Rispondo all’amico comunista che, al telefono, mi esorta a lasciar perdere la campagna intrapresa da questo sito, da me e dagli amici liberali e socialisti, contro il comunismo e i comunisti forcaioli. No caro amico mio, non lo farò, perché sono convinto che il comunismo sia vivo e vegeto, e pericoloso; è una religione, dogmatica, laica, e il partito (inteso come insieme di uomini che lavorano per la rivoluzione rossa) è una macchina da guerra, con tanto di “seminari” per i propri funzionari (si chiami esso PCI, PDS, DS o chissà cosa oggi nel PD) che sono addestrati a prendere il potere grazie agli alleati (da soli i comunisti non hanno mai avuto i numeri per prenderlo coi voti) che poi liquidano e rendono inerti. Come risposta all’amico comunista che, ne sono convinto, anteporrà sempre e comunque le sue convinzioni agli amici, pubblico un ricordo di Jan Masarik ministro socialista cecoslovacco “volato” misteriosamente dalla finestra del bagno nel 1948, e un’intervista a Montanelli sul comunismo. Clicca qui: http://www.youtube.com/watch?v=xNctJbkjaUM
Jan Masaryk figlio del primo presidente cecoslovacco. Diplomato al Liceo Accademico a Praga, ha lavorato e studiato in USA (1907-1913) e ha preso parte alla prima guerra mondiale come ufficiale dell’esercito austro-ungarico. A seguito della costituzione della Repubblica Cecoslovacca è entrato nel servizio diplomatico ed ha lavorato all’ambasciata in USA e poi a Londra, prima come consigliere d’ambasciata (1925-1938) e poi come ambasciatore. In segno di protesta contro il Patto di Monaco del 29-30 settembre 1938 – col quale Regno Unito, Francia e Italia, per evitare la guerra, consentivano alla Germania di Hitler l’annessione di un vasto territorio cecoslovacco abitato dai Sudeti, popolazione di etnia tedesca – si è dimesso nel 1938. Dopo la seconda guerra mondiale fu salutato fin dall’inizio come un rappresentante di spicco della resistenza, anche per i suoi efficaci interventi trasmessi dalla BBC. Nel governo in esilio a Londra ha ricoperto la carica di ministro degli Esteri fin dall’inizio, ha condotto diverse trattative importanti ed anche partecipato alla fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Egli è stato, tuttavia, più un dirigente del concetto di politica estera ideato dal presidente Benes, piuttosto che l’ideatore effettivo di una politica estera cecoslovacca. Dopo la fine della guerra rimase ministro degli Esteri e nello spirito di un orientamento della Cecoslovacchia ad una alleanza paritetica con l’URSS ha agito con trasparenza in politica estera. Nel febbraio 1948 non si dimise dal governo come gli altri ministri e rimase come ministro nel governo di Gottwald, rilasciando altresì alcune dichiarazioni filo-governative contribuendo in modo significativo alla crescita del Partito comunista cecoslovacco al potere. Di ritorno da Mosca nel luglio 1947, quando la delegazione cecoslovacca fu costretta a rifiutare la partecipazione al piano Marshall. Ebbe modo di dichiarare alla stampa internazionale: “Sono andato a Mosca come un ministro cecoslovacco e sono tornato come servitore di Stalin”. Probabilmente non riusciremo mai a sapere se si sia suicidato buttandosi dalla finestra del suo appartamento nel Palazzo Cernin, o se qualcuno l’abbia buttato. Vox populi propende per la seconda ipotesi ma le indagini ufficiali della polizia, ormai controllata dai comunisti, hanno archiviato il caso come suicidio. Certamente l’istituzione di un regime totalitario comunista era in conflitto con le convinzioni democratiche di Jan Masaryk.
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