1998, è stato membro del consiglio dei consulenti economici del Ministero del Tesoro per il Governo Prodi (centro sinistra). Per questo motivo certamente non è di destra. Della vicenda ha parlato anche Antonio Rizzo, il superteste ex dirigente di Dresdner Bank: nel 2008 (l’anno successivo alla collocazione dei titoli spazzatura), Rizzo si accorge che il rientro da Mps di un derivato basato alle Cayman, da ristrutturare, di 120 milioni di euro, prevede una “consulenza” da 600.000 euro per la Lutifin. Sospetta una cresta, ma sbatte contro un muro di gomma. L’ex di Banca Dresdner però riesce ad incastrare con un video la “Banda del 5%”. Tira fuori la registrazione di un dialogo avvenuto nel dicembre 2007 a pranzo con Michele Cortese, dirigente di Dresdner Bank, che svela l’esistenza proprio della “Banda del 5%” – capeggiata dall’ex direttore finanziario Gianluca Baldassari – all’interno del Monte dei Paschi di Siena.
All’epoca Dresdner era controparte di MPS proprio sul derivato tossico Alexandria: “Con Baldassarri c’era uno che gli faceva il lavoro sporco – rivela Cortese -, si chiamava Cantarini. Dentro Mps li chiamavano la banda del 5%. Pigliano stecche da anni, è risaputo”. I destinatari via Lutifin, oltre a Baldassarri, sarebbero tutti funzionari italiani membri della “Banda del 5 %”. C’è anche qualche alessandrino? Agli atti sono depositate anche le comunicazioni tra superiori e colleghi della “gola profonda” di Dresdner, che attestano come la banca abbia fatto molto per liberarsi di quel collega divenuto scomodo. Una mail del 6 giugno 2008, Gianluca Garbi riassume la sua conversazione con l’avvocato Trifirò, un nume del diritto del lavoro: “Trifirò – scrive il finanziere vicino alla Fondazione Cral – ritiene inaccettabile che un datore di lavoro permetta a un dipendente di registrare conversazioni, secondo lui dovremmo immediatamente licenziarlo per giusta causa, e anzi l’avergli mandato una lettera così dura senza conseguenze potrebbe far pensare che abbiamo qualcosa da nascondere, o che la banca vuole comprare il suo silenzio”. Secondo Trifirò, Dresdner aveva Gianluca Garbi.
Ieri, tra gli imputati, Baldassarri è stato il solo a presentarsi in aula all’udienza per la costituzione tra le parti civili della banca (contro il solo Baldassarri) e di Bankitalia. Parte civile anche una serie di associazioni di risparmiatori e circa 200 piccoli azionisti: “Noi abbiamo un danno patrimoniale di circa 20 milioni di euro” ha detto l’avvocato Francesco Murgia che li rappresenta in aula. Prossima udienza il 3 ottobre, con presenza annunciata in aula di Mussari e Vigni.
Ma le novità non finiscono qui perché anche il nuovo giudice della Corte Costituzionale Giuliano Amato entra a pieno titolo nelle indagini sull’affaire Monte dei Paschi di Siena. In alcune telefonate pubblicate dal Corriere della Sera e dalla Stampa emerge un nuovo dialogo tra l’ex premier e il numero uno del Monte dei Paschi di Siena Giuseppe Mussari: “Io ti aiuto a diventare il presidente dei banchieri italiani. Tu finanzi il mio torneo di tennis”. Le conversazioni risalgono al 2010 e sono all’interno dell’inchiesta della Procura di Siena sull’acquisizione di Antonveneta e su altre operazioni finanziarie del gruppo.
Toccherà ora ai pm Antonio Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso approfondire i rapporti tra la banca e i partiti, in particolare il Pd che è terrorizzato dallo sviluppo delle indagini su Mps perché, se è vero che controlla – direttamente o indirettamente – larga parte della magistratura, è altrettanto vero che teme sempre qualche scheggia impazzita tra i magistrati, uno fuori controllo che mandi in vacca tutto. E poi alla vigilia del congresso e forse anche delle elezioni politiche, questa evenienza sarebbe un vero disastro per il partito. La sconfitta assicurata e l’ennesima vittoria di Berlusconi.
Dalle intercettazioni a disposizione degli investigatori emerge evidentissima la consuetudine di rapporti di Mussari con il gotha della sinistra, da Gianni Letta che gli chiede finanziamenti per il teatro Biondo di Palermo, a Piero Fassino, allo stesso Romano Prodi.
E dalle indagini emerge la solita cupola, immancabile componente di ogni teorema giudiziario nostrano, della serie “spaghetti e pistola”. Sì, c’è la cupola che tutto regolava e guidava: l’acquisto di Antonveneta a un prezzo esorbitante concordato via telefono tra Giuseppe Mussari e Don Emilio Botín, la distribuzione delle prebende, le tangenti (sospettate) ai politici. Adesso anche la Banca d’Italia è presa di mira dai magistrati e dai giornali tedeschi (dalla Faz alla Welt): chiedono chiarimenti e insinuano che la Vigilanza non abbia vigilato a dovere.
C’è aria da furbetti del quartierino. Anzi, peggio ancora. E sotto il cupolone spunta la cupoletta. Una banca nella banca, o meglio, un hedge fund che agiva in modo più o meno incontrollato. Sarebbe questa la seconda verità giudiziaria, stando alle ricostruzioni. Gianluca Baldassarri e i suoi amici collocati in posizioni chiave tra Londra, Lussemburgo e Lugano, avevano messo in piedi una triangolazione micidiale ben prima che gli venisse in mente di comprare Antonveneta. Resta da stabilire che ruolo ha avuto, perché un ruolo l’ha certamente avuto, Gianluca Garbi di Alessandria, ospite di Ballarò col pizzetto alla Italo Balbo, il quale, quando era responsabile italiano di Dresdner Bank (è lui quello del primo contratto Alexandria) ha cercato di cacciare Antonio Rizzo oggi collaboratore del Fatto quotidiano (in arte Superbonus) e (sorpresa) esperto di derivati per Giulio Tremonti (è passato per Di Pietro, ma dice di essere socialista tendenza Rino Formica).
E Garbi sta venendo fuori in questa maxi inchiesta sulla mala finanza per i derivati Santorini, il contratto rivelato da Bloomberg, che risalgono al 2002. Alexandria, derivato che sarebbe stato messo a punto proprio da lui, Gianluca Garbi che lo ha chiamato così in onore della sua città, acquistando cdo (obbligazioni con un debito come collaterale) scambiate poi con Btp. E, via via, seguendo Anthracite o tutte le altre diavolerie.
Si giocava con il differenziale dei tassi (un decimo di punto ha fatto guadagnare oltre due milioni a Baldassarri). Si speculava ben oltre lo speculabile. Tutti sapevano. E usavano questa cornucopia per abbellire i bilanci o per ungere le ruote. Ma ora la magistratura indaga, col silenziatore ed il freno a mano tirato perché gli imputati sono tutti di sinistra. Ma indaga.
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